mercoledì 21 aprile 2004

«cineondata mistica del "cinema della spiritualità"»

Corriere della Sera 21.4.04
Dopo la «Passione» di Gibson un nuovo film religioso ispirato al padre della Riforma. Con Joseph Fiennes e Ustinov
Lutero, l’«eretico liberatore» che divide gli spettatori
di Giovanna Grassi


ROMA - Quattro milioni di spettatori in Germania, buone critiche e molti dibattiti in Usa - dove è uscito nel settembre scorso con ottimi incassi -, dal 30 aprile sarà sugli schermi italiani Luther di Eric Till. Il film ripropone la vita del monaco agostiniano Lutero, che contestò nel sedicesimo secolo la Chiesa Cattolica, fu corifeo della rottura dell’unità dei cristiani, rappresentò la coscienza della Riforma protestante, fu scomunicato da Leone X, bollato come eretico guadagnandosi le etichette - che sono anche quelle di lancio nel mondo della pellicola - di «ribelle, genio, liberatore» (sebbene il film abbia infuocato molti animi in America, specie quelli che bollano Lutero di un acceso antisemitismo). Presentando il film in Usa, il protagonista Joseph Fiennes disse ironicamente: «Spero che il mio personaggio storico non venga confuso con un eroe muscoloso dei tempi moderni o con il segretario della Difesa Usa Donald Rumsfeld, la cui famiglia è di origine tedesca. Comunque, è stato un film di pensiero oltre che, ve lo confermo, d’azione anche per le molte scene faticose, pericolose e spettacolari». Al fianco di Fiennes, sir Peter Ustinov in una delle sue ultime apparizioni pubbliche (nel film è Federico il Saggio): il grande attore accettò anche se ormai molto sofferente il ruolo perché il regista Till, spiegò, era uno dei suoi migliori amici e gli aveva procurato con il film girato insieme Hot Millions una nomination agli Oscar nel 1968 come sceneggiatore . La pellicola, coprodotta dai tedeschi e dagli americani (tra i finanziatori c’è anche la Comunità luterana d’oltreoceano), è interpretata anche da Bruno Ganz (Padre Johann von Staupitz), Alfred Molina (Johann Tetzel), Jonathan Firth (Girolamo Aleandro), Uwe Ochsenknecht (Papa Leone X) e da Claire Cox (l’amore di Lutero, che aveva lasciato il velo e che sposò il monaco e contadino sassone). Ieri, di Luther , si è discusso a Roma con diverse personalità. Il pastore della comunità luterana Alberto Saggese ha sottolineato le inesattezze storiche sostenendo che nel film Lutero «è molto più bello di quanto fosse», mentre il professor Paolo Ricca della Facoltà valdese italiana ha dichiarato: «Finalmente si presenta Lutero in positivo e, poiché ha sempre avuto in Italia una immagine negativa, il film fungerà da opera di alfabetizzazione storica».
Fa parte Luther, come La Passione di Cristo di Gibson e altri film in lavorazione , di una nuova cineondata mistica del «cinema della spiritualità» e del disegno della Fede capace di cambiare il mondo? Ieri, Giovanni Cereti, docente di teologia ecumenica a Venezia, ha dichiarato: «Vediamo nella Passione che Gesù è stato ebreo sino in fondo, come Lutero è stato cattolico. Egli fa parte di un’unica Chiesa e ciò che diceva rifletteva il patrimonio cristiano».