giovedì 6 maggio 2004

il trattamento delle malattie psichiatriche

una segnalazione di Licia Pastore

Repubblica 6.5.04
Lettere
La medicina dell'anima
di CORRADO AUGIAS


Egregio dottor Augias, questa è la storia di Raffaele, 28 anni, un lavoro che andava bene, amici cari, svaghi, un nuovo amore. Una vita carica di promesse. Poi la malattia: definita "attacchi di panico" da uno psichiatra di chiara fama. Una terapia durante la quale Raffaele, che conviveva ancora con la madre separata da circa 25 anni dal marito, è migliorato. Sospensione della terapia. Ma, a sospensione appena avvenuta, una crisi psicotica impone un "ricovero obbligatorio". L'ospedale di zona non ha posti e lo invia alla clinica universitaria dove Raffaele è tenuto sotto osservazione e rinviato poi all'Asl di appartenenza. Lì un altro psichiatra parla di depressione bipolare curabile con farmaci. Al rientro del medico capo, Raffaele gli viene affidato. La madre chiede un colloquio. L'impatto è duro. Il medico capo non crede alla depressione di Raffaele. Dodici giorni dopo, periodo in cui Raffaele ha cominciato ad aprirsi, il ragazzo tenta il suicidio. Il medico capo informa la madre e con durezza le chiede al telefono cosa abbia portato quel giorno al figlio. La donna risponde: pigiami e asciugamani; il rasoio lo hanno in dotazione solo i suoi infermieri! La storia della complessa e sofferta separazione dal marito viene ascoltata distrattamente. Date le insistenti richieste di Raffaele sul padre, la madre telefona all'ex marito chiedendogli di raggiungerla a Torino perché parli anche lui con i medici e sia vicino al figlio in un tale momento. Raffaele ha così il permesso di uscire ogni giorno dalle nove del mattino alle nove di sera con i genitori e manifesta il desiderio di andare con il padre in Calabria per un certo periodo; lo psichiatra acconsente. Il medico capo assicura che sentirà Raffaele al telefono ogni settimana e che parlerà anche con il padre! Così avviene, telefonicamente gli viene anche cambiata la terapia. Dopo circa un mese Raffaele, che aveva sospeso le cure eludendo il controllo paterno, si impicca in una casa disabitata di proprietà di suo padre. Questa è la storia di Raffaele, dottor Augias, ma è anche la storia di una psichiatria superficiale, grossolana e approssimativa. Una psichiatria ottocentesca, e da terzo mondo. Questa storia, invece, è accaduta a Torino un anno fa. Le chiedo di farla conoscere, affinché si ponga riparo se sarà possibile. Una madre, la mamma di Raffaele.

Lucia Intartaglia
lucia. intartaglia@aliceposta. it

La tremenda verità è che per il trattamento delle malattie psichiatriche siamo rimasti a metà cammino nonostante un "progetto obiettivo" abbia stabilito le strutture territoriali e ospedaliere di cura e di riabilitazione, realizzate solo in minima parte. Un progetto alternativo presentato mesi fa dal Polo di centrodestra conteneva d'altra parte indicazioni così generiche da far temere la possibilità di reintrodurre sistemi coercitivi che nessuno vorrebbe più vedere. In nessun campo clinico, come nella psichiatria, ciò che aiuta di più è un rapporto stretto e consapevole tra medico e malato. Gli psichiatri più consapevoli sanno che, accanto ai farmaci, la vera cura consiste in questa trasmissione di fiducia che solo un vero medico sa e può dare. Se interpreto bene le straziate parole della signora Intartaglia proprio questo è mancato a Raffaele.