martedì 7 settembre 2004

citato al Lunedì
autorizzata la clonazione di staminali in Gran Bretagna

Repubblica 12.8.02
Da embrioni di 14 giorni staminali contro infarto e diabete
Londra, sì alla clonazione umana Ma sarà solo a scopi terapeutici
Dopo sette mesi di discussione l' Autorithy britannica ha concesso il via libera agli esperimenti L'università di Newcastle condurrà ricerche anche su morbo di Parkinson e Alzheimer. Primi risultati tra 5 anni
ELENA DUSI


ROMA - La clonazione umana esce per la prima volta dall' illegalità. Accade in Gran Bretagna, e solo a fini terapeutici. L' università di Newcastle ha ottenuto ieri, dopo sette mesi, il via libera dall' Hfea (Human fertilisation and embryology authority). Nei suoi laboratori si potrà ora clonare un embrione umano, farlo sviluppare per 14 giorni al massimo e poi utilizzare le cellule staminali per scopi di ricerca medica. Obiettivo finale: creare tessuti sani per curare le malattie causate da una degenerazione cellulare. Il diabete, per esempio, in cui le cellule del pancreas non producono insulina. L' infarto, quando l' interruzione del flusso sanguigno causa la morte del tessuto muscolare e il cuore non riesce più a contrarsi. O ancora l' osteoporosi, le ustioni, il Parkinson o l' Alzheimer. Miodrag Stojkovic, responsabile del progetto di ricerca, è pronto a partire. Ma tra il prelievo di cellule staminali dagli embrioni e la loro trasformazione in tessuto sano, disponibile per un trapianto, corrono ancora anni di ricerca. Almeno cinque, avvertono gli scienziati di Newcastle. «La nostra ricerca - ha dichiarato Alison Murdoch del Newcastle Fertility Centre alla Bbc - ci permetterà di penetrare i segreti di molte malattie. Ma occorreranno realisticamente almeno cinque anni per passare dal laboratorio ai primi test clinici sull' uomo». Con il via libera ottenuto ieri dall' Hfea, i britannici si apprestano a effettuare il primo tentativo di clonazione umana alla luce del sole. Tra i precedenti - fatta eccezione per gli annunci mai provati della setta dei Raeliani o di alcuni ginecologi, fra cui l' italiano Severino Antinori - si registra solo un caso in Corea del Sud. A febbraio un' equipe mista sudcoreana e statunitense era riuscita a clonare trenta embrioni con la stessa tecnica usata nel 1997 per la pecora Dolly. I risultati dell' esperimento erano stati vagliati dalla comunità scientifica e pubblicati sulla rivista Science. La clonazione terapeutica in Gran Bretagna era stata resa legale da una legge del 2001, ma rimane sottoposta all' autorizzazione dell' Hfea. Nessun gruppo di ricerca aveva finora presentato richiesta. Solo l' equipe di Newcastle si era fatta avanti e ieri l' Autorità ha fornito il suo responso positivo. Rimane bandita in Gran Bretagna la clonazione a fini riproduttivi (in cui, anziché arrestare lo sviluppo dell' embrione al quattordicesimo giorno, si prosegue con l' impianto nell' utero e il completamento della gravidanza), punibile con dieci anni di carcere. L' autorizzazione concessa allo Stem Cell Group dell' Istituto di genetica umana dell' università di Newcastle è valida intanto per un anno. Secondo Suzi Leather, segretaria dell' Hfea: «L' area di ricerca è molto promettente. Quello che abbiamo autorizzato è un uso responsabile della tecnologia. Siamo qui per vigilare e sottoporre gli esperimenti a continui controlli». Ma in Gran Bretagna non sono mancate le proteste. Sei esperti di bioetica hanno scritto una lettera all' Autorità chiedendole di revocare l' autorizzazione. «Ricerche di questo tipo rappresentano uno spreco di denaro pubblico e un superamento dei limiti dell' etica», ha dichiarato David King, biologo molecolare, uno dei firmatari della petizione. Per la clonazione saranno utilizzate cellule uovo cedute volontariamente da donne che si sono sottoposte a trattamento per la fecondazione in vitro. Si useranno ovuli in eccesso, destinati alla distruzione. Il nucleo verrà prelevato da una cellula della pelle della persona da curare. L' embrione clonato in questo modo avrà il patrimonio genetico dell' individuo malato, e al momento del trapianto non ci sarà alcun problema di rigetto.

Repubblica 13.8.04
Da embrioni di 14 giorni staminali contro infarto e diabete
Londra, sì alla clonazione umana Ma sarà solo a scopi terapeutici
Dopo sette mesi di discussione l' Autorithy britannica ha concesso il via libera agli esperimenti L' università di Newcastle condurrà ricerche anche su morbo di Parkinson e Alzheimer. Primi risultati tra 5 anni
ELENA DUSI


ROMA - La clonazione umana esce per la prima volta dall' illegalità. Accade in Gran Bretagna, e solo a fini terapeutici. L' università di Newcastle ha ottenuto ieri, dopo sette mesi, il via libera dall' Hfea (Human fertilisation and embryology authority). Nei suoi laboratori si potrà ora clonare un embrione umano, farlo sviluppare per 14 giorni al massimo e poi utilizzare le cellule staminali per scopi di ricerca medica. Obiettivo finale: creare tessuti sani per curare le malattie causate da una degenerazione cellulare. Il diabete, per esempio, in cui le cellule del pancreas non producono insulina. L' infarto, quando l' interruzione del flusso sanguigno causa la morte del tessuto muscolare e il cuore non riesce più a contrarsi. O ancora l' osteoporosi, le ustioni, il Parkinson o l' Alzheimer. Miodrag Stojkovic, responsabile del progetto di ricerca, è pronto a partire. Ma tra il prelievo di cellule staminali dagli embrioni e la loro trasformazione in tessuto sano, disponibile per un trapianto, corrono ancora anni di ricerca. Almeno cinque, avvertono gli scienziati di Newcastle. «La nostra ricerca - ha dichiarato Alison Murdoch del Newcastle Fertility Centre alla Bbc - ci permetterà di penetrare i segreti di molte malattie. Ma occorreranno realisticamente almeno cinque anni per passare dal laboratorio ai primi test clinici sull' uomo». Con il via libera ottenuto ieri dall' Hfea, i britannici si apprestano a effettuare il primo tentativo di clonazione umana alla luce del sole. Tra i precedenti - fatta eccezione per gli annunci mai provati della setta dei Raeliani o di alcuni ginecologi, fra cui l' italiano Severino Antinori - si registra solo un caso in Corea del Sud. A febbraio un' equipe mista sudcoreana e statunitense era riuscita a clonare trenta embrioni con la stessa tecnica usata nel 1997 per la pecora Dolly. I risultati dell' esperimento erano stati vagliati dalla comunità scientifica e pubblicati sulla rivista Science. La clonazione terapeutica in Gran Bretagna era stata resa legale da una legge del 2001, ma rimane sottoposta all' autorizzazione dell' Hfea. Nessun gruppo di ricerca aveva finora presentato richiesta. Solo l' equipe di Newcastle si era fatta avanti e ieri l' Autorità ha fornito il suo responso positivo. Rimane bandita in Gran Bretagna la clonazione a fini riproduttivi (in cui, anziché arrestare lo sviluppo dell' embrione al quattordicesimo giorno, si prosegue con l' impianto nell' utero e il completamento della gravidanza), punibile con dieci anni di carcere. L' autorizzazione concessa allo Stem Cell Group dell' Istituto di genetica umana dell' università di Newcastle è valida intanto per un anno. Secondo Suzi Leather, segretaria dell' Hfea: «L' area di ricerca è molto promettente. Quello che abbiamo autorizzato è un uso responsabile della tecnologia. Siamo qui per vigilare e sottoporre gli esperimenti a continui controlli». Ma in Gran Bretagna non sono mancate le proteste. Sei esperti di bioetica hanno scritto una lettera all' Autorità chiedendole di revocare l' autorizzazione. «Ricerche di questo tipo rappresentano uno spreco di denaro pubblico e un superamento dei limiti dell' etica», ha dichiarato David King, biologo molecolare, uno dei firmatari della petizione. Per la clonazione saranno utilizzate cellule uovo cedute volontariamente da donne che si sono sottoposte a trattamento per la fecondazione in vitro. Si useranno ovuli in eccesso, destinati alla distruzione. Il nucleo verrà prelevato da una cellula della pelle della persona da curare. L' embrione clonato in questo modo avrà il patrimonio genetico dell' individuo malato, e al momento del trapianto non ci sarà alcun problema di rigetto.

Repubblica 13.8.04
Usa, appello degli scienziati a Bush. La Ue: nessun progetto comunitario

Più soldi per studiare la clonazione
le frontiere della scienza Fa discutere la scelta inglese. Divisi politici, scienziati e intellettuali I tedeschi: divieto internazionale La condanna dei cattolici: è contro il progetto di Dio. Il radicale Luca Coscioni: grazie alla Gran Bretagna
MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA - Senza frontiere. La scelta inglese di autorizzare la produzione di cellule staminali embrionali sta facendo discutere il mondo. Al di là dei maggiori o minori investimenti sulla ricerca i quesiti etici dividono politici, scienziati e intellettuali in Europa come negli Stati Uniti, in Italia come in Germania e nel resto d' Europa. Proprio dalla Ue arriva un altolà a chi invoca gli organismi comunitari perché indichino parametri e protocolli "unificati" sulla ricerca. La risposta della commissione europea è stata però netta. «Non abbiamo nessun tipo di progetto a livello comunitario riguardo alla clonazione, spetta agli stati membri averne uno, noi rispettiamo le loro posizioni e i loro progetti», così ha commentato una portavoce di Bruxelles. Ognuno decida per sé dunque, anche se di fronte ad un mondo globalizzato com' è quello della ricerca sembra difficile ipotizzare recinti. Perché se l' Inghilterra autorizza gli Stati Uniti vietano. In un appello pubblicato ieri sul New England Journal of Medicine i ricercatori Usa chiedono più finanziamenti precisando che nonostante le restrizioni imposte nel 2001 dal presidente George Bush la ricerca sta andando avanti. «La scienza delle cellule staminali embrionali umane sta vivendo la sua infanzia e le attuali politiche minacciano di indebolire questo settore in una fase critica - scrive nell' appello George Daley, esperto dell' università di Harvard - La ricerca in questo campo, procede a passi da gigante, tanto che a tre anni esatti dall' agosto 2001, data del «no» del presidente degli Stati Uniti, le linee di cellule derivate da embrioni sono più che triplicate: alle 60 di allora se ne sono aggiunte 128. Molte di queste sono state ottenute negli Stati Uniti, da gruppi di ricerca che hanno utilizzato fondi privati». Mentre in Italia la polemica è più intensa che mai, con Alessandra Mussolini che parla di «aberrazione assoluta», e l' Osservatore Romano afferma che «ancora una volta viene perpetrato il tentativo di scardinare il progetto creativo di Dio sull' uomo», la Germania si schiera con linea più dura. Le organizzazioni mediche hanno chiesto infatti alle Ue il divieto della clonazione (proibita in Germania) su scala internazionale. Secondo i medici tedeschi, sotto la copertura della libertà di ricerca si affossa l' indivisibilità della dignità umana. Forte la presa di posizione del presidente dei radicali italiani Luca Coscioni. «Dobbiamo tutti ringraziare la Gran Bretagna. Io, dalla carrozzina alla quale mi costringe il macigno della sclerosi laterale amiotrofica, personalmente, ringrazio il Primo Ministro Blair che consente a me e a milioni di persone in Italia e nel mondo di avere davanti una luce, se non per noi per coloro che saranno in futuro colpiti da malattie oggi incurabili. L' unica strada possibile è il referendum». Così il dibattito sconfina dentro i giochi politici d' estate. Mauro Fabris presidente dei senatori dell' Udeur, invita infatti il presidente del Consiglio ad intervenire e a rompere il silenzio su un tema così delicato. «Proprio in questi giorni - afferma Fabris - Berlusconi sta cercando di aprire le porte della Cdl a quel Partito Radicale, che da sempre è strenuo sostenitore della clonazione e il cui segretario non ha perso un minuto per parlare di grande giornata per l' umanità. Non vorremmo che su una materia tanto delicata Palazzo Chigi preferisca ancora una volta la politica del silenzio, come è avvenuto nella polemica di questi giorni, tutta interna a Forza Italia, sull' intenzione di un ticket per il secondo aborto». Sul fronte scientifico le posizioni sono variegate ma quasi tutte a favore. A cominciare da Giuseppe Novelli, professore di genetica all' università romana di Tor Vergata e in Arkansas. «Il problema sono le regole e la verità scientifica. Si parla di embrioni clonati, ma l' inserimento del nucleo in un ovocita vuoto non dà luogo, automaticamente ad un embrione. E' semplicemente un ammasso di cellule. Certo se poi questo insieme viene coltivato, fatto crescere, allora si può arrivare all' embrione. Ma questo non serve al fine di produrre cellule staminali. Il punto è creare dei confini, non ostacolare la ricerca ma impedire che si trasformi in manipolazione della vita. E' esattamente quello che hanno fatto gli scienziati inglesi: il loro progetto ha degli steccati invalicabili, ci sarà uno stretto controllo sul loro lavoro. Ed è la strada giusta: lo studio sulle cellule embrionali è troppo importante perché venga fermato da prese di posizioni ideologiche e non competenti».