domenica 5 settembre 2004

Emanuele Severino

Corriere della Sera 05 Settembre 2004
IL FILOSOFO «SCOMUNICATO» DAL SANT’UFFIZIO
Severino: attenti, il nuovo terrorismo è la Tecnica
«I terroristi di oggi sarebbero impensabili senza l’uso dei media»
«Lo scontro di civiltà? Islam e Cristianesimo entrambi figli di Atene»


LA prima parola è il silenzio, pietas. La seconda, davanti al massacro di bambini di Beslan, è «il nuovo terrorismo ceceno dimostra che la tesi dello scontro di civiltà è sbagliata». Lo scontro non è tra Islam e Cristianesimo, «rami» dello stesso albero, la filosofia greca; lo scontro è interno all’Occidente, «tra il grande Passato e la temperie filosofica degli ultimi due secoli che nega nel modo più radicale quel Passato, alimentata com’è dall’idea nietzscheana della morte di dio».
Emanuele Severino è nella sua casa in provincia di Brescia, dietro di lui pareti tappezzate di libri, l’amato Parmenide, che gli costò in anni remoti la «scomunica» da parte del Sant’Uffizio, il cristallino Platone «da cui tutto comincia», i padri della Chiesa significativamente accanto ai fratelli arabi, Avicenna e Averroè, poi il saturnino Nietzsche, emblema della follia della modernità, e il cosmico Leopardi. Davanti, un pianeta che non è bello guardare neanche con gli occhi della sophia, l’antica saggezza greca. Commozione e dolore, chi non li ha provati davanti alle foto dei ragazzini osseti? Ma poi come capire cosa succede al mondo tre anni dopo l’11 settembre, massacri di bambini, teatri presi in ostaggio, sgozzamenti senza quartiere, guerre preventive? «Il quadro di fondo, dice Severino, non cambia per questa raccapricciante vicenda di Beslan. Sì, c’è una intensificazione della violenza, una radicalizzazione quantitativa del livello di terrore: ma il quadro che lo determina resta lo stesso». E bisogna guardare questo quadro anche per capire l’Ossezia.
Il filosofo sta parlando di dinamiche fondamentali attraverso le quali l’Occidente è (divenuto) quello che è oggi, il bersaglio di un’offensiva e il teatro di una guerra. Per comprenderle, suggerisce, partiamo dalle idée reçues con le quali si cerca di rendere accessibile l’assurdo del terrorismo. Per esempio l’idea di Samuel Huntington: «Io sono convinto che la tesi dello scontro di civiltà sia sbagliata: al di sotto della superficie, che pure raggiunge livelli di cruenza e radicalità inauditi (le stragi, i sequestri, la stessa guerra americana in Iraq), esiste poi una conflittualità molto più radicale e profonda di quella, presunta, tra Islam e Cristianesimo. Questa conflittualità è la culla di ogni evento sanguinoso al quale assistiano oggi, ed è la conflittualità tra il Passato e gli ultimi due secoli, espressi dalla sentenza nietzscheana che dio è morto».
Facciamo un passo indietro, per arrivarci: perché Islam e Cristianesimo non sono nemici? «Perché appartengono allo stesso titolo a questo Passato dell’Occidente al quale alludo. Due culture che paiono nemiche sono invece solidali poiché si radicano entrambe nel pensiero greco, sono rami del medesimo tronco. Sia il Nuovo testamento (e i padri della Chiesa) sia il Corano nascono sulle stesse categorie: la filosofia greca. L’operazione che fa Tommaso, mostrare come la filosofia greca sia il piedistallo della Rivelazione, è la stessa che fa Avicenna quando dice che i preambula fidei sono nel pensiero greco. Non capirlo significa precludersi anche l’accesso a una strage come quella in Ossezia».
Islam e Cristianesimo non solo non sono nemici, ma hanno lo stesso nemico: «Il nemico comune è la distruzione del divino da parte della modernità, cioè la laicità radicale del mondo». Senonché la lettura fondamentalista assume l’Islam come l’anti-Occidente, anziché come un figlio dell’Occidente: «L’Islam non centra il punto quando dice che il grande Satana è l’egoismo, l’erotismo, la superficialità dei costumi occidentali. Il punto centrale è invece la negazione di dio operata dalla modernità, davanti alla quale l’Islam dovrebbe sentirsi solidale col Cristianesimo».
L’abbaglio, e dunque la contrapposizione dei due «nemici», è inevitabile? «Direi che Islam e Cristianesmo vengono avvertiti in questa mortale contrapposizione solo dagli integralismi di entrambe le parti. La larga maggioranza degli islamici e dei cristiani non la pensa così». Naturalmente, posto che il «tronco» è lo stesso, i «rami» sono poi molto diversi: «Mentre il Cristianesismo ha dovuto fare i conti con la modernità e la sua critica durissima (anche quando Giordano Bruno ardeva sul rogo esisteva una coscienza culturale europea che metteva sotto giudizio i suoi giudici), l’Islam dal punto di vista del rapporto col moderno è rimasto al Medioevo».
Siamo a un punto di non ritorno delle tensioni e del terrore? «In questa chiacchierata c’è un convitato di pietra: la Tecnica. Finora le forze che hanno prevalso nel mondo, ieri capitalismo e comunismo, oggi democrazia capitalismo Cristianesimo Islam e quella forma di capitalismo comunista che è la Cina, si sono servite della Tecnica come strumento. Ma lo strumento sta diventando un fine in sé. Tra qualche tempo sarà la Tecnica a servirsi dei suoi attuali padroni, proprio perché il divino è morto, e la Tecnica non ha più limiti. Basta guardare alla superpotenza americana, sempre più al servizio dell’apparato tecnico-scientifico con il quale pianificava il dominio sul mondo».
Il futuro è fosco. «A breve e medio termine siamo in una guerra, una guerra che è cominciata ben prima dell’11 settembre, da quando è finita la tensione Usa-Urss. A lungo termine la Tecnica prenderà totalmente la scena, andando incontro alla terribile vocazione naturale dell’uomo, la Volontà di Potenza, l’uomo che concepisce se stesso come Volontà di Potenza». I terroristi globali ne sono come dei prototipi: «Oggi evidentissimamente si servono della Tecnica, cercano la visibilità mediatica, se non ci fosse quella non farebbero probabilmente nulla di quanto stanno facendo. Poi sarà la Tecnica a servirsi di loro, dell’Islam come della democrazia, per imporre solo se stessa».
È l’uomo che ha ammazzato dio, e si pensa onnipotente. «Esiste un altro uomo?», domanda Severino. Forse, ma è invisibile nel mondo piccolo del terrore globale.