Corriere della Sera 3.7.04
Campanella inedito contro Machiavelli
di ARMANDO TORNO
E’ stata ritrovata nei manoscritti anonimi della Biblioteca Vaticana un’opera in italiano di Tommaso Campanella che si pensava perduta. Si intitola L’ateismo trionfato . La scoperta si deve a Germana Ernst, docente all’Università di Roma Tre, una delle più tenaci cacciatrici di inediti campanelliani. A lei dobbiamo anche la miglior raccolta contemporanea di opere del filosofo calabrese, pubblicata nel 1999 nei classici del Poligrafico dello Stato, contenente ben sedici testi. Per parlare de L’ateismo trionfato conviene fare un salto indietro nel tempo, recarci a Napoli e sbirciare nella corrispondenza del nunzio partenopeo, monsignor Deodato Gentile. Tra le sue lettere, soffermiamoci su quella del 9 aprile 1615, indirizzata al cardinale Scipione Borghese che, tra l’altro, era protettore dell’Ordine domenicano, a cui fra Tommaso più o meno degnamente apparteneva: «Da quattro o sei giorni in qua m’è capitato alle mani un libro scritto in lingua volgare... del Campanella, il cui carattere mi è molto ben noto e ha per titolo l’ Atheismo trionfato , ovvero Riconoscimento filosofico della religione ». All’occhio sagace del nunzio non sfuggivano le astuzie di cui era capace il frate: «... per quel poco che ne ho potuto sin hora raccogliere è pieno delli suoi antichi errori e atheismi, se ben mascherati con titolo di pietà e religione».
Il 23 aprile di quel medesimo anno, nella riunione dei cardinali dell’Inquisizione, papa Paolo V sollecitava l’invio di quel testo a Roma, senza dimenticarsi di raccomandare a chi di dovere che al prigioniero Campanella fosse impedito di scrivere. Il 7 maggio il libro era giunto e la congregazione inquisitoriale poteva consegnarlo al cardinale Agostino Galamini, per una lettura e un parere. Inutile poi inseguire la storia del libro: il manoscritto ritrovato da Germana Ernst è proprio questo, o meglio è l’autografo che Campanella aveva con sé nella cella di Castel Nuovo e che fu sequestrato all’inizio di aprile. Va detto che le improvvise e continue perquisizioni causarono la dispersione di alcuni suoi libri, come gli Astronomica ; altri, come la Metaphysica , furono riscritti con la tenacia e con la memoria formidabili del filosofo. La redazione italiana de ll’ Ateismo fu creduta smarrita; dell’opera era nota la sola versione latina, anzi addirittura si dubitava dell’esistenza di un originale in volgare.
Ma che cosa contiene il libro? Per rispondere a questa domanda, occorre ricordare che Campanella enunciò promesse mirabili, a cominciare dalla conversione degli eretici (prevedeva di recarsi in Germania lasciando parenti e discepoli in ostaggio); altre volte propose - nella Città del Sole e nelle Lettere - invenzioni tra le più curiose, come far cavalcare i soldati senza l’impaccio delle briglie, o muovere i carri con il vento, o addirittura procurare che «li vascelli senza remi navighino ancora senza vento». La parte più grossa di queste promesse è dedicata ai libri utili alla cristianità. E tra i progetti ecco, nella lettera al cardinale Odoardo Farnese del 30 agosto 1606, «un volume contra politici e machiavellisti, che son la peste di questo secolo». Egli voleva mostrare loro «con novi ed efficaci argomenti quanto s’ingannano nella dottrina dell’anima ed in pensar che la religione sia arte di stato».
Ora, L’ateismo trionfato è proprio il trattato che Campanella considera il suo contributo all’antimachiavellismo e in cui cerca di sostenere che la religione è una virtus naturale, intrinseca in ogni manifestazione del creato. Chi seguiva i suggerimenti del segretario fiorentino la considerava invece una finzione, uno strumento pratico per conseguire e rafforzare il potere.
Il manoscritto autografo e l’edizione critica dell’ Ateismo sono appena stati pubblicati in due volumi nelle edizioni, dirette da Michele Ciliberto, della Scuola Normale Superiore di Pisa. L’aver riproposto il testo campanelliano, così come l’ha lasciato il filosofo, con mille correzioni e ripensamenti, è già di per sé un avvenimento. Questo, d’altra parte, è anche l’autografo più corposo che abbiamo del frate che si finse pazzo per sfuggire all’esecuzione (e ci riuscì). Perché poi in queste pagine gli inquisitori sentirono odore di zolfo, è un’altra storia. Di certo si insospettirono del suo amore per la natura e per il ruolo ristretto concesso alla Grazia divina. Ora, con il ritrovamento dell’originale, vengono di nuovo beffati: Campanella è restituito senza le successive correzioni che fece alle sue pagine per parare i colpi dei censori.
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