venerdì 21 maggio 2004

cultura dominante:
Dacia Maraini, il «piccolo mostro» che c’è in ogni bambino

Corriere della Sera 21.5.04
Ci vuole poco per creare la soldatessa torturatrice
di DACIA MARAINI


È stato detto che in ciascun essere umano abita un aguzzino. Possiamo crederci? Lo dice anche Bettelheim quando vuole spiegare la crudeltà delle fiabe: esse aiuterebbero a esorcizzare il «piccolo mostro» che c’è in ogni bambino. Il pericolo che questo mostro, nel bambino diventato adulto, cresca e metta le unghie sta nelle circostanze. Insomma, date a un uomo una giustificazione, mettetelo nella condizione di dominare altri uomini, ditegli che quei corpi sono nemici e alieni, suggeritegli che sono oggetti spregevoli e non esseri umani, e verrà fuori l’aguzzino, il torturatore. Ecco, il sadismo: nessuno può dire di esserne totalmente immune, dal bambino che dà fuoco alla coda del gatto per vederlo scappare terrorizzato, alla ragazzina che si diverte a tiranneggiare un fratellino, l’essere umano porta in sé la capacità di schiavizzare e opprimere l’altro. Basta dirgli che è lecito, farlo sentire sicuro e appoggiato. Pensiamo al nazismo, quando sembrava normale inveire, insultare, perseguitare gli ebrei solo perché erano tali, e chi non era d’accordo taceva, per paura di ritorsioni. Pensiamo all’Argentina dei militari. La maggioranza era composta da bravi soldati, buoni padri di famiglia. Ci vuole così poco per trasformare un tranquillo cittadino in un persecutore. Pensiamo alla Russia di Stalin, alla distorsione sistematica del sentimento morale. Kundera racconta, in una bella intervista di Philip Roth, pubblicata da Einaudi, che Paul Eluard, quando seppe che il suo più caro amico, Zavis Kalandra, era stato arrestato e condannato all’impiccagione da Stalin, «accantonò i propri sentimenti di amicizia in nome di ideali astratti e dichiarò pubblicamente di approvare la condanna a morte. Il boia uccideva mentre il poeta cantava».
E’ la consapevolezza che fa sublimare l’atavico istinto sadico, sono la cultura, il controllo interno prima di quello esterno, l’abitudine a riflettere sulle proprie azioni, a controllarle e guidarle, la pratica del rispetto verso l’altro, tanto insistita nell’educazione da farla diventare una seconda natura. E naturalmente, in un clima di conformismo razzista, bisogna essere pronti a subire l’ostracismo, il ridicolo e spesso anche la punizione, se non si sta al gioco. Per questo la soldatessa americana che si fa fotografare con il guinzaglio al collo di un prigioniero iracheno fa solo pena. La ragazza e il suo uomo a braccia conserte, felice di mostrarsi in mezzo ai corpi nudi e umiliati dei prigionieri, esprimono soprattutto idiozia e ignoranza. E’ chiaro che qualcuno ha fatto loro sapere che potevano e forse anche dovevano infierire, altrimenti si sarebbero nascosti, non si sarebbero esposti con tanta imbecille naturalezza.
La responsabilità è di quei superiori che, guarda caso oggi negano e si nascondono, proprio perché sapevano che ciò che si compiva in quei carceri era grave e inumano. Ma ad essi serviva che fosse così. E che fossero altri a compiere i bassi servizi suggerendo loro che quei corpi sono nemici del loro paese, espressioni di una civiltà inferiore, «tu infierisci pure, farai bene», è stato questo il suggerimento. E siccome il sadismo ha sempre una componente sessuale, alla fine tutte le torture finivano con un gesto di morbosità erotica.
Il solo rimedio è la trasparenza: non si possono accettare segreti dove qualcuno detiene un potere straordinario su degli esseri umani inermi. Tutto deve essere esposto alla luce del giorno, conosciuto e controllabile. Altrimenti la lotta al terrorismo in nome della ragione, della democrazia e della tolleranza, diventa una pura buffonata.