venerdì 6 febbraio 2004

totalitarismo della chiesa cattolica

Repubblica 6.2.04
STAMANE A TORINO UN SEMINARIO A PORTE CHIUSE SUL DIFFICILE RAPPORTO CON LA MODERNITÀ
LA CHIESA CATTOLICA È TOTALITARIA?
L'accusa è sostenuta da Vincenzo Ferrone, intervengono Scoppola Miccoli, Elia e Conso
di MARCO POLITI


TORINO. «Sarà una cosa tempestosa». Franco Bolgiani, storico del cristianesimo, presidente della Fondazione Michele Pellegrino (il famoso arcivescovo di Torino negli anni dal 1965 al 1977), prevede scontri assai polemici al seminario a porte chiuse che si terrà stamane a Torino sul tema Chiesa cattolica e modernità. Sono invitati e interverranno di persona o con comunicazioni alcuni fra i nomi più belli della ricerca storiografica, sociologica e giuridica sul cattolicesimo. Da Zagrebelsky a Miccoli, da Scoppola a Paolo Prodi, da Margiotta Broglio a Elia, Conso, Garelli, Recuperati.
C´è odor di zolfo perché la relazione introduttiva di Vincenzo Ferrone, ordinario di Storia moderna, è tutt´altro che asettica ma accusa frontalmente la Chiesa e soprattutto il papato di non aver fatto i conti fino in fondo con l´Illuminismo e la Rivoluzione francese e di ergersi a difensore dei diritti umani senza aver sinceramente sviscerato la propria opposizione dura e reazionaria - prolungatasi nell´arco di due secoli - all´affermarsi di quei principi, che oggi propugna come se fosse l´unico interprete autorizzato.
Si può dimenticare, sostiene Ferrone che non insiste nemmeno tanto sul Sillabo di Pio IX perché sarebbe come sparare sull´ambulanza, che un pontefice come Leone XIII nella sua enciclica Libertas irride ancora sprezzantemente i diritti fondamentali? «Non è assolutamente lecito - scrive papa Pecci nel 1888 - invocare, difendere, concedere una ibrida libertà di pensiero, di stampa, di parola, d´insegnamento o di culto come se fossero altrettanti diritti che la natura ha attribuito all´uomo...». Se poi accade che la Chiesa si adegui a «certe moderne libertà», continua il pontefice nella medesima enciclica, è solo per motivi di opportunità.
In verità, sottolinea il relatore, sarà solo l´immane tragedia dell´Olocausto e l´esito rovinoso dei totalitarismi del Novecento a costringere la Chiesa cattolica ad accettare pienamente la democrazia e a renderla persuasa di un´intransigente difesa dei diritti umani. Presa di mira dalla relazione è la rivisitazione del passato ad opera di un filone della storiografia cattolica, che intravede nel concilio di Trento e nella dualità di potere fra il regime ecclesiastico e il regime politico un potente fattore di modernizzazione. Anzi secondo alcuni, persino il delirio teocratico di Gregorio VII, scatenando le reazioni dei laici contro i chierici, avrebbe «finito per fornire ai principi lo stesso prototipo del futuro stato moderno». Troppo! La nuova apologetica finirebbe per «liquidare per sempre l´ingombrante pratica dell´Illuminismo, del suo programma di modernizzazione fondato sull´autonomia e sui diritti dell´uomo», rilanciando invece la stantia presentazione di un Rousseau padre naturale dei totalitarismi.
La miccia esplosiva del convegno sta nel fatto che in realtà è Giovanni Paolo II che viene messo sul banco degli accusati per il suo attacco frontale ai parlamenti che osano legiferare in materia su aborto o eutanasia. «La democrazia - ha scritto Giovanni Paolo II nell´enciclica Evangelium Vitae - ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo», quando vota in materia in contrasto con l´etica sostenuta dalla Chiesa. Qui emerge, è detto nella relazione, «il contrasto irriducibile tra Chiesa e Stato su chi debba essere l´autorità ultima e sovrana nel campo dei diritti».
Francesco Margiotta Broglio, che modererà il dibattito, invita a tenere presente l´orizzonte europeo dove le posizione vaticane sono diluite, molto più che da noi, in un pluralismo che ormai permea totalmente la società occidentale.
Ma in una comunità così imperniata sulla memoria come la Chiesa cattolica ogni lettura o ri-lettura della storia ha un suo peso. Sicuramente l´azione vigorosa di papa Wojtyla in difesa dei diritti umani ha trasformato il ruolo stesso del papato nel XXI secolo. Agli occhi del mondo il romano pontefice è percepito come portavoce dei diritti della persona e dei popoli e difensore della pace. Il Papa stesso ha capito che ciò non sarebbe stato possibile senza il solenne mea culpa del 2000 per gli errori e gli orrori commessi dalla Chiesa nei secoli. Eppure questo salto acrobatico oltre il fiume della storia non è privo di zone grigie. Il Papa stesso parla di errori di «alcuni figli» della Chiesa e all´interno dell´istituzione ecclesiastica c´è uno zoccolo consistente di vescovi e cardinali del tutto refrattari ad ammissioni autocritiche. Di più, Giovanni Paolo II ha sempre ribadito di considerare lo sviluppo del pensiero europeo da Cartesio all´Illuminismo come ispirato ad un «programma anti-cristiano», con una dicotomia così radicale che finisce per riproporre la visione di una Chiesa "maestra" al di sopra della storia. Non ci sarebbero anche ricadute nella cronaca legislativa italiana, come la pretesa di imporre l´inaccettabile obbligo alla donna di impiantare un embrione pur malato, se non vi fosse alle spalle il pressing incalzante di un´istituzione ecclesiastica convinta di essere l´interprete assoluta del diritto naturale.
Un intellettuale e studioso cattolico come Pietro Scoppola invita a guardare più in là. «L´eredità della rivoluzione del 1789 - farà sapere stamane - non è proprietà esclusiva di nessuno, è di tutta la cultura europea, è anche dei cristiani», in un quadro di maturazione da cui emergono tanti elementi: la complessità di una Chiesa non riducibile al solo ruolo del pontefice, le lacerazioni che hanno attraversato la stessa comunità ecclesiale, l´intuizione del pensiero cattolico di «antitesi, limiti, germi di concezioni totalitarie presenti nella concezione illuministica».
Ma Scoppola fa un passo più in là, toccando il grande tabù del pontificato wojtyliano. «Resta da chiedersi - afferma lo storico - perché il riconoscimento dei diritti soggettivi da parte della Chiesa non diventi anche riconoscimento dei diritti dei cristiani "nella" Chiesa. Perché, ad esempio, non valga in alcune sue congregazioni e procedure quel diritto alla difesa che è riconosciuto essenziale nei tribunali degli Stati».
E´ una formulazione fin troppo misericordiosa. Negli ultimi venticinque anni si è assistito all´interno della Chiesa cattolica ad una sistematica liquidazione delle personalità critiche senza che mai fossero attivate pienamente le regole di equo "processo" che pur sono previste dagli stessi ordinamenti ecclesiastici.
«E´ un problema in larga misura aperto», suggerisce Scoppola. Non sarà risolto, probabilmente, se non quando la gerarchia ecclesiastica avrà rielaborato seriamente il proprio passato. Neanche settant´anni fa Pio XI dichiarava tranquillamente: «Se c´è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l´uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l´uomo è creatura del Buon Dio... E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di Dio, non è che la Chiesa».
Settant´anni sono dietro l´angolo in una storia millenaria. Un solo esame di coscienza non basta.