Panorama 26.11.04
Antonio Salieri
Devoto a Dio, all'imperatore e alla musica. Uomo di potere irascibile e ossessionato dal più giovane rivale. Studiosi e musicologi austriaci svelano un enigma musicale
CHI ERA DAVVERO L'ANTI MOZART
di Stefania Berbenni
Il foglietto era finito in uno dei tanti faldoni racchiusi nell'armadio, in una stanza adibita ad archivio, piccola, luminosa, di fianco alla classe dove viene insegnato "il buon italiano" ai bambini di Vienna. Vi si legge: "La messa di morto per me sarà eseguita nella chiesa italiana in questa umile maniera. Il sacerdote sortirà per legger la sua messa di stile basso". Lo scritto prosegue con indicazioni dettagliate sui vari brani del Requiem. Firmato Antonio Salieri.
Il foglietto è sotto i miei occhi e anche la chiesa lì citata, severa e imponente con una riproduzione delI'Ultima cena leonardesca, un groviglio di scale che la fa asspmigliare a un castello gotico e un altare senza fronzoli. Si chiama Minontenkirche e per un editto di Giuseppe II è di proprietà della Congregazione italiana Madonna della Neve. Salieri era uno degli affiliati, come lo furono Metastasio, Da Ponte,Vivaldi. Un onorato socio, sempre ricordato, anche poche sere fa con quel Requiem composto di sua mano, di "umile maniera" come confessa il documento ritrovato dì recente, preziosa testimonianza per i musicologi.
Nel Settecento gli italiani residenti a Vienna erano 7 mila, tanto da giustificare la pubblicazione dì una Gazzetta di Vienna anche quella conservata nel singolare archivio. "Un'organizzazione laica che ha come sede una chiesa" racconta Sergio Valentinì, l'attuale prefetto della Congregazione.
Bizzarro sistema di matrioske nel secolo dei Lumi: Vienna stava al centro della politica e della cultura europea, dentro c'era la Minoritenkirche la quale conteneva la Congregazione italiana, forte e temuta, e nella sua pancia si trovavano non pochi potenti dei tempi.
Salieri, membro dell'allora direttivo, era fra i più quotati. Per 36 anni quel signore severo nei modi come nei lineamenti fu il grande burattinaio della cultura musicale viennese: teneva in mano i destini di compositori, orchestrali, teatranti. E aspiranti tali. Un Richelieu delle note, perché, per 36 anni appunto, fu maestro di cappella a corte, carica che non solo comportava il dirigere l'orchestra imperiale nelle occasioni pìu varie, dalla messa ai concerti, ma selezionare opere e musicisti, assegnare incarichi e danari, stabilire "ciò che era consono" per il pubblico viennese.
Eppure, fatta eccezione per musicologi e colti non fasulli, Salieri era un illustre sconosciuto fino al 1984, anno di nascita di un film travolgente e contestato, Amadeus di Milos Forman. Da allora non valse più la frase di eco manzoniana "Salieri, chi era costui?", perché il maestro di cappella divenne popolare quanto il coprotagonista del film, Wolfgang Amadeus Mozart (ma lui è un genio). Rifacendosi a una pièce di Peter Schaffer del 1979, che a sua volta citava uno spettacolo di Alexander Puškin del 1830, Mozart e Salieri, Forman sostenne la tesi dell'assassinio per avvelenamento: geloso, frustrato, conscio della superiorità artistica di Mozart, Salieri si sarebbe sbarazzato del rivale.
Prove documentali non esistono e il primo a ricordarlo è Walter Brauneis, affiliato della Congregazione italiana, studioso di Salieri: "La rivalità fra i due è provata, ad alimentarla erano anche i circoli teatrali di allora. Le rispettive produzioni teatrali erano in aperta concorrenza. Non mancano testimonianze eccellenti sulla diceria di un possibile assassinio: penso a Beethoven, Rossini. Ma la domanda è: perché? Per screditare Salieri, ormai vecchio e troppo potente. A corte, in molti volevano sostituirlo".
Dalla balaustra superiore della Cappella di corte la visione prospettica aiuta a immaginare cosa volesse dire fare musica, qui, nel Settecento: sotto l'imperatore, la famiglia, i notabili, sopra Salieri che dirigeva l'orchestra. Musica sacra, naturalmente, spesso da lui stesso composta. Un fedele, metodico, devoto musicista della corona, sempre elegante, sempre compunto, gestore ferreo delle risorse, severo con chiunque, se stesso compreso. Uwe Christian Harrer è l'equivalente di Salieri ai giorni nostri: sta dentro il palazzo, gestisce l'orchestra, il coro, l'archivio. Ha accompagnato Panorama nelle stanze che furono dell'illustre predecessore, in chiesa, sulla balaustra. Dice: "Era un musicista ma anche un burocrate, serviva Dio e l'imperatore. Era un religioso e un impiegato. Desiderava essere pio e grande compositore". La genialità era toccata a Mozart, invece. "Salieri se ne accorse. Capì anche che era sopravvissuto alla sua musica, invecchiata più di lui. Lui dimenticato, l'altro eternizzato dalle partiture scritte" ricorda Walter Brauneis.
Poche le incisioni salieriane, rare le rappresentazioni e i testi. Per fortuna Amadeus ha solleticato nuova curiosità fra gli studiosi. Quale sarà l'effetto della scelta di Riccardo Muti, che ha voluto L'Europa riconosciuta ad apertura di stagione nel 7 dicembre piu importante per il teatro, quello del ritorno al Piermarini dopo il lungo restauro? L'opera fu rappresentata una sola volta, nel 1778, per inaugurare la Scala. Nessun direttore la incise, esiste solo il libretto. Quanto si sa del Salieri musicista? "Fu drammatico e potente nelle opere, trattenuto nella musica sacra" risponde Uwe Christian Harrer. Semplificando: Salieri è l'ordine, spesso stupefacente, perfetto, Mozart il disordine, il primo si muove dentro i geneneri,s erio, buffo, applica la Riforma gluckiana e si rivela conoscitore di composizione e contrappunto. E' anche un eccellente insegnante: tra i suoi allievi ci sono Beethoven, Liszt, Schubert, Hummel. L'altro scompagina, spiazza, inventa, ride, si prende in giro, va dentro l'umanità dei personaggi, sacrificati da Salieri in schemi precostituiti. Ordine e disordine... Uno ha paura di ciò che non è codificato, l'altro delle strutture rigide.
Si dice che Salieri fosse spesso irascibile, irrequieto e che soffrisse di improvvisi attacchi dl pianto. "Era astemio, ma si faceva mandare dei dolcetti da Legnago, "capezzoli di Venere", perché era goloso" ricorda Sergio Valentini "aiutò orfani, mantenne la disciplina. Era monogamo, integro".
Quando scrisse L'Europa riconosciuta, Salieri aveva 28 anni, Mozart 22. Era stato Christoph Willibald Gluck a proporlo in sua vece per l'apertura del nuovo teatro; non aveva fatto il nome di Mozart per evitare che il mondo si accorgesse che esisteva un compositore molto pìu bravo di lui? C'e una scena indimenticabile in Amadeus: Mozart sta morendo, Salieri gli è a fianco, freneticamente scrive le note che "l'avversario" gli detta. E' il Requiem mozartiano, un capolavoro (rimasto incompiuto). Niente a che vedere con quello da eseguire nella chiesa italiana in questa umile maniera".
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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