mercoledì 26 novembre 2003

Semerano

La Repubblica ed. di Firenze, 26.11.03
Oggi lo studioso a "Leggere per non dimenticare". La consegna del Fiorino d'oro
"Noi figli del Mediterraneo dobbiamo molto a Semerano"

Cacciari e le scoperte del grande etruscologo
Una conferma del legame fra greci e Oriente
"La conferma dell´intreccio fra Europa, Medio Oriente Mesopotamia"
"Un'opera quella del linguista di grande liberazione politica civile e culturale"

di BEATRICE MANETTI


Inseguendo le parole, Giovanni Semerano ha trovato un mondo intero. Da decenni il filologo fiorentino, autore del monumentale "Le origini della cultura europea", sostiene contro l'accademia che le lingue e la civiltà dell´Europa mediterranea non nascono dalla matrice indoeuropea. O meglio, che quella matrice non è l´unica. Navigando nel tempo sulla barca dell'etimologia, Semerano è arrivato all'arcipelago delle grandi civiltà mesopotamiche e mediorientali. Anche l'etrusco proviene da lì, come testimonia il suo nuovo libro, "Il popolo che sconfisse la morte". Gli etruschi e la loro lingua, che lo studioso presenta oggi a Firenze, a «Leggere per non dimenticare» (17.30) presso la Biblioteca Comunale di via S. Egidio, dove il vicesindaco Giuseppe Matulli gli consegnerà il Fiorino d'oro. Con lui, uno storico e un filosofo che gli devono molto: Franco Cardini e Massimo Cacciari.

Professor Cacciari, Semerano è contestato da molti filologi e linguisti, ma affascina i filosofi e gli storici. Perché?

«Non oso entrare in discussioni sugli aspetti tecnici dell'opera di Semerano. Vorrei che se ne apprezzasse la straordinaria visione d´insieme, e cioè che bisogna prendere radicalmente sul serio la dimensione mediterranea originaria della nostra civiltà. In questo senso l'opera di Semerano si colloca in un contesto di studi che hanno affrontato il tema delle origini della civiltà occidentale europea in un ambito mediorientale, mesopotamico e orientale. Non c'è niente di stupefacente, per uno storico della filosofia. Anzi, nelle ricerche linguistiche di Semerano noi filosofi abbiamo trovato conferma dell'intreccio che ha legato fin dalle origini letteratura greca e mondi orientali. Per gli etruschi è lo stesso, ma mi pare che in questo caso Semerano vada ancora di più lungo una strada già aperta dagli storici e dai filosofi».

La tesi di Semerano è che l'etrusco è una «koinè mediterranea»: questa espressione, oggi, non assume anche un significato più ampio?

«Ma certo, le ricerche di Semerano fanno capire come l'Europa non possa intendersi senza questa relazione costitutiva con il mondo mediorientale. Spazzano tutte le nefaste mitologie che l'Europa si è portata dietro dal Medioevo su una sua presunta identità razziale nei confronti dei mondi semitici. È un'opera di grande liberazione anche dal punto di vista politico, civile e culturale».

La ricerca delle origini linguistiche invita anche a una riflessione su temi che stanno scomparendo dal nostro orizzonte di pensiero: l'infinito, il sacro, la morte.

«La nostra civiltà si basa sulla scoperta dell'anima: se muore o sopravvive, se appartiene a Dio, se è materiale o immateriale. È un po' difficile immaginare la nostra civiltà senza questi discorsi. Che possono essere anche archeologia, ma archeologia non è soltanto il passato, è cio che sta al centro, ciò che comanda. Il passato in quanto passato è la più sciocca delle parole. La mia stessa costituzione fisica è determinata da una serie di eventi, di casi, di incontri precedenti. Quando riusciremo a nascere in provetta, allora il passato sarà veramente passato».

E stiamo andando in questa direzione?

«Penso di sì. La tendenza fondamentale del nostro tempo è a nascere da sé, questo la filosofia l'ha capito e la sua intuizione si sta avverando in termini tecnico-scientifici. Oggi ancora no, ma questo no sta diventando sempre più relativo. Fino ad allora, varrà la pena leggere i libri di Semerano».