mercoledì 7 gennaio 2004

egalité

La Repubblica 7.1.04
PARLA LO STORICO MICHEL VOVELLE
NEL NOME DELL'EGALITÉ LA RIVOLUZIONE SI SPACCÒ
di FABIO GAMBARO


PARIGI. «Durante la rivoluzione francese, attorno alla rivendicazione della libertà ci fu un largo consenso, mentre la questione dell'uguaglianza - che pure era proclamata in apertura della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino - fu all'origine di innumerevoli scontri. Un conto infatti era difendere l'uguaglianza dei diritti, altra cosa invece rivendicare l'uguaglianza sociale. La borghesia costituente voleva la prima, ma temeva evidentemente la seconda». Michel Vovelle è uno dei grandi specialisti della rivoluzione francese. «Gli avvenimenti che vanno dal 1789 al 1793 resero irreversibili alcuni principi, tra cui quello fondamentale dell'uguaglianza di tutti gli uomini di fronte alle leggi, un principio che poi ha fondato tutte le legislazioni moderne». Tale problematica era a quel tempo molto dibattuta. «Il tema dell'uguaglianza era al centro della riflessione filosofica dell'Illuminismo, come dimostra Rousseau, che nel 1755 scrisse il celebre Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini. In termini più concreti, la questione fu anche affrontata da chi denunciava la schiavitù nelle colonie. Se il tema era evocato così di frequente, è perché la società dell'Ancien Régime era fondata sulla disuguaglianza e sulla gerarchia dei tre ordini: clero, nobiltà e terzo stato. Quest'ultimo rappresentava il 98% della popolazione, ma non godeva degli stessi privilegi e degli stessi diritti sociali, giuridici e fiscali degli altri due. La rivoluzione prese una decisione spettacolare e proclamò l'uguaglianza come un diritto naturale. La Dichiarazione del 1789 sottolinea l'aspetto universale di tale diritto, il che implica una rottura radicale con il passato e rappresenta una novità anche rispetto alla costituzione americana e alle libertà del sistema inglese».
Il passaggio dalla teoria alla pratica non fu però facile. «Venne riconosciuta l'uguaglianza civile, ma non quella civica. Le donne rimasero escluse dal diritto di voto, come pure i cittadini troppo poveri per pagare l'imposta minima, vale a dire quasi la metà dei maschi adulti». Anche sul piano sociale, l'idea d'uguaglianza suscitò molte resistenze. «Nell'ideologia liberale della borghesia rivoluzionaria non c'era spazio per l'eguaglianza economico-sociale richiesta da alcuni rappresentanti dell'ala più radicale della rivoluzione, come ad esempio Jacques Roux, detto "il prete rosso". Solo la Costituzione del 1793, quella che non fu mai applicata, recepì in parte l'aspirazione all'uguaglianza sul piano sociale, perché, pur rispettando la proprietà privata, sottolineava il diritto alla sussistenza, all'assistenza e al lavoro. In ogni caso, durante la rivoluzione francese l'uguaglianza divenne un diritto da conquistare e costruire giorno per giorno. Per questo, nei secoli successivi, tutti coloro che si batteranno sul piano dei diritti sociali continueranno a rifarsi alla sua eredità.»