a Roma Più libri, più liberi
Il mio lettore? Uno scafato
di Simona Maggiorelli
(l'articolo appare anche su articolo21.com)
Sono piccole, ma fanno un lavoro doc, battendo sentieri diversi, a caccia di autori e terreni nuovi di ricerca. Non hanno un catalogo mastodontico, ma scelto con passione, secondo un preciso progetto culturale. Sono le piccole e medie case editrici italiane. In 350, dall’8 al 12 dicembre, si danno appuntamento al Palazzo dei congressi di Roma per la terza edizione di Più libri, più liberi, mostra mercato, ma anche occasione ghiotta di approfondimento con convegni, incontri e dibattiti. Una kermesse libraria, che nonostante la crisi economica, offre uno spaccato di vitalità della piccola e media editoria italiana con le sue 1759 imprese che, solo nel 2003, hanno prodotto 85mila titoli, di cui 15mila novità.
Ma qual è il pubblico di Più libri più liberi (che già l’anno scorso ha raggiunto quota 35mila visitatori)? Chi sono i lettori di questi prodotti scelti che bisogna andarsi a cercare in libreria? Secondo l’editore Carmine Donzelli sono il vero lettore forte. «Non si tratta - dice - di un pubblico indifferenziato e generico, ma di una fascia di lettori molto scafati, con domande definite, un’idea chiara di quello che stanno cercando. Sono lettori che sanno benissimo che cosa pubblica Fazi oppure e/o. Con loro, anche in fiera, si viene a creare un rapporto sorprendentemente serio». «È questo - dice l’editore romano con una punta critica - che rende Più libri, più liberi un’esperienza molto diversa da quella più generalista e onnivora della Fiera del libro di Torino. Una kermesse per lettori attenti, avvertiti, svegli, quella organizzata dalla Aie e dal comune di Roma». «Il nostro lettore medio - prosegue Donzelli - cerca risposte articolate alle inquietudini e a grandi temi del momento, risposte non effimere, non libri pacificanti, di evasione». E per lettori che s’interrogano sulla politica italiana la Donzelli ha preparato nuovi titoli di “saggistica civile”. In primis, il libro di Salvatore Lupo, Partito e antipartito, una rilettura della storia della prima Repubblica e soprattutto di quei movimenti, fra loro molto diversi - dall’uomo qualunque di Giannini, al ’68, ai Radicali - che non riuscendo a contrapporre ai grandi partiti di massa una propria proposta, hanno finito per dare una risposta antipolitica, aprendo così la strada al berlusconismo. Ma non c’è solo la politica. Asso nella manica di Donzelli, in vista delle feste, sono le fiabe africane raccolte e rielaborate da Nelson Mandela. Un libro affascinante anche per il ponte culturale che evoca, per via di costanti antropologiche e variazioni sul tema, fra la nostra cultura popolare e quella delle coste africane.
E di letteratura africana, anticipando i tempi, così come aveva già fatto per le letterature dell’est, si è molto occupato Sandro Ferri con la sua e/o. Una casa editrice che ora esce allo scoperto con una pioggia di titoli. «Per noi è un momento buono - ammette l’editore -, siamo cresciuti, ci siamo diversificati. E quando proponiamo un nuovo autore ci viene accordata fiducia». Eric Emmanuel Schmitt, l’autore francese di Monsieur Ibrahim , presto in libreria con un libro su Hitler, la scrittrice greca Maria Meimaridi con il suo gettonatissimo Le streghe di Smirne. E poi, fra le novità, la biografia del pianista Glenn Gould scritta dal massimo esperto, Kevin Bazzana; la prima uscita italiana della canadese Barbara Gowdy; un ironico romanzo aperto all’attualità La Badante di Paolo Teobaldi. Insomma un diluvio di proposte. «E non sono le sole - dice Ferri - per me sono tutti belli, ma forse una parola in più la merita la collana appena inaugurata con due titoli Niente, niente più al mondo di Massimo Carlotto e Il padre e lo straniero di Giancarlo De Cataldo, romanzi brevi, legati all’attualità, politicamente molto forti». Anche in questo caso, al di là della maggiore o minore riuscita, libri per un pubblico diverso da quello che consuma best seller patinati e scaccia pensieri. «Raramente facciamo concessioni - dice il patron di e/o -. La nostra linea è piuttosto quella di sorprendere il pubblico, di andare controcorrente. Chiaramente cerchiamo un pubblico esigente, ma soprattutto non conformista, anche se di sinistra. Tentiamo sempre di non lisciargli il pelo».
E testarda e coerente da anni è la proposta delle Nuove edizioni romane, specializzata in psichiatria e editoria per ragazzi, presenza costante a Più libri, più liberi. «Per quanto riguarda la ricerca sulle scienze umane - dice la fondatrice Gabriella Armando - dal 1976 facciamo un lavoro di presentazione attenta e insistita del discorso psichiatrico di Massimo Fagioli, pubblichiamo una rivista di psicoterapia e psichiatria Il sogno della farfalla collegata a questa ricerca, e poi facciamo libri per ragazzi, soprattutto riproponendo classici ma in chiave viva ed emozionante». «Libri - aggiunge - forse non immediatamente seduttivi. Che più che una lettura solitaria, invitano a una lettura da fare insieme, bambino e adulto». Così ecco le belle riscritture per ragazzi dell’Iliade e dell’Odissea, i primi libri di Roberto Piumini, che la casa editrice romana ha praticamente scoperto, ma anche versi. «Ai nostri giovani lettori abbiamo sempre dato libri di poesia - racconta Armando - anche quando non si usava farne perché non si vendevano. E questo perché abbiamo un’immensa stima dei bambini e non diamo loro prodotti di serie B». Così, a Più libri più liberi, oltre alla presentazione del nuovo numero della rivista Il sogno della farfalla diretta dallo psichiatra Andrea Masini, le Nuove Edizioni Romane organizzano, con le Biblioteche di Roma, la presentazione dell’ultimo libro del poeta Giorgio Pontremoli, ma anche letture di poesie di un clown. Prodotti di nicchia, certo non per grandi tirature, ma che, specie quelle che riguardano il settore psichiatrico e scienze umane, hanno permesso alla casa editrice di resistere per trent’anni. «Siamo sempre stati sul filo del rasoio dal punto di vista economico - ammette l’editrice - ma abbiamo un pubblico forte, che ci segue, e in continuo aumento. Un successo dovuto anche al fatto che la produzione del denaro non è al primo posto nel nostro lavoro. La struttura resiste dal 1976 non perché dà risultati economici incoraggianti, ma perché dà risultati culturali incoraggianti».Salviamo le idee, la creatività come risorsa delle piccole case editrici è, non a caso, il titolo del convegno di apertura della fiera, ma si parlerà anche di strategie per resistere alla stretta della crisi e all’asfissia creata dal monopolio berlusconiano. Lo farà proprio Carmine Donzelli, insieme a Sandro Ferri, Gian Carlo Ferretti, Enrico Iacometti e Marco Zapparoli in un incontro dal titolo Per sempre piccoli? Le case editrici nascono, crescono, spesso muoiono perché non riescono a sopravvivere, sono cicli - dice Donzelli -.Vanno bene anche espansioni e aggregazioni, controbilanciate dalla nascita di marchi nuovi». Ma aggiunge: «Lo schema David - Golia va bene; loro sono più potenti, hanno i soldi per accaparrarsi diritti. Ma io ho dalla mia l’agilità, prendo decisioni veloci e molto motivate sul piano intellettuale». E poi qualcosa è cambiato negli ultimi anni: «Le pressioni che i grandi gruppi esercitano sulla distribuzione e sull’accesso alle librerie - denuncia - rendono impossibile per i piccoli arrivare sui banchi». E allora che fare? «Per andare avanti - spiega Sandro Ferri - ci vuole fiuto. Conta la costanza, non aspettarsi con un nuovo autore il successo al primo libro. Ma - ammette - per chi comincia oggi è più difficile. Il mercato si è molto modificato, e certo non a vantaggio della piccola editoria e della ricerca. Oggi le spinte sono a uniformarsi. Nonostante ciò nuovi piccoli editori continuano a nascere, perché è una spinta che va oltre l’aspetto economico. Resta un’importante parte di pubblico che cerca libri diversi. E questo crea pur sempre delle controtendenze secondarie sulle quali un piccolo editore un po’ accorto può inserirsi».