sabato 20 novembre 2004

abusi all'infanzia

Repubblica 20.11.04
LO STUDIO
L'Università di Milano ha condotto una ricerca sui ragazzi delle scuole medie superiori. L'Italia non è più "un'isola felice"
Abusi sessuali, l'allarme sommerso
Uno studente su 7 rivela violenze subite nell'infanzia
Raramente si tratta di episodi gravi ma lasciano comunque segni indelebili
Le vittime sono soprattutto femmine gli aggressori sono spesso in famiglia
di MARIA STELLA CONTE

ROMA - Avete mai spiato un animale in trappola? Chi ha guardato negli occhi di una bambina vittima di abusi sessuali, dice di aver visto qualcosa del genere: la stessa incapacità di reagire, lo stesso smarrimento. Perché a 8 anni non c´è scampo. A 8 anni non resta che sopportare e compiacere chi ti tiene in pugno. Aspettare che passi. Tacere. Un bambino su 7 subisce molestie sessuali. Femmine soprattutto. E i bracconieri sono i nonni, gli zii, i cugini, gli amici di famiglia; assai meno i genitori. Insomma no, l´Italia non è l´"isola felice" che conta non più di qualche centinaio di casi sfortunati l´anno. «I numeri ufficiali, se confrontati alle statistiche nazionali di altri Paesi, mostrano una situazione quanto meno irreale. Prendiamo gli Stati Uniti: fatte le debite proporzioni, l´Italia avrebbe rispetto agli Usa un tasso di vittimizzazione sessuale di 40 volte inferiore. Cosa poco credibile, a meno che non si pensi che la nostra sia una nazione talmente speciale da poter insegnare al resto del mondo il segreto della sua diversità». Il professor Alberto Pellai, ricercatore presso l´Istituto di Igiene e Medicina preventiva dell´Università degli Studi di Milano, è una vita che studia gli abusi sessuali e a questa che chiama «un´epidemia silenziosa», ha dedicato ora un libro, «Un´ombra sul cuore» a giorni in libreria per la Franco Angeli.
Centosettanta pagine che hanno come ossatura una ricerca svolta in 46 istituti superiori di Milano: 212 quinte, 2.839 questionari validi. Risultato: il 14,6 per cento dei ragazzi e delle ragazze ha dichiarato di aver subito durante l´infanzia un qualche abuso sessuale. Che non significa necessariamente violenza carnale, stupro, incesto. Ma essere stati costretti a qualsiasi cosa partorisca la miseria della mente umana: obbligati a guardare materiale pornografico; a toccare gli organi genitali di un adulto o a essere toccati; a masturbare; ad avere rapporti orali. Fino alla penetrazione. Il 12,3 per cento ha subito abusi lievi; il 2,3 gravi. Il dato è sorprendente se paragonato alle cifre ufficiali «ma riporta l´Italia ai valori europei. E´ vero, la nostra indagine è stata svolta a Milano, riteniamo però che i risultati siano attendibili anche a livello nazionale, sia perché sono in linea con tutti gli studi epidemiologici internazionali; sia perché le poche altre indagini effettuate in Italia - in Veneto, ad esempio, o a Torino - arrivano a conclusioni assolutamente sovrapponibili alle nostre».
Storie tristissime quelle raccontate dagli studenti di Pellai: ragazzi qualsiasi dalle vite qualsiasi. Storie che ti fanno venire l´angoscia: magari è accaduto anche a mia figlia e non lo so e l´ho lasciata sola. Perché una cosa li accomuna tutti: il silenzio. C´è Lorenza che veniva accarezzata dal padre. C´è Paola con il compagno della madre. E Sonia tradita dal maestro. Ecco la cosa tremenda: non sono vite violente. Qui, non troverete sangue, botte, massacri. Qui troverete solo una agghiacciante "normalità"; una ragnatela costruita ad arte con parole d´affetto, con sguardi dolci, con spregevole tenerezza. Troverete il buco della memoria nella quale ogni adolescente ha sepolto il danno subito e il dolore, come fossero stati un pedaggio da pagare per conquistare la vita domani. Avevano circa 10 anni la prima volta che qualcuno li ha costretti a guardare materiale porno; 12 quando li hanno toccati; 11 quando sono stati obbligati a toccare i genitali di un adulto; 13 alla loro prima masturbazione di un grande; 13 i maschi e 15 le femmine al primo rapporto orale o alla penetrazione. Si parla tanto di incesto - dice Pellai - ma tra gli abusi, sono "solo" il 10 per cento. Per il resto il pericolo sta negli avvoltoi che hanno sembianze di amici e parenti vari. Sta nella cecità dei genitori. Avete mai visto un animale in trappola? Il capitolo quinto inizia così.

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i bambini poveri
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L´indagine indaga anche a livello internazionale, svela quello che c´è oltre il nostro salotto: sopravvive in un mondo rabbioso un´infanzia fatta di povertà, traffico di organi, sfruttamento sessuale. Un´infanzia deprivata e abusata a tratti minacciosamente simile a quella che compare in alcune nostre periferie, nel sud, nei nostri angoli bui.
Povertà. Nel 2003 si contano in Italia quasi due milioni di bambini poveri, la maggioranza vive a Sud (circa 1.365 mila), segue il Nord (340 mila) e il Centro (285 mila). La povertà delle famiglie cresce con l´aumentare dei figli fino a sfiorare il 30 per cento tra quelle con tre o più bambini. L´Italia occupa il quarto posto nella graduatoria degli stati europei con i maggiori tassi di povertà infantile, preceduta da Gran Bretagna, Portogallo e Spagna.
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