mercoledì 10 marzo 2004

Sandro Botticelli e Filippino Lippi
i nuovi Uffizi e la crisi del 1498

Repubblica - Firenze 10.3.04
La mostra e la storia

Firenze: aprono in contemporanea la mostra evento e il centro commerciale all´uscita del grande museo
I due volti della capitale dell´arte
Dalla Serenità all´inquietudine la mutazione di un´epoca

Tra la grazia inquieta di Botticelli e il duty-free degli Uffizi
di ANTONIO PAOLUCCI
L´autore è il soprintendente del polo museale fiorentino ed ex ministro dei Beni culturali


A Palazzo Strozzi nell´ultima sala della mostra dedicata a Botticelli e Filippino Lippi due quadri si fronteggiano ed è un confronto che turba e commuove. In questa sala la storia della nostra città stringe in emblema il suo acme drammatico. Perché qui stanno, l´uno di fronte all´altro, il "Martirio del Savonarola" e la "Natività mistica" di Botticelli.
23 maggio 1498, in un dipinto celebre conservato al Bargello, c´è la testimonianza minuziosamente documentaria di quel giorno terribile. Ecco Piazza della Signoria, pavimentata di cotto in quegli anni, la mole scura di Palazzo Vecchio e, al centro, il rogo destinato a fra Girolamo e ai suoi due compagni. Quel rogo bruciò a lungo e ancora oggi brucia nella coscienza cristiana di Firenze. La risposta di Botticelli al 23 maggio 1498 è, due anni dopo, la "Natività mistica"di Londra. Guardiamola bene e da vicino questa tragica Natività popolata di angeli e di diavoli. La lettura interpretativa dell´insolito Presepio la troviamo scritta nell´epigrafe in greco che sovrasta la capanna della Natività. Tradotta suona così: "Questa immagine io, Alessandro, l´ho dipinta alla fine dell´anno 1500, nelle agitazioni d´Italia, durante il compimento dell´undecimo di Giovanni, nella seconda afflizione dell´Apocalisse, nella liberazione del diavolo per tre anni e mezzo, dopo di che esso sarà incatenato secondo il dodicesimo e lo vedremo come in questo dipinto". Il riferimento scritturale è all´Apocalisse di San Giovanni e a quel formidabile passo che parla della Vergine e del Diavolo che tenta di divorare il Bambino appena nato.
Dopo atroce battaglia la bestia immonda verrà sconfitta e precipitata sulla terra mentre il nato della Vergine sarà rapito verso la gloria di Dio e verso il suo trono. Così Giovanni nella visione che ebbe in Patmos.
Sandro Botticelli (negli anni calamitosi che vedono l´invasione d´Italia da parte delle armate straniere, la morte per rogo del venerato profeta e la corruzione dilagante dentro la Chiesa) immagina la Natività come ultima epifania di Cristo. Gli angeli cantano le lodi del Salvatore e abbracciano i giusti coronati di ulivo. I diavoli, trapassati dai loro stessi forconi, a pancia all´aria come rospi, appaiono definitivamente sconfitti. Una tensione febbrile come da allucinazione o da incubo, attraverso la scena.
Il pittore della "Nascita di Venere" e della "Primavera" usa le risorse del suo stile per darci l´immagine del Natale più drammatico nella storia dell´arte italiana. E´ un Natale aperto sugli orrori della profezia. Nella Firenze tragica dell´anno 1500 Sandro Botticelli contempla gli abissi vertiginosi della fine del mondo.
Ma come è potuto accadere la grande mutazione?
Come si è passati dall´eros felice delle spalliere per il matrimonio Pucci, dalla "Venere" e dalla "Primavera" degli Uffizi, alle inquietudini apocalittiche della "Natività mistica", al dramma religioso del "Compianto" del Poldi Pezzoli?
Come si arriva, partendo dalla "Pallade e il Centauro" alle Madonne bellissime e tuttavia inquiete e malinconiche, gli occhi bassi presaghi del dramma del mondo?
Come si spiega il sublime isterismo femminile che abita le architetture smaglianti della "Calunnia"?
C´è stato un tempo che ha visto il primato dell´eleganza intellettuale, dell´estetismo vissuto e praticato come codice di comportamento ed elitario segno di appartenenza.
Poi quel tempo è trascolorato nel disagio spirituale, nell´eclisse degli ideali umanistici, nel tramonto del sogno intellettuale che aveva reso splendida e mai più uguagliata nella storia l´età di Lorenzo de´ Medici.
Tutto questo avvenne in questa città nel giro di appena vent´anni. Si è trattato della metamorfosi artistica e culturale più affascinante e più sconcertante nella storia dell´arte italiana. I sessanta quadri di Botticelli e di Filippino radunati in Palazzo Strozzi dai musei d´Europa e d´America e assicurati per mille miliardi di lire, quella metamorfosi intendono testimoniare.