BERTINOTTI: SPETTACOLO IRRITANTE, INSENSATA L'USCITA DI RUTELLI
intervista di Monica Guerzoni
ROMA - Gad o Alleanza per Fausto Bertinotti pari sono, purché il centrosinistra la smetta di arrovellarsi attorno alle sigle e cominci a costruire l'alternativa a Berlusconi. Lo schieramento che ha ritrovato l'unità sotto la leadership di Romano Prodi, ricorda il segretario di Rifondazione, un nome lo aveva scelto l'11 ottobre scorso. E allora perche perder tempo in esercitazioni linguistiche invece di approfittare "di questo straordinario momento di mobilitazione nel Paese?".
Ce lo spieghi lei, segretario.
"E' una discussione insensata a cui non intendo partecipare. Provo un fastidio intellettuale per lo scivolare in un dibattito stucchevole, francamente irritante di fronte all'enormità del problema sociale, economico e politico del Paese. Noi un nome lo avevamo trovato. Avevamo proposto coalizione democratica, Prodi aveva preferito Grande alleanza democratica e mi parve cogliesse l'essenziale. Alleanza per alludere a un processo ampio, complesso, aperto a una pluralità di soggetti. E democratica come primo lineamento di programma di uno schieramento che vuole ricostruire la democrazia".
Finché Rutelli non ha detto quelche molti pensavano, cioè che l'acronimo Gad non funziona.
"Una discussione sul niente. Rutelli non ha sollevato la questione in un dibattito, mentre l'unica volta che se ne è parlato insieme, l'11 ottobre, nessuno aveva fatto obiezioni. Rimettere in discussione un nome già ripetutamente usato mi pare davvero insensato".
Quindi Alleanza, e pazienza per il partito di Fini...
"Mi pare un problema puramente estetico, un'alleanza puo essere alleanza di Satana o alleanza di Dio. Chi alimenta questo dibattito fa del male alla costruzione di una alternativa e non mi pare giusto offrire al Paese uno spettacolo così poco interessante. Invece di discutere su terreni impropri e devianti affrontiamo il problema di programma dell'alleanza, decidiamo un metodo in base al quale si sciolgono le controversie. Quanto al nome, basta sedersi attorno a un tavolo e la soluzione si trova".
Mastella e i Verdi si dicono pronti ad estendere il più fortunato "Ulivo" a tutto il centrosinistra, e lei?
"E elementare che non potrei mai accettare un nome già usato in un altro contesto e per un altro contenitore"
Le interessa la federazione proposta da Diliberto?
"Abbiamo gia scartato l'ipotesi in radice. Non siamo interessati a fare l'imitazione della, peraltro non fortunata, esperienza della federazione su cui si cimentano i riformisti. La sinistra di alternativa deve nascere con altre modalità e ci stiamo lavorando, assieme a forze della cultura e della società civile, dentro un processo di riforma della politica e non aggregando forze politiche così come sono".
Il primo vertice della Gad è stato l'11 ottobre, il secondo si farà lunedì. Nell'intervallo la polemica su primarie e Regionali e ora la questione del nome. Il suo bilancio sull'efficacia dell'opposizione?
"L'intenzione di ricostruire la democrazia contro l'idea neoautoritaria di Berlusconi era una buona partenza, ma ora no, l'opposizione non è efficace affatto. Gli manca quella capacità di coesione attorno a obiettivi di lotta, una opposizione valida oggi lancerebbe proposte alternative su materie fiscali e distribuzione del reddito e metterebbe all'ordine del giorno il problema della crisi di governo".
OGGI (venerdì 26.04) AL PICCOLO ELISEO:
APCOM
PRC/ BERTINOTTI: GAD ORA INADEGUATA. E NOI NON SAREMO SERVILI
26/11/2004 - 19:00
Ora non difendere l'esistente, ma riprogettare democrazia
Roma, 26 nov. (Apcom) - «Puntiamo sulla desistenza della Gad, ma la Gad è al momento totalmente inadeguata a rispondere a questo governo». Con queste parole il leader del Prc, Fausto Bertinotti, ha infiammato la platea del Piccolo Eliseo, in occasione della presentazione del suo documento congressuale "Alternativa di società", che ha riscosso il 59% dei consensi nello scorso Comitato politico nazionale del partito. «Bisogna alzare il livello di mobilitazione», così Bertinotti esorta il centrosinistra, che lui si ostina a chiamare "Grande alleanza democratica" completamente indifferente al dibattito sul cambiamento del nome della coalizione in "Alleanza". Bertinotti insiste: «Bisogna mettere in luce la crisi di questo governo e del suo blocco sociale e arrivare rapidamente ad elezioni anticipate».
Davanti alle "controriforme" del governo Berlusconi, dietro le quali, secondo Bertinotti, c'è la «ratio della cancellazione delle autonomie istituzionali», non è necessaria «una difesa dell'esistente, ma una riprogettazione della democrazia», motivo per il quale Bertinotti insiste sul nome di Grande alleanza democratica. «Sul programma di governo del centrosinistra vorrei che ci capissimo», ha detto il segretario del Prc, questa volta rivolgendosi direttamente a quanti nel suo partito contestano la sua linea (saranno quattro i documenti alternativi al suo che verranno presentati al VI Congresso nazionale del partito a marzo). «Un programma è anche un accordo tra forze politiche che governano - ha detto - ma quello che è importante è fondare una costituente programmatica che viva nelle esperienze sociali, politiche e istituzionali del Paese e costruisca un'alternativa di società».
Per Bertinotti "programma" vuol dire «abrogazione totale della legge Moratti ma non per tornare alla Berlinguer», vuol dire «abrogazione della legge 30 e della Bossi-Fini», no agli Ogm, no a guerra e terrorismo, no al neoliberismo. Quindi ha incalzato: «L'operazione fatta sulle tasse dal governo ci induce ad uno scatto contro quello che qualcuno ha definito "terrorismo dei ricchi"».
Virando l'intervento dal palco, su un pulpito contrassegnato da bandiera rossa con falce e martello in bassorilievo (dietro il manifesto congressuale, accanto bandiere di partito e della pace), Bertinotti ha offerto il suo affondo: «Il cuore del nostro congresso non è il governo, ma come si costruisce un'alternativa di società per abbattere Berlusconi. Anche la pratica di governo cui potremmo essere chiamati non deve essere considerata come pratica servile rispetto alla costruzione di un'alternativa di società». Immancabili i riferimenti ai "cavalli di battaglia" della nuova linea: «La non-violenza non è una fissazione o uno sfizio, ma l'approdo di passaggi significativa della nostra politica. Senza Genova, senza la critica allo stalinismo, senza la convinzione sulla non-violenza saremmo una inutile formazione ortodossa. Naturalmente - ha concluso - nessuno ci garantisce che si possa arrivare a costruire una alternativa di società andando al governo. Ma, come diceva Gramsci, "Provare e riprovare è compito fondamentale di un rivoluzionario". Abbiamo rotto con Prodi in passato, questo partito è lo stesso di allora e ora ci vuole riprovare».
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