domenica 19 dicembre 2004

all'attacco di Zapatero
l'odio cattolico va alla guerra di Spagna

"La vera Spagna fermerà Zapatero"
Stato laico e religione
Da una parte Zapatero con le sue riforme laiche, dall'altra la reazione della Chiesa. In gioco due visioni opposte della società

di Concita De Gregorio

Castellòn (Valencia). Qui per strada le signore anziane, le vedove con le perle le calze scure e la permanente blu, baciano davvero l'anello al vescovo. «Monsignore, mi dispiace moltissimo per quello che vi stanno facendo. È terribile, ma abbia fede: ci sarà giustizia». L'anello è enorme, con la croce. Eccellenza. Reverendo. I miei omaggi. Il vescovo Juan Antonio Reig Pla, 57 anni, incarnato di porcellana, risponde con un cenno della testa, condiscendente e compiaciuto. Castellòn, diocesi di provincia: la gente non corre, qui le cose vanno lente. «Ecco, questo è il mio gregge. Persone normali, vede. Non quella suburra di omosessuali, divorziate e assatanati radicali di cui il governo immagina sia piena la Spagna. Hanno in mente un Paese che non esiste. Credono di essere in Svezia, ma nemmeno: su Marte. Pagheranno un conto salatissimo, mi creda. Basta aspettare, la gente si ribellerà». La cattedrale per l'Immacolata è addobbata di luci come una giostra. In edicola la rivista di satira del giovedì ha in copertina la caricatura di Zapatero come un assatanato, appunto. Legato a un letto in camicia di forza schiuma bava verde. Il prete esorcista gli agita addosso un crocifisso e urla: «Satana, esci da quel corpo». Piove sul ponte della Concezione, la festa più lunga dell'anno: sei giorni di celebrazioni e processioni per la vergine senza peccato. «Il primo esempio di fecondazione eterologa», ridono le femministe nei talk show della tv socialista. Blasfeme. Possedute anche loro. «Intrise di ideologia di morte»: il vescovo ne scaccia il pensiero con la mano mentre il cameriere gli porta un filetto ai ferri, «devo stare leggero, oggi ho le cresime in montagna». Piove, molto. I tg mostrano il demonio con la faccia da Bambi che parte con la moglie per un fine settimana di riposo senza sole. Quel diavolo di un socialista al mare, e il monsignore al lavoro a radunare i fedeli per messa: «Guardi bene e poi dica: qual è la vera Spagna?».
Sì, ecco: qual è la vera Spagna? C'è quella di Zapatero, che in sei mesi di governo ha ritirato le truppe dall'Iraq, varato una legge contro la violenza domestica sulle donne, consentito la ricerca scientifica sugli embrioni. Promesso il matrimonio per i gay, il divorzio in due mesi, l'aborto dalle prime settimane di gravidanza, le adozioni per le persone sole e le coppie omosessuali, la legalizzazione dell'eutanasia, l'abolizione dell'obbligo dell'ora di religione cattolica a scuola. Forse è questa, la Spagna: il paradiso delle libertà e del laicismo a cui il socialismo minoritario di tutta Europa guarda con invidia e speranza, la nuova frontiera dell'Eden democratico. O forse è ancora quella che per duemila anni è stata: quella severa e cupa dei preti le cui vesti sbattono come le porte che chiudono a chiave, come nei film di Almodòvar, come nei dipinti rosso granata di Goya, come al tempo delle ruote dentate dell'Inquisizione e in quello recente di Francisco Franco el Generalisimo e delle sue segrete. Due mondi in guerra aperta, guerra vera. I socialisti e i vescovi: «Questi senza Dio vogliono vendicarsi di noi», dicono i preti. Vendicarsi, così scriveva nel suo testamento il nonno del primo ministro, capitano Juan Rodriguez Lozano, fucilato nel '36 a un mese dall'inizio della Guerra civile per aver rifiutato di unirsi ai franchisti: «Vendicate la mia memoria». Quella, e molti altri secoli di storia. Una resa dei conti insomma. A questo siamo.
Josè Luis Rodriguez Zapatero è un uomo mite e prudente. I suoi sport sono la pesca e la cyclette, cose da fermi. La moglie, Sonsoles Espinosa, è stata l'unica donna della sua vita: l'ha conosciuta a 21 anni in facoltà, prima e dopo mai niente. Primo socialista a governare nell'ombra gigantesca di Felipe - sono passati dieci anni, nessuno chiama Gonzales per cognome, basta dire Felipe - è arrivato al potere cavalcando leggero e quasi stupito una lunga collana di errori altrui. Errori del suo partito, che si è smarrito negli anni Novanta in brutte storie di corruzione e di candidati deboli e inadatti. Errori degli avversari, che hanno governato per una decade la Spagna come se fosse cosa loro, come aveva insegnato Franco di cui ancora ci sono le statue, come Aznar ha fatto fino all'ultima menzogna, quella sulla strage dell'11 marzo, tre milioni di voti sono passati in due giorni a sinistra ed ha perso le elezioni. Questo avvio di legislatura all'insegna delle libertà radicali ha prima ammutolito, poi risvegliato dalla quiete della sua lunga siesta la Spagna profonda, quella silenziosa e sotterranea dell'Opus Dei, quella che porta milioni di famiglie a celebrare Escrivà in Vaticano, madri di dodici figli tutti in fila coi calzoni corti a messa, Rodrigo, Alvaro, Jesus, Maria Dolores, forza andiamo bambini, tutti nomi di madonne e penitenze, di martiri arsi vivi e crocifissi.
La tattica dei vescovi
Il clero non se l'aspettava, un attacco così. Voleva far scendere in piazza le sue truppe a metà dicembre, una manifestazione di strada coi cardinali in prima linea: sarebbe stata la prima volta nella storia. Poi c'è stata, a fine novembre, l'Assemblea plenaria dei Vescovi a Santiago de Compostela. Il cardinale Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale, uno che si è formato in Germania e scrive in tedesco, è uscito da quella riunione ed è andato a colazione da Fraga, già ministro del dittatore, eletto e rieletto fino ad oggi alla guida della sua regione, la Galizia. Il cardinale ha detto, citando la Bibbia: «Siamo attaccati ma non abbandonati, ci spingono ma non ci schiacciano». I socialisti, soggetto sottinteso. Però lo scontro frontale non è nella tradizione obliqua della Chiesa. Meglio trattare. Aprire un tavolo, ci sono i margini. Discutere, sotto la spada di Damocle della rivolta di piazza. La manifestazione si farà, se serve ancora, in primavera. Intanto per Santo Stefano si celebra una «giornata della famiglia» nel nome del matrimonio tradizionale, e vediamo quanta gente c'è.
Nei siti web conservator-cattolici (Hazteoir, fatti sentire, Noesigual, non è lo stesso essere eterosessuale o omo) la base si prepara alla sfida di maggio. I vescovi scrivono lettere pastorali contro l'eutanasia intitolate "Morte a Venezia" e raccolgono firme: per la scuola cattolica, contro il matrimonio gay. Vogliono una legge di iniziativa popolare, possono farcela. I vescovi mostrano di preoccuparsi di gay ed embrioni ma lavorano in realtà per proteggere due cose, sopra tutte: la religione a scuola, il finanziamento pubblico alla Chiesa. Il segretario della Conferenza episcopale Josè Antonio Martinèz Camino, un quarantenne svelto che ha studiato a Francoforte e del coetaneo Zapatero dice «lui, invece, si è laureato a Leòn» (come dire: in paese) passa in rassegna composto tutti i temi in agenda: l'aborto, l'eutanasia, il divorzio rapido, il matrimonio gay. Poi alla domanda chiave, «qual'è il primo problema sociale di Spagna?», risponde così: «Garantire una formazione cattolica che metta i giovani in condizione di coltivare la speranza». Formazione, e soldi.
Monsignor Reig Pla mangia assai lentamente il pasto che ha da poco benedetto. È molto fiero che la sua diocesi, piccola, abbia raccolto 105 mila firme per l'ora di religione: «Nel nostro Paese l'84 per cento iscrive i figli a religione. Zapatero no, ma fa parte di una minoranza, il 16. D'altra parte il suo governo è ostaggio delle minoranze: se non ci fossero i catalani, i baschi, i galleghi non avrebbe i voti in parlamento». Questa è la tesi della Chiesa, sta scritta sui loro giornali: Alba, settimanale cattolico, nel numero in edicola sostiene che il vero capo del governo non è Zapatero ma Carod Rovira, il capo della Sinistra repubblicana catalana. È Carod Rovira l'estremista, il rivoluzionario separatista, uno che vuol boicottare Madrid sede delle Olimpiadi 2012, è lui quello che detta la linea. «Esquerra republicana ha nove deputati. Faccia bene i conti», sorride il vescovo. Una suora minuscola gli prepara la macedonia di fragole. In sagrestia c'è odore di disinfettante, di incenso e di legno.
Si passa in biblioteca. Il Monsignore è segretario della commissione "Famiglia e Vita" della Conferenza episcopale, il ministro del ramo: Zapatero il suo nemico. Sorride, quando dice «Zapatero»: in castigliano vuol dire ciabattino. Eppure i genitori del vescovo lavoravano in una fabbrica di scarpe. «Mia madre mi portava al lavoro ad allattarmi», si intenerisce. Il nonno del primo ministro fu fucilato da Franco, il padre del vescovo ferito in battaglia: era nel fronte repubblicano di Alicante ma «contro la sua volontà. Fu costretto a combattere, coscritto. Era un cattolico fervente, subì la tragedia». Costretto, subì. Nella biblioteca del figlio ci sono perciò solo testi che raccontano di costrizioni e menzogne. Kingsey, crimini e conseguenze, la menzogna del rapporto Kingsey sulle libertà e le inclinazioni sessuali. Le leggende nere della Chiesa di Vittorio Messori, prefazione di Biffi. Sartre, Bariona. «Un testo teatrale dell'ateo Sartre sulla meraviglia del Natale». Famiglia e autostima dello psichiatra cattolico Aquilino Polaino. «Un luminare». Polaino, docente di psicopatologia alla università cattolica di Madrid, sostiene che «i figli di coppie omosessuali hanno la tendenza a diventare omosessuali: un giorno i giovani cresciuti da coppie gay potranno denunciare lo Stato per aver compromesso gravemente la loro identità personale». Il Monsignore annuisce e sorride. Una ragazza slava («l'abbiamo sottratta alla tratta delle bianche») gli porta un bicchiere di vino dolce, fine del pasto.
Zapatero in biblioteca ha soprattutto poesia, il suo autore preferito è Borges. Si è laureato in Diritto, per quanto a Leòn, ma nei discorsi cita solo filosofi e poeti. «Un estremista», liquida la faccenda Reig Pla. «Ha riempito il suo governo di femministe radicali». Il Monsignore sul tema ha appena scritto un articolo, eccolo ben rilegato: il «femminismo radicale» nasce da Freud, si nutre di Marx e di Marcuse, si sposa con l'ideologia liberale in «un cocktail esplosivo che promuove l'antropologia individualista e scambia il sesso per il genere». Le femministe al governo, «otto su sedici, la metà dei ministri, hanno cambiato il linguaggio. Chiamano l'aborto "salute riproduttiva", l'omosessualità "stile di vita". Dicono che il sesso è un fatto culturale, non genetico. Propaganda: il sesso è determinato biologicamente. Ci sono gli uomini, e le donne, e basta». Zapatero sorride. Ascolta le obiezioni come un vecchio bolero: le sa già. Dice che è vero, lui si considera «non solo antimachista, proprio femminista».
Carmen Caffarel è direttore generale della televisione pubblica, Tve. Il Monsignore fa un cenno di fastidio con la mano: la televisione è uno scandalo, «nemmeno un programma sui 500 anni dalla morte di Isabel la cattolica. Riesce a crederci?». In cambio Carmen Caffarel ha appena affidato a Pedro Almodòvar e a Iciair Bollain due nuove serie tv di prima serata: parlano di donne sole. «Finanziano solo i loro estremisti», riassume il vescovo. Lui i tre migliori film spagnoli della stagione non li ha visti. Iciair Bollain è la giovane regista di Ti do i miei occhi, scarna e devastante storia di una donna che sempre torna dal marito violento perché incapace di lasciarlo solo con la sua debolezza, come davvero tanto spesso succede. «Bugie. Le donne che muoiono per mano dei mariti in Spagna sono meno che in Svezia». Almodòvar e i preti pedofili de La mala educaciòn. «Un film ridicolo, non ha avuto alcun successo. Sa cosa dice la gente? Le ossessioni di un frocio». La suora bonsai in punta di piedi gli infila il cappotto.
Seppellire gli embrioni
Il vescovo di Huesca, Jesus Sanz Montes, quando è uscito Mar adentro, il mare dentro, film di Amenabar prossimo candidato all'Oscar ha scritto una lettera pastorale intitolata Morte a Venezia. Sembra la prosa di un critico cinematografico, poi arriva al dunque. «Vogliono far passare la cultura dell'eutanasia nel sentire comune, così poi ci imporranno la loro legge». I socialisti, sempre sottinteso. Mar adentro racconta la storia vera di Ramon Sampedro, tetraplegico che spese gli ultimi anni di vita per ottenere una morte dignitosa. Il Monsignore si stringe nel cappotto perché tira vento. «Il suicidio tra tetraplegici è molto minore che tra persone sane. Ogni vita deve essere rispettata. Dall'embrione al malato terminale». Eccoci quindi all'embrione. «Sa cosa si deve fare delle migliaia di embrioni congelati?». Cosa. «Sgongelarli, lasciarli morire e dargli degna sepoltura». Seppellirli come, in piccole bare bianche? «Come creature viventi destinate a diventare, senza salti qualitativi, persone».
«I socialisti hanno vinto sull'onda emotiva dell'11 marzo», dice il Monsignore. Sulla strage di Madrid la Commissione parlamentare ha appena finito di interrogare per 12 ore Aznar, accusato appunto di aver mentito a fini elettorali dicendo che le bombe erano dell'Eta. Zapatero tira fuori dalla sua libreria un testo di Fernando de los Rios, padre del socialismo umanista, l'anti Ortega y Gasset, ministro del governo in esilio. «Essere laici - legge Zapatero - non significa essere tolleranti, che presuppone una superiorità, ma essere rispettosi delle convinzioni degli altri». Non c'è nessuna persecuzione, nessuna sete di vendetta, sorride con gli occhi celesti. Le donne quando esce per strada gli urlano guapisimo, bellissimo. «La Chiesa deve sapere che questo è uno stato laico». Dice Chiesa come dicesse gli amici della Lirica, un'associazione. «La Spagna non è più quella che vorrebbero loro, è forse in parte ancora quella, ma cammina svelta in un'altra direzione».
Quale direzione. È appena uscito il rapporto dell'Istituto di statistica sul censimento del 2001. Nel linguaggio scarno delle cifre dice che le famiglie di fatto sono più di mezzo milione, diecimila e cinquecento omosessuali. Un milione e mezzo sono le madri sole con figli. Diminuiscono i matrimoni in chiesa, gente che fa otto figli non ce n'è quasi più: tre sono già un'eccezione. La controinchiesta cattolica si chiama Informe sobre la evoluciòn de la familia. Il Monsignore veste il tono da sermone: «Un aborto ogni 7 minuti, un divorzio ogni 4. Di 49 mila nuovi nati 43 mila sono di madri straniere, si tratta perciò di un incremento fittizio». Come fittizio? Saranno figli di madri venute dal Marocco ma sono pur sempre bambini nati in Spagna. «Certo certo, tutte creature di Dio. Ma di spagnoli veri ne sono nati solo seimila». Piove sulla processione dell'Immacolata. Il demonio con gli occhi azzurri è tornato dal fine settimana al mare, le sue bambine non le ha portate a messa. «Ci sono molti cattolici anche fra i socialisti, guardi, la chiesa è piena», indica il vescovo. La messa è finita, le anziane con le perle e la mantiglia nera gli baciano l'anello. «Pace e bene, monsignore». Pace e bene, sorelle, «siempre sea lo que Dios quiera». Sempre sia fatta la Sua volontà.

Scuola e soldi alla Chiesa
Zapatero ha fermato la riforma della scuola avviata da Aznar che riportava la religione come materia obbligatoria, inserita nella valutazione finale dell'alunno, e propone di rivedere i finanziamenti alla Chiesa cattolica.
I vescovi difendono l'ora di religione, invitando i parroci a raccogliere firme nelle chiese alla fine delle omelie, e promettono battaglia anche sui tagli ai finanziamenti al clero proposti dal governo
Il matrimonio gay, l'aborto, il divorzio, la ricerca: in nove mesi il premier socialista ha gettato le basi della sua riforma. Scatenando la reazione della Chiesa. Lo scontro è tra due concezioni opposte e inconciliabili della società come racconta il vescovo di Castellon, Juan Antonio Reig Pla
Il Monsignore è sicuro: "Il mio gregge è fatto di persone normali. Questi radicali la pagheranno cara"

Famiglia
Già contraria al divorzio che definisce «express», la Chiesa si mobilita contro il matrimonio gay: «Non è uguale» protestano i vescovi e giocano la carta dell´iniziativa di legge popolare con la raccolta di mezzo milione di firme
Aborto e ricerca
La Chiesa è contraria alle misure previste per aborto, eutanasia e ricerca sulle cellule staminali. Misure che, di volta in volta, definisce «olocausto silenzioso», «aggressione agli esseri umani» e «una forma di omicidio»
Famiglia
Con la riforma del divorzio il governo ha ridotto l'attesa tra 2 e 6 mesi, eliminando la separazione. Il progetto di legge sulle nozze gay prevede, invece, l'equiparazione con quelle etero e la possibilità di adottare bambini
Aborto e ricerca
Nel programma del governo c'è la liberalizzazione dell'aborto nelle prime 12-14 settimane di gravidanza, la depenalizzazione dell'eutanasia e l'autorizzazione della ricerca sulle cellule staminali a fine terapeutico