martedì 5 ottobre 2004

Continua il dibattito su ateismo, fede e militanza
su "Liberazione"

una segnalazione di Roberto Altamura

(...) C'E' UN SECOLO DI DIALOGO E DI INTRECCIO FRA COMUNISMO E TESTIMONIANZA
CATTOLICA ?
Le lettere, "Liberazione" 5 ottobre 2004

Cara "Liberazione", c'è da rimanere stupefatti a leggere l'intervento di qualche compagno che proclama l'incompatibilità fra l'essere comunista e l'essere religioso. E' come se questo compagno si fosse risvegliato dopo un sonno durato almeno un secolo, nel quale il comunismo italiano ha definito la sua identità anche in questa materia. Dalla polemica dei giovani comunisti torinesi (Gramsci, Togliatti, Terracini e Tasca innanzitutto) contro l'anticlericalismo dell' "Asino" di Podrecca, al dialogo dell'era giovannea sul pericolo nucleare, al congresso del 1975 con Berlinguer che proclamava in una prima fase addirittura la centralità del cattolicesimo come dottrina riformatrice, ed altri compagni, primo fra tutti Ingrao, che gli ricordavano il valore delle confessioni minoritarie, come il vivace protestantesimo italiano. Certo, fede religiosa ed attivismo politico vanno tenuti in ambiti ben distinti: e questo vale sia contro i tanti cedimenti al clericalismo del centrosinistra di questi anni, sia contro un'antistorica discriminante antireligiosa, che rifiuto innanzitutto io, ateo e quindi libertario. Ma possiamo dimenticarci il grande contributo di quei movimenti, dalla Teologia della Liberazione ai Cristiani per il Socialismo, che hanno valorizzato il ruolo del pensiero religioso come fatto di liberazione sociale? Ci siamo dimenticati, per esempio, di Camillo Torres, prete e guerrigliero comunista? Dei quattro religiosi dirigenti sandinisti, perseguitati dall'integralismo del papato di Wojtila? Dei tanti nostri confratelli e consorelle comunisti e credenti di tante diverse fedi? Casomai, ai compagni "distratti", vorrei ricordare che è proprio in quella tradizione comunista italiana da rifondare che ci sono compromessi che, nel passato, hanno fatto scivolare il partito in una logica di moderazione e di cedimento politico, e che paghiamo ancor oggi. Oppure ci siamo tutti scordati che nel 1947 il Pci, a differenza delle altre forze della sinistra, ha votato per la costituzionalizzazione del Concordato nell'art. 7 ? In qualsiasi caso, proprio per porre il dibattito su giuste basi, che sono quelle del confronto ideale per rafforzare il nostro percorso di radicalità e rifondazione, perché il nostro quotidiano non ripubblica la mitica "Lettera a Pipetta" di don Dilani, scritta in un momento così insospettabile come il 1948 della vittoria democristiana e stella cometa, negli anni '70, per tanti giovani comunisti che hanno saputo lasciarsi alle spalle le antistoriche diatribe tra compagni credenti e non credenti?

Gian Luigi Bettoli, Pordenone

LA MILITANZA COMUNISTA E I "PERCORSI INTERIORI"

Caro Curzi, "religione oppio dei popoli", ateismo scientifico, alienazione religiosa, sono tutti concetti sui quali si fonda il pensiero del comunismo teorico elaborato da Marx. Tutto ciò è vero ma...poi l'uomo deve fare i conti con la sua coscienza, la sua finitezza, i suoi dubbi e le sue illusioni e allora, i conti non tornano più. Io credo fermamente che il comunismo debba salvaguardare la dignità umana in tutti i suoi aspetti, per cui non può non rispettare, con spirito libertario, il percorso interiore di ogni suo militante, al di là di qualsiasi dogmatismo settario. Se così non fosse, infatti, l'ideale comunista cadrebbe in una sostanziale contraddizione di fondo, poiché non farebbe altro che sovrapporre alle tanto odiate dottrine spirituali alla sua "religione" ateista, certamente altrettanto dogmatica. Ebbene, personalmente non potrei appartenere ad un partito così massimalista che si arroga il diritto ontologico delle scelte del mio cammino spirituale.

Francesco Sarli ,Roma