venerdì 30 gennaio 2004

l'indagine sull'infanticidio di Cogne

Libertà 30.1.04
A Cogne due anni fa l'omicidio di Samuele
Il superperito della polizia criminale tedesca chiede tempo fino al 31 marzo per la sua relazione


MILANO Il silenzio che domina le valli ai piedi del Gran Paradiso è rotto, al mattino, dal rombo del motore dell'eliambulanza che arriva da Aosta e punta alla frazione di Montroz di Cogne. Sono circa le 9 del 30 gennaio 2002, in casa di Stefano Lorenzi e Anna Maria Franzoni giace esanime il piccolo Samuele, 3 anni appena, secondo figlio della coppia, gravemente ferito da una mano che ancora oggi, a due anni dal delitto, resta avvolta dal mistero. Gli atti processuali sono ancora in corso. La superperizia, disposta dal gup di Aosta, Eugenio Gramola, è in alto mare: i consulenti depositeranno i loro studi solo il 31 marzo e l'udienza preliminare è prevista per il 26 aprile. A due anni dal delitto, insomma, non si sa ancora chi ha ucciso il piccolo Samuele. Per gli inquirenti di Aosta è stata la madre, Anna Maria Franzoni, unica indagata. Arrestata, scarcerata, sottoposta a perizia psichiatrica e interrogata innumerevoli volte, si è dichiarata innocente: «Il mostro è a Cogne. E' libero!», ha sempre affermato Anna Maria ai giornalisti e davanti le telecamere. L'avvocato della difesa, Carlo Taormina, sostiene di aver individuato il vero assassino di Samuele. Ma fino ad oggi nessun nome è stato fatto. Le prove su cui si basa l'accusa per dimostrare che la Franzoni è l'assassina del figlio sono prevalentemente riferite agli orari, alle macchie di sangue trovate sugli zoccoli e sul pigiama. Manca una prova fondamentale: l'arma del delitto. Mai trovata. L'iter giudiziario in questi due anni è stato frenetico. Il caso di Cogne è passato dalle mani della Procura di Aosta al Tribunale di Torino e alla Cassazione più volte. Risultato? Il dibattimento in aula non è ancora iniziato. L'ultima mossa della magistratura aostana risale al 16 settembre 2003 quando, durante l'udienza preliminare sul rinvio a giudizio della Franzoni, il gup, Eugenio Gramola, ha disposto la superperizia. Hermann Schmitter sta ancora scrivendo la relazione sull'esame delle traiettorie che avrebbero compiuto gli schizzi di sangue del bambino trovati nella stanza dove fu ucciso. A chiedere la proroga è stato infatti lo stesso Schmitter, collaboratore della Bundeskriminalamt, la polizia criminale tedesca, considerato uno dei massimi esperti a livello europero del settore. All'origine della richiesta di proroga c'è il ritardo nella traduzione degli atti in Germania. Anche gli altri due consulenti, Piero Boccardo, docente del Politecnico di Torino, incaricato di svolgere l'esame su un frammento osseo trovato nel letto dove fu massacrato Samuele, e il medico legale Vincenzo Pascali, dell'Università Cattolica di Roma, incaricato di analizzare le tracce di sostanza ematica trovate sugli zoccoli di Anna Maria Franzoni, hanno chiesto una proroga dei termini per la consegna delle rispettive perizie. «La verità sul delitto di Samuele è ancora tutta da scrivere. Quando sarà finito il processo - afferma Taormina - pubblicherò un libro». Roberta Rizzo

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