giovedì 15 luglio 2004

le strutture della psichiatria a Roma e nel Lazio:
scontro tra Luigi Cancrini e Tonino Cantelmi

Il Messaggero 14.7.04
IL CASO
Rischiano la chiusura 25 centri terapeutici
di LUIGI CANCRINI


SONO a rischio di chiusura nel corso dell'estate 25 Comunità Terapeutiche psichiatriche che ospitano pazienti di Roma e del Lazio.
Parliamo, scrive il presidente della Fenascop Giampiero di Leo al presidente della regione Lazio Storace, di 350 pazienti e di altrettante famiglie che saranno costrette a riaccoglierli in una fase in cui il lavoro terapeutico è ancora in corso. Parliamo, aggiunge, di 300 lavoratori che non percepiscono stipendi da oltre 6 mesi e che continuano, nonostante tutto, a restare al loro posto. Accanto ai loro pazienti.
Parliamo, aggiungo io, di debiti delle ASL di Roma e del Lazio che si riferiscono agli ultimi tre esercizi finanziari. Di debiti certi e riconosciuti che le ASL semplicemente rifiutano di pagare adducendo "ritardi nell'erogazione dei fondi" da parte della Regione. Poiché non tutti conoscono le procedure che portano al formarsi di questi debiti, tuttavia, credo che sia importante parlarne con qualche dettaglio per mettere in luce l'assurdità di una situazione che finirà per ricadere tutta sulle spalle di quelli che sono sempre gli ultimi degli ultimi: i pazienti psichiatrici.
Il ricovero in Comunità Terapeutica viene deciso dal Dipartimento di Salute Mentale competente per territorio ed è considerato un passaggio importante del progetto terapeutico complessivo di cui il dipartimento resta titolare. La Comunità Terapeutica è un luogo in cui pazienti gravi che non sono più in grado di vivere da soli cercano e spesso trovano un aiuto professionale per il recupero di competenze sociali indispensabili: un luogo, cioè, in cui non ci si limita a contenere le manifestazioni più acute del loro disagio ma si punta sull'obiettivo più ambizioso: di un recupero della persona.
Il che vuol dire, in pratica, che più il dipartimento lavora in un'ottica terapeutica e non contenitiva, più è interessato alla collaborazione con le comunità: collaborazione prevista, del resto, da una voce di spesa apposita con un budget definito ogni anno dalla ASL.
Quando il ricovero in Comunità Terapeutica viene deciso, dunque, i soldi ci sono e ci sono per quella spesa. Quando la Comunità invia le fatture, tuttavia, la ASL prende tempo e arriva alla fine dell'anno. I soldi sono a questo punto "spariti" perché la ASL li ha utilizzati in un altro modo facendo una "distrazione" di fondi: un atto che era e che oggi non è più un atto di rilevanza penale. L' inseguimento del credito diventa a questo punto un'odissea senza fine. Non avendo scopo di lucro e non essendo un soggetto economico la Comunità Terapeutica non può adire le vie legali per ottenere gli interessi sul ritardo. Se si rivolge alle banche per cedere il suo credito, poi, la ASL si oppone e poiché, a norma di una legge del 1865 (questo ha testualmente scritto la ASL RMA), la sua opposizione è sufficiente ad impedire la cessione, la Comunità Terapeutica si ritrova sola con le sue inutili fatture.
Dovendo provvedere, però, agli stipendi degli operatori, al vitto, all'alloggio e alle medicine dei pazienti.
La chiusura delle 25 Comunità Terapeutiche psichiatriche del Lazio e di molte altre strutture del privato sociale si sviluppa così all'interno di un vero e proprio paradosso. Le comunità che muoiono per problemi di ordine finanziario sono in realtà strutture sane dal punto di vista economico. Quelli che mettono gli occhi sulle comunità per comprarle a costo zero sono inevitabilmente, a questo punto, gruppi in grado di usufruire dell'appoggio di finanziarie proprie. La trasformazione che lentamente si compie, con la complicità colpevole di un governo regionale che non interviene è quella legata al passaggio dal privato sociale a quel tipo di privato speculativo che gestisce, nel Lazio, un numero di case di cura psichiatriche private che è la metà di quelle presenti sull'intero territorio nazionale. Case di cura sempre strapiene che riempiono i pazienti di farmaci, che sembrano incapaci, abitualmente, di formulare progetti terapeutici e che percepiscono però rette di degenza che sono il doppio di quelle previste per le comunità.
Come accade spesso dove si parla di "deregulation" le amministrazioni non sembrano porsi il problema di quanto spendono. Più prosaicamente sembrano preoccupate del "per chi" li spendono. Con tanti saluti in questo caso alla legge di civiltà voluta da Basaglia (che è tanto facile criticare quando si fa di tutto per sabotarla), ai diritti dei pazienti psichiatrici e alle legittime aspettative delle loro famiglie.

Il Messaggero 15.7.04
La Regione replica a Cancrini
«Psichiatria, apocalisse irreale»
di TONINO CANTELMI*


Comunità terapeutiche che non sono più in grado di vivere benché siano «finanziariamente sane» a causa dei ritardi nell’erogazione dei fondi regionali. Finanziamenti stanziati e poi “distratti” su altri capitoli. Trecento dipendenti non pagati da 6 mesi e 350 pazienti gravi che tengono in ansia le loro famiglie, un giorno forse obbligate a riaccoglierli. Questa la situazione descritta dal professor Luigi Cancrini in un articolo pubblicato ieri sul Messaggero. Una situazione, secondo il docente universitario, frutto non solo di difficoltà di bilancio ma anche di scelte psichiatriche. Alle osservazioni e alle critiche sollevate da Cancrini replica oggi la Regione Lazio con questa lettera di Tonino Cantelmi.

E' incredibile leggere quanto scritto dal prof. Cancrini sulle strutture psichiatriche del Lazio. E' doveroso chiarire alcuni punti e smentire certe inesattezze che riguardano un settore delicato: la salute mentale. Gli scenari apocalittici disegnati non sono reali e disinformare danneggia i pazienti delle Comunità Terapeutiche del Lazio e chi lavora per tutelarli. Cominciamo dai numeri: le strutture residenziali sono oltre cento (e non 25), per un totale di circa 1.360 posti residenza (il 60% privati autorizzati e il 40% pubblici).
Questo dato dimostra lo sforzo compiuto dalla Regione che ha superato gli obiettivi strutturali previsti dal Progetto Obiettivo Nazionale e Regionale: nessun intento di ridurre, anzi, la Regione continua ad autorizzare strutture residenziali e ad aprirne di pubbliche. Ciò perché siamo consapevoli che per le acuzie e le postacuzie c'è necessità di posti letto specializzati e che nel processo terapeutico le strutture residenziali riabilitative svolgono una funzione importante. Veniamo al problema del finanziamento che Cancrini amplifica, prendendo spunto dal ritardo di alcune Asl nell'erogare i compensi alle Comunità, dandone una fantasiosa lettura politica. I ritardi, che esistono fin dagli anni Novanta, riguardano alcune strutture a gestione autonoma che svolgono il loro prezioso lavoro attraverso convenzioni con le Asl. La Regione puntualmente eroga alle Asl quanto dovuto, ma nella gestione del budget le Asl si organizzano con priorità proprie. La Giunta, consapevole dell'importanza del lavoro svolto dalle Comunità, venerdì scorso ha definito una nuova modalità di finanziamento per i gestori di strutture psichiatriche, attraverso la centralizzazione dei pagamenti da parte della Regione che partirà a fine mese. Questo, con l'intento di restituire a pazienti, familiari e operatori la dovuta serenità.
A margine, vorrei sottolineare che forse il prof. Cancrini dimentica gli straordinari progressi delle neuroscienze e della psicofarmacologia, riportando pregiudizi contro il farmaco che appartengono ormai ad un passato lontano e offende l'operato di centinaia di operatori che lavorano nelle case di cura, accusandoli di "riempire di farmaci i pazienti". Così non è, infatti con un accordo storico voluto dalla Regione, le case di cura neuropsichiatriche stanno per compiere un processo di riconversione con un'ampia integrazione con i Dipartimenti di salute mentale per rispondere ai bisogni non solo nell'acuzie, ma anche nelle fasi postacute, con ricoveri prolungati. Inoltre, la Regione per la prima volta ha affrontato il problema delle strutture per la cosiddetta doppia diagnosi (pazienti affetti da patologie psichiatriche e da forme di abuso da sostanze). Infatti, nel processo di riconversione delle case di cura alcuni posti letto sono stati destinati per rispondere a questo bisogno. In Italia questa è una novità che pone il Lazio all'avanguardia e che non merita certo i giudizi ingenerosi del prof. Cancrini. Per mettere ordine sul piano normativo, sono appena state ridisegnate le tipologie delle strutture residenziali riabilitative, in accordo con la Fenascop e con i rappresentanti delle stesse strutture e sta per essere licenziato il nuovo regolamento per il settore. Di fronte ad un impegno così deciso, è assurdo leggere, come dice Cancrini, che la Regione abbia abbandonato a se stesso un settore così delicato.

* Responsabile area psichiatria Regione Lazio