domenica 10 ottobre 2004

Boncinelli: «troppe bugie su clonazione e biotecnologie»

L'Eco di Bergamo 10.10.04
Edoardo Boncinelli: troppe bugie su clonazione e biotecnologie
di Susanna Pesenti

Un invito a pensare bene, a pesare le parole. Soprattutto giornalisti e medici devono darsi una calmata, perché i «si dice» su celllule staminali, clonazione riproduttiva animale, clonazione terapeutica umana, stanno diventando un cocktail infernale di mezze verità, approssimazioni e franche bugie che impediscono non solo alla gente comune, ma agli stessi scienziati di avere un'idea chiara delle questioni in gioco. L'hanno detto, in maniera diversa, lo zoologo Carlo Alberto Redi, il biotecnologo Cesare Galli, il medico Giuseppe Remuzzi, il biologo Edoardo Boncinelli. Basta polveroni, cerchiamo di essere onesti a livello scientifico, avremo una base comune di informazione sulla quale potremo modulare le convinzioni di ciascuno e quindi arrivare ad esprimere un giudizio motivato come cittadini.«Le cellule staminali e la tecnologia che le circonda sono una grande promessa che non sappiamo quando si realizzerà». Edoardo Boncinelli, in maglietta con il logo di BergamoScienza, precisa per il cronista la sua posizione e riepiloga: «La clonazione l'avete inventata voi dei media. In laboratorio si è sempre detto clonaggio. Dieci anni fa si riuscì a far ringiovanire le cellule già caratterizzate fino allo stadio ancora indifferenziato, primo passo per ricostruire in laboratorio tessuti o organi per i trapianti. Ma per indirizzare le cellule occorrono le sostanze induttrici, che sono proteine. Sono molte e ne conosciamo solo due o tre. In alcuni casi potrebbe essere necessario anche un "ambiente" che contenga gli induttori. C'è tantissima ricerca da fare ancora. Ma di questo non parla mai nessuno...». Secondo punto: le cellule devono essere ancora in grado di riprodursi, non troppo differenziate e ancora disposte a farsi indirizzare. «Queste tre condizioni definiscono le cellule staminali che si trovano nell'embrione fino a 16 cellule, nell'embrione di qualche centinaio di cellule, nel feto, nel cordone ombelicale, e nell'adulto nel midollo osseo, nelle mucose e nel cervello. Quali cellule adoperare? In questo momento, onestamente, nessuno può sapere se le cellule adulte sono in grado di dare tutti i tipi di tessuto, se sono cioè totipotenti. Se lo fossero, avremmo risolto tutti i problemi etici». Gli eventuali tessuti o organi prodotti in laboratorio per essere utili devono essere compatibili, quindi provenire da cellule del soggetto. L'altra strada è prendere le cellule staminali da un embrione costruito con un nucleo ad hoc. Ma per molti non è lecito. «La questione è semplice - risponde il biologo - Se l'embrione prima di due settimane è un essere umano, questa tecnica non si deve adoperare perché non si usa un essere umano per salvarne un altro. Se non è un essere umano, il problema non si pone. É la società che deve dire che cosa si fa, che cosa no, che cosa può essere fatto gratis, che cosa a pagamento». La «questione embrione» centrale e ineludibile, è solo il primo dei problemi. Lo stato attuale delle ricerche infatti favorisce la confusione e le fughe in avanti, soprattuto, sostiene Boncinelli, in campo medico. L'enfasi sull'uso di staminali per riparare i tessuti secondo il direttore del Sissa di Trieste rischia di provocare cocenti delusioni: «Questi esperimenti non hanno ancora dato prova di funzionare nel tempo. Io sono un po' scettico che le staminali introdotte possano rimanere e riparare il danno e non si disperdano invece, o vengano rifiutate». C'è anche una terza via, alla quale Boncinelli pensa dal '97,che potrebbe risolvere la questione: la costruzione di una cellula artificiale, geneticamente su misura: «Ma per questo occorre moltissimo studio». Un problema urgentissimo è quello del controllo dei laboratori: si rischia la delocalizzazione selvaggia. Chi sta lavorando ora su embrioni umani?«Non si sa, l'unico laboratorio trasparente è quello di Newcastle in Inghilterra che ha chiesto l'autorizzazione e accettato i limiti imposti dalla legge del suo paese. Ma gli altri? I laboratori di ricerca bio sono sparsi in tutto il mondo e non più solo in alcuni paesi». Torna il problema di un'opinione pubblica ben informata, che possa accedere a dati credibili e che venga sottratta all'emotività, per esempio da parte della classe medica che secondo Boncinelli spinge troppo sulle biotecnologie rischiando l'effetto boomerang: «Anche la fecondazione assistita in fondo è un fatto portato avanti soprattutto dai medici». Aspettando che l'orizzonte biotecnologico si rischiari, l'Italia potrebbe assicurarsi un futuro investendo in nanotecnologie. Nessun problema etico, possibilità di applicazione vastissime, ottimo ritorno economico. Lo studio dei materiali, ma a livello molecolare. Anche qui Edoardo Boncinelli un'idea ce l'ha: «Le nanobiotecnologie, microsonde da mandare nel corpo che entrino nelle cellule e vedano quali sono cancerose. L'ho detto anni fa, Veronesi non ci credeva, adesso si tenta di farlo in tutto il mondo».