domenica 7 novembre 2004

Cogne

Repubblica 7.11.04
IL CASO
La perizia ordinata dai giudici di Aosta sui nuovi indizi della difesa. Una terza traccia e colpi di spugna
"Cogne, così hanno falsificato le impronte"
di Meo Ponte

TORINO - Settantotto pagine più altre quaranta di allegati che raccolgono una dettagliata documentazione fotografica e una conclusione inequivocabile: le due impronte rilevate nella notte del 28 luglio scorso nello chalet di Cogne dai consulenti della difesa di Annamaria Franzoni risalgono a quella sera stessa d´estate e non certo al momento dell´uccisione di Samuele. Non solo: quelle tracce potrebbero essere state create in modo artificioso per scagionare la Franzoni dall´accusa di aver ucciso il figlio. «Alcuni dei dati acquisiti - scrivono infatti i periti nominati dalla Procura della Repubblica di Aosta per analizzare i nuovi indizi presentati dall´avvocato Carlo Taormina - sono difficilmente armonizzabili con un´ipotesi di origine fortuita...». E sono probabilmente queste le parole che hanno portato all´incriminazione di Enrico Manfredi e Claudia Sferra (accusati anche di calunnia con l´investigatore privato Giuseppe Gelsomino, Annamaria Franzoni e suo marito Stefano Lorenzi) per frode processuale. Nella perizia depositata ieri dai magistrati torinesi che coordinano l´inchiesta sulla presunta manipolazione delle prove infatti è descritto in modo dettagliato come quelle due impronte siano sorprendentemente sopra lo strato di Luminol, un reagente che serve a rilevare tracce ematiche apparentemente invisibili. Non solo: gli esperti nominati dalla Procura della Repubblica di Aosta (che ha poi trasmesso per competenza il fascicolo a Torino) hanno scoperto una terza impronta: un mezzo pollice rilevato proprio sotto le due tracce fotografate dai consulenti della difesa e i resti di uno strato di luminol lavato con una spugna. Una specie di prova andata a male e cancellata prima di "scoprire" le altre due impronte poco più sopra con uno strato di luminol più leggero. A conferma che comunque quelle due impronte fotografate dai consulenti della difesa sono contemporanee all´applicazione del luminol e non sono insanguinate i periti spiegano che l´applicazione del reagente su una traccia ematica dà un´immagine ben diversa da quella riportata da Manfredi e Sferra. Resta un ultimo dubbio: di chi sono le impronte lasciate sulla porta della stanza dove fu ucciso il piccolo Samuele. Non appartengono ad Ulisse Guichardaz, il guardaparco indicato da Annamaria Franzoni e dal marito come il presunto assassino del figlio. Non sono dei consulenti Manfredi e Sferra. I quattro esperti svizzeri presenti al sopralluogo di luglio hanno detto di aver indossato i guanti di lattice. La risposta potrebbe arrivare sabato prossimo, al tribunale del riesame che esaminerà la richiesta di dissequestro della documentazione presa ai due consulenti presentata dai loro legali.