sabato 2 ottobre 2004

deliri pericolosi...
«la teologia cattolica è scienza»!!

Il Tempo 2.10.04
Perché è scienza la teologia cattolica
di ROBERTO BUSA s.j.
Si svolge oggi nell’Aula Magna de «La Sapienza» di Roma (inizio alle 15) il convegno «I poteri della mente e gli stati di coscienza». Parleranno scrittori, psicologi e docenti universitari, affrontando il tema dai punti di vista laico e religioso. Tra i partecipanti, il prof. Giuseppe Nappi («Alla ricerca dei perduti Déi»), lo scrittore Carlo Lucarelli, e il gesuita Roberto Busa, tra i massimi studiosi di Sant’Agostino. Della relazione di Busa anticipamo la pagina iniziale.

LA TEOLOGIA cattolica è un mazzo di scienze. Alla parola scienza dò il significato antico di quella attività umana che scopre e poi esprime le strutture di qualsiasi porzione del reale (...). Le porzioni del gran mar dell’essere delle quali essa si occupa sono panoramiche: dalle prime sorgenti del cosmo e di noi in esso, all’ultimo orizzonte verso cui tutto è in evoluzione: in altre parole i rapporti umani fra tempo ed eternità. La teologia cattolica si sviluppa su due livelli: uno è la teologia naturale o filosofica, chiamata spesso anche «teodicea»; l’altra la teologia sacra o rivelata, la quale è la principale. Ambedue, come ogni altra scienza, si muovono con la stessa forza euristica che è la «logica», luce dell’intelligenza d’ogni uomo, quella che genera ogni parlare. Perciò le due teologie non sono parallele, bensì parti di un tutto.
La prima, la filosofica, cerca l’origine e la destinazione del cosmo e dell’uomo, analizzando quanto essi ci mostrano di se stessi attraverso i cinque oblò dei nostri sensi, cioè essa parte dell’esperienza. La teologia sacra esamina parimente la storia dell’umanità e vi scorge e analizza i fatti d’una rivelazione, per amore libero, da parte del Creatore: infatti Egli, come un commediografo regista, inserì nel suo copione di compatire e interloquire con gli altri personaggi sul loro stesso palcoscenico.
Ogni filosofia in generale confrontata con la teologia sacra, presenta un paradosso linguistico o - se preferite una parola oggi più usata che precisata - un paradosso semiotico o semeiotico.
Ogni filosofia parte (o dovrebbe partire) dall’esame della realtà dell’uomo nel tempo-spazio: perciò è l’ermeneutica della lingua esclusiva di Dio: solo per Lui infatti parlare è creare: ogni cosa è Sua parola quadrimensionale, completa di evoluzione in tempo e storia (...).
La teologia sacra all’opposto è l’ermeneutica dei linguaggi storici umani, distribuiti nello spazio-tempo, insediati negli autori ispirati, talora a loro insaputa, dal Creatore, che li usò come suoi portavoce. (...). Per natura di cose, la teologia non ha bisogno di strumenti, se non indirettamente. (...). Per sua natura lo sviluppo della teologia si presenta più simile a quello per esempio delle scienze mediche e delle ingegnerie civili, le quali operarono in qualsiasi cultura, proporzionalmente a essa. La teologia cattolica operò infatti dagli inizi della Chiesa e poi lungo tutto il corso della sua storia, affinandosi e specializzandosi, facendo per dire così una sua gymkana attraverso l’evoluzione di culture e di lingue. Ed è un luogo comune constatare che fin dagli inizi ogni crisi conflittuale fra dottrina cattolica e suoi, mai mancati, contraddittori, portò essa a interrogarsi e ristudiare le proprie espressioni. La teologia cattolica, come le menzionate medicina e ingegneria, è scienza, anzitutto (...): non teoria, non scienza pura, bensì scienza applicata (...).