domenica 18 gennaio 2004

Picasso intime alla Pinacoteca di Parigi

Europa (quotidiano diretto da Federico Orlando) 10.1.04
PICASSO INTIME A PARIGI

di Simona Maggiorelli

PARIGI. Un elegante profilo di donna dal collo allungato. Che ricorda Modigliani. Una bellezza scultorea, ammorbidita da un uno sguardo bruno, lievemente malinconico, intenso.
Blu e rosso geometricamente si spartiscono lo sfondo del quadro. È la prima immagine di Jacqueline, dipinta da Picasso. Nel titolo evasivamente indicata come Madame Z, dal nome della villa che la giovane donna abitava a Antibes, quando nel 1954 s’incontrarono. In ventitré anni il pittore spagnolo le ha dedicato un centinaio di ritratti, un variegato carnet d’immagini d’arte nate durante il loro rapporto. Più di un’ottantina sono, fino al 28 marzo, nella Pinacoteca di Parigi, in rue de Paradis, nella rassegna Picasso intime curata da Marc Rastellini. Una collezione privata mostrata, in buona parte, per la prima volta a Barcellona nel 1992.
Straordinaria sotto molti aspetti: dal punto di vista della varietà, della libertà, della forza espressiva, sempre cangiante, che le opere - in maggioranza tele, ma anche sculture e ceramiche - esprimono. Testimoniando di una straordinaria vitalità creativa di Picasso, fino alla morte. E sono autoritratti da fauno, in monture sgargianti da toreador o con pipa e cappello a larghe tese, quasi come nei ritratti di Van Gogh, ma abbracciando un bambino.
Più spesso la figura morbida o geometrica e scomposta di Jacqueline, la musa che non posò mai, ma che Picasso ritraeva, a volte a partire da immagini interiori, a volte in dialogo aperto con certi maestri della pittura, da Velasquez a Manet (rielaborando la sua Dèjeuner sur l’erbe in chiave meno statica, più vivida anche nella scelta dei verdi alla Cézanne). Jacqueline con le gambe incrociate all’orientale. Jacqueline vestita alla turca, ancora nel 1954, rileggendo le Femmes d’Alger di Delacroix, ma anche la splendida Odalisca dell’amico Matisse, all’epoca da poco scomparso. Jacqueline con il cane afghano. Jacqueline con gli occhi neri, enormi, che ricordano le maschere delle Demoiselles d’Avignon. Jacqueline in monocromo grigio e bianco, nel 1962, con una tridimesionalità difficile da realizzare con la sola pittura. Jacqueline, in piedi, seduta, nuda. Spesso con tratti decisi, che fanno pensare a una straordinaria rapidità di esecuzione che va di pari passo all’emergere di nuove immagini. “Je ne suis pas satisfait alors je recommence”. Così si raccontava Picasso.