sabato 24 gennaio 2004

storia della medicina

Galileo 24.1.04
LIBRI Temi e problemi dell'arte medica

Gian Carlo Mancini (a cura di) La scienza della vita. Temi e problemi dell'arte medica
Aracne, 2003 pp.240, euro 10,00
di Valentina Sereni


Il volume raccoglie le conferenze organizzate alla Università di Roma "Tor Vergata" nel corso dell'anno accademico 2000/2001. Il ciclo di incontri, organizzati dal curatore della raccolta (nonché autore di due dei saggi contenuti), si è rivelato decisamente interessante e stimolante, andando a toccare argomenti molto diversi tra loro: non ci sono pregiudizi di sorta né nei soggetti né nelle metodologie degli autori, producendo realmente un quadro variegato, ovviamente lungi dall'essere completo, dello studio della storia della medicina in Italia. Apre il volume il saggio di Gian Carlo Mancini dedicato a "Medicina umorale e alienazione", una ricca carrellata sul trattamento della malattia mentale dal Rinascimento all'inizio dell'Ottocento, un periodo in cui "la pazzia veniva intesa come squilibrio e malessere dell'organismo nella sua globalità" e quindi la sua cura "non rientrava in un ambito specifico". I rimedi utilizzati erano spesso raccapriccianti e dolorosissimi per gli sventurati pazienti. Il secondo contributo, di Rino Caputo è dedicato al rapporto tra malattia e letteratura. Dalla classicità ellenistica fino a Dino Buzzati, le due arti si sono più volte sovrapposte e contaminate, configurando a volte una vera e propria "malattia della letteratura", un concetto esasperato soprattutto alla metà dell'Ottocento. Un "incontro tra i due mondi [...] può aggiungere, oggi, un granellino non insulso all'attività scientifica e più globalmente socio-culturale degli operatori intellettuali dei due settori".

Il saggio successivo, e il più lungo della raccolta, è di Gilberto Corbellini, ed è l'ampliamento di un suo precedente articolo sulla medicina evoluzionista, un programma di ricerca che sin da prima di Darwin è presente nelle scienze della vita, e che considera le malattie "anche dovute a cause "remote" o "storiche" - filogenetiche o ontogenetiche o socio-culturali - che sono all'origine della suscettibilità dell'organismo ad ammalarsi, cioè a esprimere caratteristiche funzionali disadattative in particolari situazioni ambientali". L'approccio evoluzionista alle malattie rilanciato da poco più di un decennio è in realtà molto più antico, risalendo appunto a prima di Darwin. Il suo sviluppo viene raccontato da Corbellini con dovizia di particolari e rigore storico, sottolineando come la formazione del medico non possa prescindere dalle conoscenze bioevoluzionistiche: "un orizzonte conoscitivo e fondamentale per ragionare costruttivamente sui limiti e le potenzialità di qualsiasi strategia medico-sanitaria."

All'anatomia di Morgagni e all'immunologia di MacFarlane Burnet sono dedicati i due saggi di Valentina Cazzaniga e Silvia Marinozzi, e di Franco Voltaggio, che precedono l'ultimo contributo, di nuovo di Mancini, che questa volta spalanca le porte dell'abisso della medicina nazista, chiudendosi con un piccolo brano di intervista del 1998 a Josef Mengele, medico nel lager di Auschwitz: "ad Auschwitz uccidere la gente era assolutamente normale: ci si abitua presto, due o tre giorni al massimo [...]. Ho fatto un lavoro importante per la scienza, ho potuto condurre su esseri umani esperimenti che normalmente sono possibili solo sui conigli". Di fronte ad affermazioni simili, si capisce ancor di più l'utilità di studiare il passato di una scienza che, nel bene e nel male, ha a che fare con noi, molto da vicino.