Il Gazzettino di Venezia Venerdì, 24 Settembre 2004
DALL’AUSTRALIA
L'occhio vede quello che il cervello vuole vedere
Sydney. «Non credo ai miei occhi» può essere solo un modo di dire, ma ha in sè qualcosa di molto vero. Come conferma una nuova ricerca australiana, ciò che vediamo è influenzato da ciò che il nostro cervello si aspetta di vedere, al punto da sopprimere le immagini che non concordano con la sua interpretazione degli eventi.
Gli psicologi dell'università di Sydney, nello studio appena pubblicato sulla rivista Current Biology, suggeriscono che vi è un circuito di feedback che consente al cervello di alterare la percezione visiva. I risultati gettano letteralmente nuova luce su come i segnali nel cervello consentano alle aspettative di influenzare ciò che vediamo.
La visione è il nostro patrimonio più prezioso, spiega il prof. Colin Clifford che ha guidato lo studio. Spesso però il cervello riceve solo spezzoni incompleti o ambigui di informazioni, perché le persone si muovono velocemente, l'illuminazione è scarsa, o la persona si sta concentrando sul qualcos'altro. «Il nostro cervello è costantemente al lavoro per riempire i vuoti e costruire la migliore interpretazione possibile di ciò che avviene all'esterno», spiega Clifford. «E la visione che ci fornisce si può rivelare assai più soggettiva di quanto ci aspetteremmo».
Nelle sperimentazioni, venivano mostrate alle persone due immagini molto differenti e incompatibili, una per ogni occhio, sfruttando un idea nota come «rivalità binoculare». Normalmente il cervello fonde insieme le visioni leggermente differenti prodotte da ciascuno occhio. Se le immagini sono molto differenti fra loro, si crea una rivalità, un processo per il quale l'immagine vista da un occhio è percepita e l'altra soppressa.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»