mercoledì 24 dicembre 2003

le donne del Cairo, oggi

L'Espresso on line
Fantasie velate
colloquio con Adhaf Soueif


Farsi belle per un uomo, per l'uomo che l'indomani diventerà il tuo sposo. Il dolore della depilazione, la cura del corpo affidata alle mani esperte di una vecchia che ha fatto gli stessi gesti per decenni. "Malesh, malesh", pazienza, la sofferenza sta per finire. È tutto quello che la vecchia ha da dire alla giovane donna egiziana. La scena dei preparativi nuziali è una delle più potenti scritte da Adhaf Soueif, la George Eliot d'Egitto, in 'In the eye of the sun', il romanzo che consacrò, dieci anni fa, il suo ingresso sulla scena letteraria inglese. Qualche anno più tardi, nel 1999, 'The Map of Love' (pubblicato da Piemme con il titolo 'Il Profumo delle notti sul Nilo') l'ha portata nella rosa dei finalisti del Booker Prize. Eppure la Soueif, grande scrittrice in lingua inglese, è nata in Egitto e l'arabo è la lingua della sua vita e dell'intimità. Sarebbe quindi una figura che facilmente potrebbe essere classificata nella casella 'Orientalismo'. Ma non è così. Allieva e amica di Edward Said (morto poche settimane fa) che l'ha definita "una delle più straordinarie croniste della politica sessuale del momento", la scrittrice è una delle più feroci critiche della nostalgia stilizzata dell'Oriente. E di ogni discorso sulle differenze culturali.

In un articolo lei ha descritto com'era cambiato il Cairo negli ultimi anni. Diceva che l'ha colpita la presenza di un numero maggiore di donne velate. Insomma, la donna araba vera non c'entra niente con i sogni degli occidentali?

"Avevo detto che se in Egitto avessimo avuto un costume nazionale, molte di noi avrebbero scelto di indossare il velo. Ma questa è solo una delle interpretazioni dell'uso del velo".

E le altre interpretazioni?

"Prima di risponderle, mi soffermo sullo stereotipo. Per molti occidentali il velo è semplicemente l'altro lato della fantasia sulla presunta sensualità tutta 'orientale'. E su un eros trasgressivo. E come desiderare di addomesticare una cosa (una donna e un mondo) di cui si ha paura".

Nella realtà, invece, perché le donne portano il velo?

"Perché ci sono gli islamisti. Lo strumento più importante che hanno usato per influenzare la gente è stato quello di fornire servizi sociali e sussidi economici. La cosa più importante che hanno fornito, in genere gratuitamente, sono stati i vestiti. Assieme ai trasporti e ai libri, per le giovani donne all'interno delle università il velo è stato, in una fase iniziale, un'opzione economica. Poi c'è stata la crescita del progetto e dell'ideologia islamista. Nelle democrazie ci sono molti canali aperti per l'opposizione. Ma qui, in Egitto, non si può avere altro se non le moschee, l'unico spazio di opposizione che non viene chiuso dalle autorità".

E poi?

"E poi ci sono le donne - molte - che ci credono veramente, e che ritengono che questo sia il giusto comportamento da tenere. Infine, ci sono quelle che si velano per affermare un progetto politico in cui abita una mescolanza di nazionalismo, sentimento anti-occidentale, e una forte corrente di pensiero femminista. Ma la vostra discussione sul velo è una distrazione dal vero dibattito. Quello su una giusta rappresentanza nel governo, per esempio. O sulla corruzione".

Lei che vive in ambedue le culture, quella occidentale inglese e quella araba, ci dice quindi che in Europa non abbiamo capito niente del mondo arabo?

"In Europa non è così dura com'è in America. Ma ci sono tanti di quei cliché, di quei teoremi su di noi. L'immagine che si rappresenta del mondo arabo è quella di un posto stagnante, in cui si guarda indietro, quando non è affatto così. La vera domanda da porsi è quali particolari aspetti dell'informazione riguardante il mondo arabo si scelgono per fare i titoli sui giornali. E per scrivere i libri. Ogni tipo di informazione viene scelto per rinforzare questo stereotipo. E ne fa parte di esso il discorso orientalista. Il fatto che la nostra immagine, l'immagine degli arabi all'estero, sia in un certo modo, influisce sul potere che abbiamo sugli eventi. Di certo, tocca tutta la nostra vita. Altro che le vostre fantasie sulla nostra lascivia o viceversa, pericolosità, che poi sono le due facce della stessa medaglia".