giovedì 9 dicembre 2004

embrioni

Repubblica 9.12.04
GLI EMBRIONI E L'USO DELLA SCIENZA
di Vittorio Sgaramella*

Quando nasciamo? La domanda è semplice; la risposta meno e varia da cultura a cultura. In Cina si nasce al concepimento; da noi al parto; gli inglesi (almeno come embrioni) nascono 14 giorni dopo il concepimento. In discussione non è il compleanno, ma l'evento chiave di un processo che inizia quando ovulo e spermatozoo (i gameti) si fondono, originano prima una nuova cellula (zigote), la prima d'un nuovo essere umano, poi un embrione e quindi una persona pienamente sviluppata e fisicamente e giuridicamente. Se tutto va bene. Ma in media 4 fecondazioni su 5 non procedono e finiscono in aborti spesso inavvertiti. Tre embrioni su mille si dividono in gemelli identici. Può avvenire anche il fenomeno opposto: due embrioni fraterni possono fondersi e originarne uno solo (se i due embrioni sono di sesso diverso si forma una chimera, un ermafrodito; se sono dello stesso sesso, il fenomeno può non essere neppure notato). Ai fini della comparsa di una persona, la fecondazione è necessaria, ma non basta. Il problema è come correlare lo sviluppo fisico con quello giuridico-legale: in breve quando diventiamo titolari di tutti i diritti dell'uomo, tra cui quello alla sopravvivenza, e dei corrispondenti doveri, tra cui quello della solidarietà.
Oggetto specifico del contendere è sino a quando è lecito usare embrioni per la sperimentazione biomedica, quasi sempre distruttiva, senza che questo sia perseguibile come un delitto. Sono secoli che filosofie, codici, arti s'occupano dell'inizio della vita e così miti e religioni. Anche la scienza vuol dire la sua: non cambierà millenarie credenze, ma nuove conoscenze dovrebbero aiutarci a capire meglio il fenomeno fisico, a meno che non lo si veda come interamente metafisico. Moltissimo dobbiamo alla fecondazione in vitro (Fiv), sviluppata in Inghilterra nel '70 e ai milioni di figli della provetta: nei soli Usa furono oltre 100mila nel 2001, il doppio del '96. Forse dieci volte tanto quelli persi nel processo.
La Chiesa insiste sulla coincidenza tra fecondazione e "animazione". La scienza è più possibilista e sottolinea la gradualità dello sviluppo delle caratteristiche umanizzanti, astenendosi dal resto. Le leggi dei paesi dove l'aborto terapeutico è ammesso subordinano lo statuto del feto di non piu di 3 mesi rispetto a quello della madre.
B. Knowles e colleghi suggeriscono che nel topo, ma probabilmente anche nell'uomo, durante il passaggio ovocita embrione il genoma subirebbe una massiccia riorganizzazione che continuerebbe sino a blastocisti (nell'uomo durerebbe 5 giorni). Questa riorganizazzione concorrerebbe a regolare le fasi cruciali della riproduzione, dalla fecondazione all'impianto dell'embrione. Ne uscirebbe un genoma personale che è unico e irripetibile, diverso da individuo a individuo, gemelli monozigotici compresi. Il genoma embrionale varierebbe quindi nel tempo, nel passaggio ovocita embrione, e non è escluso che vari anche nello spazio, nelle diverse cellule dell'embrione e poi nei diversi tessuti dell'adulto.
Dunque, come esseri nasciamo alla fecondazione; come persone potremmo nascere quando 5 giorni dopo il concepimento, il nostro genoma pare diventi distintamente nostro. Gli inglesi avevano scelto il termine di 14 giorni perché allora compare un abbozzo di sistema nervoso e quindi di sensibilità: prima questi "pre-embrioni" non sono ritenuti persone, ma esseri umani usabili nella sperimentazione biomedica, ovviamente previa autorizzazione delle autorità e consenso informato dei genitori. I 5 giorni di grazia suggeriti da quelle riorganizzazioni genomiche, se confermate nell'uomo, potrebbero fornire copertura legale almeno per l'individuazione degli embrioni Fiv comunque a rischio, da non impiantare ma da donare ai fini solidali della ricerca.
A questa logica risponde la proposta, saggia e condivisibile, che Amato ha illustrato su Repubblica il 13 novembre. Solo che ancorare l'inizio dello statuto protetto dell'embrione alla formazione del cosiddetto "ootide" non convince. A parte che il termine "ootide" è improprio, visto che l'omologo "spermatide" è usato per indicare un precursore dello spermatozoo. Ma più rilevante è il fatto che lo stadio in cui i due pro-nuclei materno e paterno si ritrovano nello zigote ma non si sono ancora fusi non è, né prelude alla fusio duorum gametum: quella era precedente. Non è neppure la fusio duorum nucleorum che pure sarebbe più appropriata come inizio d'un nuovo essere. I due nuclei nello zigote non si fondono, ma vengono prima replicati e poi assortiti in due coppie. Ciascuna coppia contiene un genoma materno e uno paterno, e costituirà il nucleo delle prime due cellule dell'embrione, pronte a formarsi al dimezzamento dello zigote che avverrà non appena i due pro-nuclei parentali si sono replicati.
La riproduzione parte con l'ingresso dello spermatozoo nell'ovocita: ma il nostro big bang ontologico non deve per forza coincidere con l'acquisizione dei nostri diritti/doveri di persona umana, che andrebbe invece vista come un processo graduale, dal concepimento alla morte. L'argomento che siamo stati tutti embrioni è suggestivo, ma poco più: appena prima eravamo tutti spermatozoi e ovociti. Tutto questo vale sia per gli embrioni Fiv non impiantati, sia per quelli donati appositamente a fini"terapeutici". Ora pare che questi ultimi, prodotti non da fecondazione sessuale, ma da trapianto di nucleo somatico in ovocita, proprio non ce la facciano a svilupparsi normalmente. E ciò forse anche per via delle riorganizzazioni di cui sopra, che nel caso della donazione per trapianto di nucleo sono ancora più complicate: nella donazione infatti si parla di "pseudo-embrioni". In alcuni paesi come Inghilterra o Corea, queste donazioni sono legali. Negli Usa la Harvard University ha chiesto autorizzazione a tentarle, ma solo con fondi privati e contro l'intransigente opposizione dei movimenti provita e di Bush.

* l'autore è professore di biologia molecolare