martedì 13 gennaio 2004

buddismo
citato al Lunedì

La Repubblica 10-01-04
un dizionario sull' antica religione
il grande arcipelago buddista

Un Buddha Illuminato ha dita affusolate, alta statura e corpo eretto. Polpacci simili a quelli di un'antilope, sesso nascosto da una guaina e pelle di colore dorato I personaggi della storia e della leggenda che hanno seguito l' insegnamento di Gautama Buddha per ottenere "la perfetta Illuminazione"
di LUIGI MALERBA


Il viaggio attraverso la selva delle parole di questo Dizionario del Buddhismo (Philippe Cornu, Ed. Bruno Mondadori, pagg. 929, € 65,00) ci offre le mille chiavi per entrare nell' area vasta e complessa di una religione antica come il Buddhismo (ma non sono antiche tutte le religioni?). Una esperienza singolare per noi occidentali, una totale immersione nelle parole che accompagnano il devoto buddhista lungo i ripidi sentieri verso la Perfezione. L'aridità alfabetica del dizionario non scalfisce l'imprevedibile fantasia del pensiero orientale. Il Buddhismo, lo sappiamo, è un arcipelago sterminato di scuole e di sette che si sono differenziate lungo le curve della Storia secondo perfezioni di dottrina e di appartenenza. Il Dizionario propone storia e conoscenza del Buddhismo e insinua l'imperativo etico fondamentale, il dharma, ormai inattuale in un'India proiettata verso una rapida crescita industriale e già esportatrice di tecnici e di materiali elettronici. Dall'India delle origini il Buddhismo si è diffuso in Oriente assumendo ogni volta connotati nuovi. Il Tibet e la Cina, e il Giappone con il monachesimo Zen, sono le principali più antiche derivazioni del Buddhismo dal ceppo originario dell'India dove oggi è quasi scomparso (più o meno è buddhista lo 0,7 per cento della popolazione) per lasciare spazio al proselitismo musulmano e agli induisti, che del Buddhismo hanno assimilato molti principi e precetti insieme a una forte etica dei comportamenti (che tuttavia non disapprova come il Buddhismo l'acquisizione delle ricchezze da parte dei fedeli). L'invadenza musulmana non ebbe successo soltanto sulla strada delle armate arabe dei Califfi che arrivarono in India intorno al 900 d.C. ma anche per le ragioni intrinseche delle prospettive riservate ai fedeli. Ai quali la nuova religione prometteva un paradiso glorioso di piaceri e godimenti materiali (una delle motivazioni dei kamikaze odierni è proprio la speranza di venire accolti con tutti gli onori in quel paradiso in qualità di "martiri" dell' Islam), mentre una religione atea come il Buddhismo negava ogni cosciente sopravvivenza individuale dopo la morte, e pretendeva non solo dai monaci ma anche dai fedeli laici la ricerca della Perfezione in terra. Modello e paradigma della Illuminata Perfezione per i fedeli buddhisti era ed è il suo fondatore, il primo Buddha conosciuto come Gautama dal nome del suo clan brahmanico. Il Dizionario segue i personaggi della storia e della leggenda e i gradi verso la perfetta illuminazione. Vissuto intorno alla metà del primo millennio a.C. Gautama Buddha aveva ottenuta la perfetta Illuminazione («profonda, quieta, senza complessità, luminosa e incomposta» secondo le sue stesse parole) dopo aver rinunciato ai piaceri e alle ricchezze della famiglia e a costo di estenuanti meditazioni. Un modello già difficile per i monaci e difficilissimo per i fedeli laici. In cambio di che cosa se dopo la morte si precipita nel nulla? La Illuminazione, peraltro quasi irraggiungibile, poteva ancora proporsi in astratto come il Grande Sogno Indiano del Novecento dopo la conquista dell'indipendenza (il Buddhismo è rimasto attivo nell'inconscio degli Indiani a qualunque religione siano associati), ma le nuovissime intraprese industriali del paese avevano bisogno di qualche effettiva concretezza. Da qui una schiera di valenti matematici e scienziati elettronici attivi in India o emigrati soprattutto negli Stati Uniti. Lontana e opposta a ogni insegnamento buddhista, che impone anzitutto di non procurare mai e in nessun modo sofferenze al nostro prossimo, la grande democrazia indiana non ha trovato di meglio che destinare immense risorse alla costruzione della bomba atomica. Il Grande Sogno Indiano stava pericolosamente assumendo la forma del fungo. Il Buddhismo classico si fonda su una selva di regole di comportamento che, se fossero osservate garantirebbero la pace universale (ma non si può dire altrettanto del Cristianesimo?). Compassione e comprensione sono i primi requisiti indispensabili per potersi avviare sulla strada che conduce alla Illuminazione. Prendere il voto di bodhisattva, che è un grado di passaggio di chi aspira a raggiungere l'Illuminazione, implica l'osservanza di un certo numero di precetti e di divieti. Per prima cosa il bodhisattva «deve astenersi dall'uccidere, dal rubare, dal causare torti con la sessualità (noi diremmo non desiderare la donna d'altri), dal mentire, dall'usare droghe, dal portare rancore». Mi sembra il minimo che si possa pretendere da un aspirante alla Illuminazione che non voglia rischiare la galera. Seguono quarantotto regole minori, un vero codice di comportamento per la quotidianità: non mancare di rispetto al maestro. Non spingere un monaco ad abbandonare lo stato monastico. Astenersi dal consumare carne. Non essere causa di incendi boschivi. Non perdersi in chiacchiere. Non rispettare i precetti per timore di diventare impopolari. Non nutrirsi di spettacoli a base di azioni improprie. Non accettare doni ottenuti in modo disonesto. Eccetera. È evidente che anche nell'India arcaica c'erano sciagurati che appiccavano il fuoco ai boschi, che si drogavano, si lasciavano corrompere, si pascevano di spettacoli insulsi e si perdevano in chiacchiere, che è una profezia perfetta della TV. Secondo le scuole del Buddhismo antico, un buddha è un essere che, nel corso delle sue numerose vite passate di bodhisattva, poco a poco si è liberato da tutti gli oscuramenti per conseguire la piena Illuminazione nel corso della sua ultima vita terrena alla fine della quale entra nel nirvana (che sembra un eufemismo per nominare la morte). Come si riconosce un Buddha Illuminato? Il Dizionario ci spiega come appare il suo corpo fisico, casomai ci capitasse di incontrarne un esemplare. Ecco alcuni dei marchi maggiori. Piedi posati solidamente al suolo, come lo è una tartaruga. Palmo delle mani e pianta dei piedi morbidi e soffici. Dita affusolate. Alta statura e corpo eretto. Peli diritti. Polpacci simili a quelli di una antilope. Sesso nascosto da una guaina. Pelle di colore dorato. La parte superiore del corpo simile a quella di un leone. Spalle larghe. Certamente questi marchi maggiori scoraggiano da eventuali contraffazioni i possibili nuovi aspiranti alla Illuminazione che non abbiamo il fisico di un Richard Gere (fra l'altro neoconvertito al Buddhismo). Dicono ancora i testi sacri che i marchi maggiori del corpo di un buddha sono simili a quelli di un «sovrano universale». Difficile da verificare come termine di confronto. Il Buddhismo, con i suoi difficili programmi e i suoi concetti sfumati ai bordi è ormai fuori dalla politica attiva e dalla vita sociale, rifugiato in un paese di alte montagne come il Tibet, o nei reclusi monasteri Zen del Giappone. In compenso sta acquistando lentamente nuovi fedeli in Occidente (settantaquattromila in Italia, tutti convertiti piuttosto recenti), sopravvive quasi sottotraccia in associazioni internazionali come la giapponese Soka-gakkai, annoverata come società segreta (una società segreta con alcuni milioni di soci nel mondo oltre a quelli in Giappone) ma che recluta i suoi candidati secondo selezioni mirate soprattutto al pacifismo e alla ecologia. Negli anni Settanta scrissi sulla terza pagina del Corriere della Sera un articolo («Il rospo nucleare») sul pericolo delle centrali nucleari e il problema delle scorie. Dopo una decina di giorni ricevetti in abbonamento omaggio dal Giappone il bollettino della Soka-gakkai.