domenica 25 gennaio 2004

il sogno nel Medioevo
citato al Lunedì

Repubblica 25.1.04
COME SOGNAVA IL MEDIOEVO

un fiorire di interpretazioni nel XII secolo
Averroè si interessa alla psiche di chi sogna
la lettura che ne dà Ildegarda di Bingen
Una casistica onirica classifica il sogno in vari modi, includendo il lato religioso
La rinascita civile si manifesta anche attraverso il rinnovamento di certe teorie
di JACQUES LE GOFF


Pubblichiamo parte della voce "Sogni" scritta da all´interno del II volume del "Dizionario dell´Occidente medievale" a cura di Le Goff e Jean-Claude Schmitt (Einaudi, pagg. XVIII, 589-1314, euro 75) tra pochi giorni in libreria.
Il XII secolo può essere considerato un´epoca di riconquista del sogno da parte della cultura e della mentalità medievali. In breve, si può dire che il diavolo faccia marcia indietro a vantaggio di Dio e soprattutto che si dilati il campo del sogno «neutro», del somnium, più strettamente legato alla psicologia dell´uomo. Questa relazione fra sogno e corpo, questo sbilanciamento dell´oniromanzia verso la medicina e la psicologia si realizzerà nel XIII secolo con Alberto Magno e in seguito con Arnaldo di Villanova. Nello stesso momento in cui si desacralizza il sogno si democratizza. Semplici chierici - in attesa dei semplici laici - hanno il privilegio di fare sogni significativi.
La rinascita del XII secolo si manifesta attraverso un grande rinnovamento delle teorie riguardanti il sogno e la sua interpretazione. Il De spiritu et anima, attribuito dai medievali a sant´Agostino, riprende la classificazione in cinque specie di sogni fatta da Macrobio, ma insiste poi sulla diversità dei sogni legata alla varietà dei tipi di individui, che possono sognare. Il sogno (somnium) diviene largamente indipendente dalla visione (visio) venuta dall´alto; si tratta d´un fenomeno umano. Se si può e si deve ricercare il suo significato nascosto, rivelatore, premonitore o simbolico, questo significato deve essere ottenuto, in quanto portatore di senso, a partire dalle caratteristiche degli individui, tutti ugualmente «veicoli» di sogni da interpretare. Se questa interpretazione deve tener conto delle corrispondenze fra l´uomo-microcosmo e l´universo-macrocosmo e, in particolare, del momento del «tempo» durante il quale si produce il sogno (giorno o notte, stagione particolare), esso, tuttavia, «rientra nel ciclo psicologico dell´individuo» (M. Fattori). Il tipo di umore dominante nel sognatore riveste un´importanza particolare per la natura e il trattamento dei sogni: sanguigno, collerico, flemmatico, malinconico. Sogno e struttura fisica sono inoltre strettamente legati nel trattato De pronosticatione somniorum di Guglielmo d´Aragona.
La famosa badessa visionaria Ildegarda di Bingen, che fornisce una vera e propria teoria psicofisiologica del sogno nel suo trattato Causae et curae, presenta il sogno (somnium), in opposizione all´incubo, come un fenomeno normale dell´«uomo di buon carattere». La diffusione in latino delle opere dei grandi filosofi arabi, Avicenna e Averroè, giungerà a confortare questa relazione dei sogni con la psicologia dei sognatori. Per Averroè, «gli uomini i cui sogni sono "veri" sono soprattutto quelli di complessione moderata». S´afferma così il rinnovamento d´un legame tradizionale - almeno a partire da Ippocrate - fra sogno e medicina. Attraverso numerose figure, fra cui una delle più importanti è, nel XIII secolo, il santo domenicano Alberto Magno, questo legame si affermerà, nella svolta dal XIII al XIV secolo, con il celebre medico spagnolo Arnaldo di Villanova.
Già Pascalis Romanus, nel suo Liber thesauri occulti composto a Costantinopoli nel 1165, testimonia il mutato atteggiamento cristiano nei confronti dei sogni. Egli rivendica uno statuto scientifico per l´interpretazione dei sogni insistendo sull´importanza delle loro cause fisiche naturali, in virtù delle quali essi rappresentano una precisa indicazione per i medici nella diagnosi delle malattie, e afferma che «anche i sogni che sembrano illusori insegnano molte cose all´uomo riguardo al suo stato futuro». Aggiunge inoltre che questa scienza dei sogni richiede la conoscenza della tradizione classica, latina e greca, inerente il sapere dei maghi e dei filosofi «caldei, persiani, faraonici» considerandola ausilio della «scrittura divina e umana», dell´«uso sperimentale» e della «ragione».
Una delle figure maggiori dell´umanesimo di Chartres nel XII secolo, l´inglese Giovanni di Salisbury, nel suo grande trattato il Policraticus (1159), riserva un posto privilegiato al sogno all´interno di una vera e propria semiologia del sapere. Egli insiste sulla molteplicità di significati di cui sono portatori i sogni e definisce con chiarezza i principi d´una oniromanzia cristiana: «Essa manifesta al livello più alto l´arte della congettura, nel caso sappia distinguere accuratamente le differenze fra le cose sotto la similitudine dei segni», se si sforza di cogliere l´enigma dei sogni e la loro ambiguità situando correttamente i simboli onirici nei loro legami precisi con i temperamenti e i tipi di clima, con le condizioni storiche e lo statuto sociale del sognatore (Tullio Gregory). Certamente la oniromanzia cristiana deve rifiutare di andare troppo oltre nel penetrare il mistero dei rapporti fra Provvidenza divina e libertà umana.
Anche un cistercense quale il renano Cesario di Heisterbach, agli inizi del XIII secolo, nel suo Dialogus miraculorum, trattato di dottrina cristiana a uso dei predicatori e della massa dei fedeli, si crede obbligato, in un capitolo in cui mostra l´importanza delle visioni, a presentare una lista delle origini dei sogni riprendendo distinzioni antiche e tradizionali, ma insistendo in maniera moderna sulla «diversità» dei sogni.
Questo fiorire di testi, dichiarazioni e discussioni intorno ai sogni è assai segnato dalla scienza antica greca e ellenistica trasmessa da Bizantini, Ebrei e Arabi, i quali vi hanno tutti aggiunto il peso delle proprie ricerche e produzioni scientifiche e culturali. All´interno del grande pensiero filosofico e teologico, le idee di Avicenna, poi di Averroè e di Aristotele sono state di particolare efficacia per lo sviluppo del pensiero e della cultura cristiani nel XII e XIII secolo. Ne è risultata, oltre alle traduzioni dei trattati di oniromanzia orientali in latino e ben presto, per alcuni testi, in volgare, la loro imitazione in opere come il Liber thesauri occulti composto da un cristiano latino a Costantinopoli, o la produzione di testi e pratiche più rudimentali, che manifestano l´ibridazione fra cultura dotta e cultura popolare, e la diffusione sociale del discorso sui sogni. Lo dimostra il successo di numerose «chiavi dei sogni», il cui prototipo è la traduzione, a opera di Leone il Toscano, nel 1177, della chiave dei sogni araba di Ahmad. A tutto ciò bisogna aggiungere la volgarizzazione della pratica del «salterio onirico», forse esistente da lungo tempo ma impiegata sempre più apertamente: un sognatore confida il proprio sogno a un sacerdote, il quale apre a caso un salterio e una frase della pagina in cui si è (misteriosamente, provvidenzialmente?) aperto il libro fornisce, attraverso l´intermediazione del sacerdote, il significato del sogno.
Il sogno estende la sua funzione nel campo culturale e politico. Gioca il proprio ruolo nel recupero della cultura antica: sogni della sibilla, premonitori del cristianesimo, sogni dei grandi intellettuali precursori della religione cristiana, Socrate, Platone, Virgilio. Si tratta dell´energia onirica d´una nuova storia delle civiltà e della salvezza. Il sogno ritrova, modernizzato, il ruolo che aveva ricoperto nella tarda Antichità per giustificare l´accettazione d´una eredità culturale da parte del cristianesimo e alcune conversioni alla nuova religione. In uno stupefacente testo autobiografico, l´Ebreo convertito Hermann fa del sogno l´artefice della sua conversione.
Il sogno diventa uno dei motori della creazione letteraria, dà l´avvio e struttura l´intrigo delle chansons de geste e dei romanzi cortesi. «L´idea del sogno generatore di poesia si ritrova in forma decisamente compiuta nel XIII secolo in Guillaume de Lorris il quale, presentando il suo Roman de la Rose come il racconto d´un sogno, ne fa il prototipo della letteratura onirica cortese (...). Il giardino onirico in cui l´amante-poeta crede di penetrare non è unicamente il luogo chiuso e interiorizzato in cui si "sceglie", sotto le sembianze della rosa, l´oggetto sempre distante del desiderio (...). La letteratura sogna solamente se stessa» (Herman Braet). La letteratura, inoltre, testimonia della comparsa dell´uomo semplice che gode del privilegio di fare sogni premonitori. Nel poema in antico tedesco (XII secolo) Meier Helmbrecht, a forte contenuto sociale, Helmbrecht padre, un semplice contadino ma sottomesso alla sua condizione per rispetto dell´ordine sociale voluto da Dio, vede in quattro sogni successivi il tragico destino di suo figlio, il quale si è ribellato a tale ordine ed è caduto in una condizione di decadenza morale.
Nell´arte, le rappresentazioni dei sogni si moltiplicano, dando nascita a un topos gestuale onirico: «il dormiente che sogna è rappresentato, nella maggior parte dei casi, coricato sul fianco, con gli occhi chiusi e la mano che sostiene il capo». Ma questo gesto tecnico è significativo: è, al tempo stesso, il risorgere d´una pratica molto antica e affermazione della nuova autonomia della creazione artistica. Riporta alla luce il gesto rituale dell´incubazione, ma lo sposta «dalla parte della scrittura». Il sogno, sotto forma della visione, gioca inoltre un ruolo chiave nell´evoluzione del sentimento religioso. Forma significativa del viaggio nell´aldilà sempre più in voga, il sogno contribuisce in modo decisivo all´invenzione del terzo luogo dell´aldilà: il purgatorio, nel quale una visione trasporta fedeli sempre più numerosi. Esso è un essenziale strumento di nuovi scambi fra i vivi e i morti che il purgatorio crea o rianima. Nel XII e XIII secolo il sogno è divenuto un´«esperienza totale» che implica corpo e anima, l´individuo, i suoi rapporti con la collettività dei cristiani e le sue possibilità di salvezza.