lunedì 6 dicembre 2004

Big Brother
prospettive del dominio/2

Repubblica 6.12.04
Tra chip e sensori arriva il post-umano
STEFANO RODOTA

Dobbiamo cominciare ad abituarci ad una parola nuova, e inquietante... post-umano. Dobbiamo farlo non per dare un nome a quelli che, nel film "The Manchurian Candidate", vengono predisposti per svolgere determinate attività, compresa quella di Presidente degli Stati Uniti, attraverso chip e sensori elettronici introdotti sotto la pelle o nel cervello. Dobbiamo farlo perché questa modificazione elettronica del corpo è già nella concreta realtà che viviamo, e non si ritrova soltanto nelle opere di fantasia che danno corpo alle molte angosce dell'America di oggi - la sorveglianza onnipresente, la manipolazione delle coscienze, il peso delle grandi società nelle scelte politiche, la creazione a tavolino dei candidati alle più alte responsabilità politiche.
Il 12 ottobre di quest'anno la Food and Drug Administration, l'autorità statunitense che si occupa della salute, ha autorizzato l'utilizzazione del VeriChip, un piccolissimo strumento elettronico da inserire sotto la pelle dei pazienti che contiene i dati necessari per l'identificazione e che viene letto a distanza, permettendo l'immediato accesso ad una banca dati che contiene le informazioni sulla salute dell´interessato. Ma già prima di quella data era stata avviata, anche in ospedali italiani, una sperimentazione di questi microchip, impiantati per il momento solo su pazienti affetti da patologie croniche (diabete, cardiopatie, Hiv), soprattutto per rendere possibile, in situazioni di emergenza, l'istantanea conoscenza dello stato di salute del paziente attraverso l'associazione tra microchip, lettore, banca dati.
Ma non è soltanto nel settore della salute che si ricorre all'impianto di microchip nel corpo umano. Lo ha fatto, con evidenti intenti pubblicitari, una discoteca di Barcellona, il Baja Beach Club, che consente ai soci che accettano di farsi impiantare il chip di entrare nel locale senza alcuna formalità e di pagare automaticamente le consumazioni grazie alla loro identificazione a distanza. Una società americana sta mettendo in commercio armi che possono essere adoperate solo da chi, avendo un chip impiantato nella mano, viene riconosciuto dall'arma stessa come suo legittimo possessore. A luglio si è appreso che in Messico, con una spesa di 150 dollari a persona, è stato "iniettato" un microchip nel braccio del Procuratore generale e di altri 160 suoi dipendenti per controllare il loro accesso a un importante centro di documentazione e, eventualmente, per rintracciarli in caso di sequestro. Sempre a luglio Blair ha annunciato di voler "etichettare e controllare" via satellite i cinquemila più pericolosi criminali inglesi.
Siamo alla vigilia di un cambiamento della natura stessa del corpo che, modificato tecnologicamente, diverrebbe per ciò post-umano? Questo è un tema che merita una vera discussione pubblica, invece di perder tempo dietro inconcludenti e strumentali diatribe intorno ad un astratto rispetto della natura. I casi appena ricordati, infatti, sono solo l'avanguardia più visibile di una larghissima serie di sperimentazioni volte ad inserire nel corpo umano strumenti elettronici e a collegarlo con un computer. Gli stessi microchip, peraltro, possono già oggi contenere dati diversi da quelli identificativi. L'Applied Digital Solutions, la società americana che produce il VeriChip, nella sua pubblicità fa riferimento esplicito alla possibilità di inserire direttamente nel chip anche informazioni sulla salute, dati finanziari, altri dettagli sulla situazione personale del soggetto, come i precedenti penali.
Da lunghissimo tempo il corpo umano conosce l'inserimento al suo interno di materiali diversi per curarlo o "ripararlo": pacemakers, impianti di silicone, uso del titanio nel caso di fratture appartengono ormai alla casistica quotidiana. Un libro americano, che descrive i diversi modi in cui in cui si ricorre a queste sostituzioni o integrazioni di parti del corpo, ha come titolo "The Body Shop", che negli Stati Uniti è l'insegna dei negozi di pezzi di ricambio per le automobili. E proprio il corpo come "macchina" aveva richiamato l'attenzione degli Illuministi.
Oggi, però, siamo di fronte ad un mutamento qualitativo che, attraverso l'inserimento nel corpo di strumenti provenienti dal mondo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, mettono in discussione l'autonomia stessa della persona. A differenza dei casi in cui si è portatori di un pacemaker o di una protesi di silicone, infatti, l'inserimento di un microchip può mettere il corpo in permanente collegamento con altre persone che possono identificarlo, controllarne lo stato di salute, seguirne i movimenti, modificare a sua insaputa le informazioni contenute nel chip. Così cambia lo statuto personale e sociale del soggetto. Può essere sempre "on line", divenire una "networked person", una persona permanentemente in rete, configurata in modo da emettere e ricevere impulsi che consentono di rintracciarne e ricostruirne condizioni fisiche e mentali, movimenti, abitudini, contatti, modificando così senso e contenuti della sua autonomia.
Discutere tutto questo richiede prudenza e distinzioni. Quando si parla dei chip e del loro impianto, ad esempio, è indispensabile tener presente che questi strumenti, leggibili a distanza con la tecnica delle radiofrequenze, possono essere tra loro molto diversi: contenere soltanto informazioni non modificabili, non emettere impulsi, e quindi essere leggibili solo per finalità e con modalità estremamente circoscritte; oppure contenere informazioni modificabili dall´esterno (aggiornamento delle condizioni di salute o delle transazioni finanziarie effettuate), emettere impulsi che possono consentire un continuo controllo delle condizioni o degli spostamenti della persona. Bisogna distinguere i casi in cui gli impianti servono per reintegrare funzione mancanti o perdute (udito, vista, lesione di arti) da quelli in cui si tende ad un miglioramento delle prestazioni fisiche e psichiche (sono ammissibili analogie con il doping?). Bisogna poi considerare le loro finalità: tutela della salute o altro; le caratteristiche dell'impianto, reversibile o permanente; il collegamento dell'impianto con uno analogo nel corpo di un'altra persona; la parte del corpo dove vengono impiantati, cervello o altrove. Quest'ultimo punto merita particolare considerazione, poiché gli impianti nel cervello possono essere finalizzati al recupero di funzioni perdute, come la vista, o a rendere possibile, ad esempio attraverso il collegamento con un computer, condizionamenti del comportamento.
Questo è appena uno sguardo, estremamente semplificato, sul futuro immediato. Le analisi devono sempre essere depurate dalle cadute facili nella fantascienza. Ma è bene tener presente che, in questa come in altre materie legate all'innovazione scientifica e tecnologica, il problema non è quasi mai il "se", ma il "quando" le ipotesi e le sperimentazioni diverranno fatti concreti, con i quali fare i conti.
In questa dimensione prospettica, diventano indispensabili una discussione pubblica e l'individuazione di principi comuni, partendo, ad esempio, dal Trattato costituzionale europeo e dalla Carta dei diritti fondamentali in esso contenuta. Qui si afferma che la dignità umana è inviolabile, che ogni persona ha diritto all'integrità fisica e psichica, che i dati personali esigono una elevata protezione, che dev'essere rispettato il principio di precauzione. Ognuno di questi punti richiede approfondimenti. Ma tutti ci dicono che non è possibile abbandonarsi ad una deriva scientifica o tecnologica, o che l'unico criterio di guida possa essere quello della sicurezza (che, in troppi casi, sta diventando quello di una paura accuratamente costruita ed alimentata per accrescere i controlli ed arrivare ad una società della sorveglianza).
È evidente che la tutela della salute è un valore in sé e che sono benvenute tutte le innovazioni che la rafforzano. Ma è proporzionato l'impianto di un microchip, con una invasione e modificazione del corpo, rispetto all'identificazione precisa di un paziente, che potrebbe essere effettuata con altri mezzi? Nel caso di possibili modificazioni dall'esterno dei dati contenuti nel chip, quali sono le garanzie contro interferenze o accessi indebiti? Si è consapevoli della necessità di prevedere altissimi livelli di protezione per le informazioni così raccolte? Si tengono presenti i problemi di giustizia distributiva, e dunque l'eguaglianza nell'accesso a questi nuovi strumenti?
Queste domande possono essere ripetute per quasi tutti gli altri impianti. Senza risposte soddisfacenti non si può imboccare impunemente questa strada. La decisione della Food and Drug Administration è stata assai criticata negli Stati Uniti ed è stata dichiarata inaccettabile dall'autorità francese per la tutela della privacy. E che dire della proposta di Blair che, per per persone classificate "ad alta propensione a commettere reati", pur avendo scontato la pena, cancellerebbe la libertà di circolazione e tutte le connesse forme di autonomia individuale, imponendo loro di portare uno strumento elettronico che ne renda possibile in ogni momento la localizzazione?
Né, per superare obiezioni e preoccupazioni, basta riferirsi al consenso degli interessati. Stiamo discutendo dell'integrità del corpo e della dignità umana, di interventi che possono modificare la percezione del sé e incidono sull'antropologia della persona. Servono regole precise per evitare che un ingannevole consenso diventi la via verso nuove servitù, mascherate magari con pretese di eguaglianza.
Un consorzio di industrie francesi, Biotech, progetta impianti sui ragazzi per controllare "l'eccesso di attività intellettuale" dei più dotati e "elevare il quoziente intellettuale" degli altri, per realizzare condizioni di vera eguaglianza. Non sono fantasie, perché dietro di esse vi sono investimenti e interessi economici, gli stessi che amplificano le paure per creare un mercato della sicurezza. Dobbiamo bloccare sul nascere queste derive pericolose. È tempo di discussione pubblica: perché queste nuove prospettive, inquietanti e promettenti insieme, siano governate dagli uomini e dal loro senso della libertà, e non affidate ad impossibili vincoli di natura o, peggio alla prepotenza del mercato.