giovedì 15 luglio 2004

i Ds di Napoli in difesa della 180

Repubblica, edizione di Napoli 15.7.04
I DS:
MALATI DI MENTE, NO ALLA CONTRORIFORMA DELLA LEGGE 180
di GIUSEPPE PRIVITERA


La riforma dell´assistenza psichiatrica è ritornata d´attualità e viene, da alcune parti politiche e sociali, ritenuta indispensabile per porre rimedio al "fallimento" della legge 180. Quest´ultima, approvata nel 1978, a compimento di un lungo e coraggioso percorso intrapreso molti anni prima dallo psichiatra triestino Franco Basaglia e da altri autorevoli studiosi, come Sergio Piro, promuoveva una vera "rivoluzione culturale" nel rapporto tra malattia mentale e società. Il nucleo essenziale di quella legge di progresso era costituito dall´obiettivo finale, individuato nella chiusura definitiva dei manicomi, sostituiti da una rete di servizi territoriali, strutture residenziali e riabilitative volte alla presa in carico del paziente nel suo contesto abituale di vita e da reparti ospedalieri per i ricoveri nei momenti d´acuzie, sia in regime obbligatorio che volontario.
Con la 180, finalmente, la complessa patologia mentale viene inquadrata nell´ambito delle problematiche d´ordine sanitario, tant´è che i sostenitori della riforma operarono per l´inserimento, nella legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, la 833/78, di norme specifiche per la salute mentale, riconoscendo al malato gli stessi diritti di ogni cittadino in cura presso un servizio sanitario. La volontarietà dei trattamenti diventa la norma, mentre solo in casi eccezionali si prevede il ricorso al ricovero coatto (Tso) nei servizi di diagnosi e cura (Spdc), istituiti negli ospedali generali con un massimo di 15 posti letto. Da allora l´Italia ha la legislazione più avanzata al mondo in materia di salute mentale.
Vediamo allora di capire perché alcuni parlamentari di centrodestra si sono fatti promotori di un progetto di legge che modifica sostanzialmente la 180. La proposta "Burani Procaccini", che non è l´unica, viene presentata in apertura della legislatura e appare subito come la risposta più superficiale a una diffusa esigenza di maggiore sostegno rivendicato da alcune organizzazioni di familiari dei malati, e a un´opinione pubblica sempre più allarmata da fatti di cronaca. Certo nessuno ignora che una legge, entrata in vigore oltre venticinque anni fa, possa essere aggiornata alla luce dell´esperienza maturata e dei progressi scientifici acquisiti in tempi più recenti. Dobbiamo però intenderci sugli interessi che poniamo in cima a ogni ipotesi di modifica di una norma così importante per la vita di migliaia di persone.
Esaminando il testo più recente del progetto di riforma in discussione nella commissione Affari sociali della Camera, che recepisce altre proposte unificandole, ci troviamo di fronte a uno stravolgimento, nello spirito e nella sostanza, del sistema di assistenza psichiatrica in essere nel nostro Paese. La tutela dei diritti individuali esce ridimensionata, mentre emerge un nuovo "mercato" per le strutture sanitarie private, con prevedibili effetti deprimenti sui servizi pubblici, per i quali, evidentemente, ci saranno sempre meno risorse.
Solo per fare alcuni esempi concreti, all´articolo 4 viene definita la funzione delle nuove Sra (struttura residenziale con assistenza prolungata e continuata), che può essere anche a gestione privata e accreditata, destinata ai pazienti in fase postacuta, «che necessitano di interventi terapeutici e riabilitativi, volontari od obbligatori». Un mix di situazioni e di obiettivi che le renderebbero molto simili ai vecchi manicomi, in grado di assicurare una funzione di mera custodia del paziente, senza parlare poi della concentrazione che si realizzerebbe, per garantire più profitti alle strutture.
La tendenza alla privatizzazione emerge con tutta evidenza all´articolo 9, mentre, osservando il disposto dell´articolo 16, col quale sono abrogati gli articoli 34, 35 e 64 della legge 833/78 di riforma sanitaria, emerge la volontà di riportare la cura delle malattie mentali sotto l´egida di una legislazione speciale che ne accentua il carattere di «strumento di controllo sociale», sacrificando tutti gli sforzi ed i risultati prodotti in questi anni.
L´esame, sia pure parziale, del progetto di legge ci porta a concludere che esso cela il desiderio di spostare risorse dal settore pubblico a quello privato, sacrificando a questo scopo la conquista più importante che portò la legge 180: la piena dignità della persona malata ed il rispetto dei diritti umani. In definitiva, quella che viene spacciata per "riforma psichiatrica" altro non è che un maldestro tentativo di controriforma, che va ostacolato in ogni sede, mentre sarebbe oltremodo auspicabile l´avvio di una verifica approfondita ed estesa dei limiti mostrati dalla normativa attuale, per promuovere quelle innovazioni utili ad alleviare la sofferenza dei malati e dei loro familiari.

L´autore fa parte della direzione provinciale dei Ds