martedì 5 ottobre 2004

Le mille e una notte

Repubblica 5.10.04
Ristabilita la versione originale con 282 racconti.
Mille e una notte senza Aladino
RISCOPERTO L'ORIGINALE ORA LE FAVOLE SONO SOLO 282
SPARISCONO ALADINO E SINBAD
Il testo originale era stato ampliato nel ´700 da Antoine Galland

di VANNA VANNUCCINI

Ci fu un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui l´Europa fu presa dalla febbre d´Oriente. C´era chi si faceva costruire edifici alla maniera dei sultani, come Augusto il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia, che abbellì Dresda perfino di un giardino alla turca. I salotti d´Europa si riempirono di tappeti e cuscini moreschi. I pittori come Delacroix dipingevano giganteschi interni di harem con le schiave seminude in pose lascive. Goethe compose il suo Divano occidentale-orientale. Mozart scrisse il Ratto dal Serraglio. Anche la letteratura popolare si riempì di libri d´avventure.
Si svolgevano nei bazar, nei caravanserragli, nei misteri di un mondo "di bagni, di profumi, di danze, di piaceri", come scrisse Chateaubriand. Da dove era venuta questa moda? Da un libro, il solo che ancora oggi rappresenta per noi l´Oriente. Le Mille e Una Notte. La prima traduzione di un volume di racconti che aveva ricevuto dalla Siria fu pubblicata dall´orientalista francese Antoine Galland nel 1704. Fu un successo inimmaginabile. Altri sei volumi seguirono fino al 1709 e poi ancora quattro, di cui l´ultimo uscì addirittura due anni dopo la morte di Galland. L´Oriente veniva fuori da quelle descrizioni come il regno dei sensi, la donna orientale era quanto ci poteva essere di più sensuale. Le sue arti erotiche erano impareggiabili. Un bipolarismo di sensualità e violenza, dice l´islamista Andreas Pflitsch nel libro appena uscito Mito Oriente (Herder, euro12,90). Dispotismo e lascivia. Perversione e voluttà. Anche allora ci s´inventava volentieri un mondo piuttosto che guardare la realtà. Sull´Oriente gli europei proiettavano i sogni, le fantasie, i fantasmi che in occidente erano tabù. Facevano ricadere tutta la decadenza sull´Oriente - così come oggi i fondamentalisti islamici la fanno ricadere sull´Ovest.
E´ stato così che Antoine Galland, archivista che aveva tentato senza molto successo di salire la scala sociale ed accreditarsi come diplomatico, ha formato per trecento anni la nostra immagine dell´Oriente. Anche quando sappiamo che nel mondo arabo ci sono tante cose di cui nemmeno i servizi segreti sanno nulla, almeno di una cosa siamo sempre stati certi: le Mille e una Notte sono la metafora dell´Oriente. Mille e una sono, come si sa, la somma di quelle notti in cui Sharazad, la più bella e la più saggia delle figlie del vizir, racconta al re Shahriyar una novella e quando arriva l´alba la interrompe sul momento culminante, e in questo modo ha salva la vita. Il re, curioso di conoscere la fine, rinvierà l´esecuzione all´indomani. Shahriyar, re di Persia e delle Indie, per punire la moglie infedele aveva infatti deciso di vendicarsi non solo sulla moglie (cui fece subito tagliare la testa) ma su tutte le donne. Ogni sera ne sceglieva una per farla poi decapitare al mattino. Sharazad riuscì però ad intrattenerlo per mille e una notte finché il re cambiò idea e la prese in sposa.
Questo sapevamo. E nessuno di noi immaginava che venisse fuori la storia che le Mille e una Notte potessero essere un costrutto occidentale. Ebbene, è così. Ce lo dice autorevolmente l´arabista Claudia Ott, che alla Fiera del Libro di Francoforte presenta la sua nuova traduzione della famosa raccolta di novelle (Beck, euro 29,90). Una traduzione che è soprattutto un restauro. Basandosi sulla edizione del 1984 dell´iracheno Muhsin Mahdi, professore a Harvard, Claudia Ott ha tolto alle Mille e una Notte tutti gli strati sovrapposti, riscoprendo l´originale: non 1001 novelle ma solo 282. Via Aladino e la sua lanterna, via Sinbad il marinaio, via Ali Baba e i quaranta ladroni e altre 719.
Tutte queste infatti, ci dicono Muhsin Mahdi e Cladia Ott, erano state aggiunte di suo pugno dall´orientalista francese Antoine Galland. Visto il successo, e per suggerimento dell´editore, si era preoccupato meno del testo originale e più del gusto dei salotti francesi dell´epoca. Aveva cominciato a esaltare i momenti più esotici del racconto, tralasciando gli altri. L´esotismo era evidentemente un modo per far entrare nelle case borghesi l´erotismo. Finì per creare un prodotto che rispondeva soprattutto ai cliché che l´Occidente si faceva dell´Oriente. Un cliché durato per trecento anni.