Il Sole 24ore Domenicale del 2.11.03
Verona
Ansia e crisi, che bellezza!
Da Picasso a Bacon una mostra indaga tensioni e emozioni forti
di Ada Masoero
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Che cosa hanno in comune James Ensor e Tony Oursler? In apparenza pochissimo se non nulla; in realtà molto. Lo prova una sala della mostra ordinata da Giorgio Cortenova nel suo museo veronese, che in un percorso di quasi 200 opere attraversa l'arte del secolo scorso muovendosi lungo un sentiero trasversale, umbratile e quanto mai coinvolgente: quello tracciato dalla nuova dimensione di estraneità e di spaesamento in cui, sin dall'estremo '800, si trova a vivere l'uomo contemporaneo. Il modello cartesiano di rappresentazione del mondo, di rassicurante limpidezza, crolla infatti sotto i colpi sferrati dal "principio di vita". Dopo Kirkegaard e Nietzsche frana ogni certezza. E, come scrive Cortenova, da allora in poi "l'incubo sotteso al quotidiano" impregna di sé molta parte dell'arte del '900.
La mostra, bella e fortemente ansiogena (ma di un'ansia "positiva", che mette in allarme sensi e mente, e che dunque ci induce a riflettere), è stata divisa dal curatore in sette sezioni dai titoli evocativi, che tuttavia potrebbero anche scindersi e ricomporsi in altro modo, a seconda di chi guidi il gioco. La cifra di tutte le opere esposte è infatti la stessa, ed è nella stragrande maggioranza dei casi di una forza comunicativa che parla da sé. Ma l'intensità del percorso deriva in larga misura anche dagli accostamenti fra opera e opera: la saletta, in cui i teschi e le maschere gessose di Ensor sono posti a confronto con il volto enfiato e sinistramente chiuso in un baule-sarcofago di Tony Oursler, ci rivela molto di più di quanto le opere, separatamente, avrebbero potuto dirci. E così è anche nella sala della sezione dedicata alla "Ferita della materia" (una materia che non è più al servizio dell'artista, pronta a essere plasmata, ma è ormai "autosufficiente", sebbene vulnerata e violentata): qui i rossi e i neri delle plastiche combuste di Burri dialogano, davvero nella stessa lingua, con la materia "lavica" di una scultura di Leoncillo, sorvegliati da due Giudici luciferini di Rouault. E in una saletta lì accanto, Orlan, in un video assai crudo, rinnega la sua stessa identità di persona nella cronaca filmata dell'ennesimo intervento di chirurgia plastica sul suo volto.
Naturalmente i maestri che nel corso dell'ultimo '800 e dell'intero '900 hanno percorso le vie dell'ansia, della frantumazione dell'Io, del quotidiano naufragio esistenziale dell'uomo moderno, ci sono tutti o quasi: c'è Munch, sempre accompagnato dalla Morte; c'è Redon, con i suoi incubi oscuri; c'è Schiele con i suoi corpi lividi in cui Eros si intreccia inscindibilmente a Thanatos; c'è il "necrofilo" Kubin e ci sono Lucien Freud, Louise Bourgeois, con una "bambola" di pezza mutilata, il Picasso di Guernica e Bacon che - come anche Arnulf Rainer - qui rende omaggio a van Gogh, padre di tutti loro. Ci sono Michaux e Wols - con i loro segni frantumati che
La creazione ansiosa. Da Picasso a Bacon, Verona, Palazzo Forti, fino all'11 gennaio 2004. Catalogo Palazzo Forti-Marsilio.