Repubblica 4.7.04
LA SCOPERTA
La divinità è l'antenata di quella delle pitture già rinvenute. Così si comprenderà meglio la vita nell'area
La Venere dei Sanniti a Pompei eccezionale scoperta negli scavi
E nelle terme vicino al tempio le vergini erano iniziate al sesso
di STELLA CERVASIO
POMPEI - Un´antenata di Venere torna alla luce negli Scavi di Pompei. Uno scavo archeologico trova il tempio di Mefite, l´Afrodite dei Sanniti e corregge il tiro sul popolo rude e guerriero, che prima dei romani aveva tracciato gli attuali confini alla città distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C.. Scavando sotto il tempio dedicato alla Venere Sillana che dà le spalle alla Porta Marina, lo studioso Emmanuele Curti dell´Università di Matera ha trovato resti di un tempio dell´epoca in cui Pompei era abitata dal popolo che per mezzo secolo impegnò Roma nelle guerre sannite, da alleato divenne nemico e per questo fu sterminato.
La scoperta è nel fronte sud occidentale degli Scavi: un edificio con porticato e cisterne del III secolo avanti Cristo, un tempio dedicato a una divinità femminile, forse Mefite, dea sotterranea che proteggeva il bestiame e le acque precedendo Venere, che spesso si trova a tutela dei porti. «Anche la Venere Fisica raffigurata in due pitture pompeiane - spiega l´archeologo - in quanto divinità che collega il cielo alla terra, la vita alla morte, aveva un manto stellato, che assomiglia molto a quello della Madonna del santuario della Pompei moderna».
Lo scavo è durato due settimane. «I risultati - dice Curti - sono di enorme interesse, non solo per l´individuazione e la ri-datazione delle varie fasi di vita dell´area. È un passo avanti nella comprensione della relazione tra spazi pubblici e privati di questo settore cruciale della città, a metà strada tra il Foro e l´aria esterna di Porta Marina, dove forse c´erano dei bacini portuali». Curti è originario di Perugia, ha studiato con due grandi nomi dell´archeologia, Filippo Coarelli e Mario Torelli, ha lavorato per dieci anni al Birkbeck College dell´Università di Londra ed è tornato con un progetto del "rientro dei cervelli" all´Università di Basilicata. Il suo studio ha ottenuto fondi per 80 mila euro, serviti a realizzare la campagna di scavo in collaborazione con la Soprintendenza di Pompei diretta da Pier Giovanni Guzzo. Il progetto è in sintonia con le scelte della Soprintendenza, che da anni ha trasformato Pompei in un laboratorio per studiosi di tutte le nazionalità che procedono per approcci sistematici alle diverse aree.
Seguendo questo criterio, accanto al tempio della Venere dei Sanniti è affiorato un impianto termale di epoca successiva dove, secondo l´archeologo, si praticava la prostituzione sacra. Protagoniste di questi riti di passaggio che nel terzo e secondo secolo viene affidato a professioniste del sesso, in un primo tempo sono ragazze anche di famiglia aristocratica, che perdono la verginità al riparo del "recinto sacro" in cambio di una moneta da conservare per il resto della vita, il lasciapassare per il matrimonio. Dalle due profonde cisterne del tempio sannita sono tornati alla luce centinaia di reperti, terracotte votive con piccoli eroi antenati dei puttini, monete, ossa, lucerne, piattelli, blocchetti di porpora usate dalle adolescenti per truccarsi prima degli incontri e le conchiglie da cui si estraeva il colore rosso.
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