giovedì 9 dicembre 2004

sinistra
Zincone sulle opposizioni a Bertinotti interne al Prc

Corriere della Sera 9.12.04
CORRENTINE RIFONDAROLE, ATTENTE A NON AFFOSSARE BERTINOTTI
Cinque mozioni al prossimo congresso. La svolta «governista» del Comandante Fausto ha scatenato le minoranze trotzkiste, «sovietiche» e gauchiste. Ne abbiamo parlato con due «padri del Partito», Rina Gagliardi e Sandro Curzi. Sono preoccupati. Sentono puzza di anni '30.
di Vittorio Zincone

Una spiaggia calabrese. Il sole agostano che batte forte. Su un tavolo il Corriere dello Sera aperto a pagina 11. Claudio Grassi. leader dell'area dell'Ernesto (la destra di Rifondazione comunista «nostalgica dei soviet»), legge a bocca spalancata l'intervista con cui il segretario Fausto Bertinotti annuncia che il partito entrerà in un eventuale governo Prodi e che se tutto il popolo delle opposizioni si pronunciasse in favore di una guerra voluta dall'Onu lui si adeguerebbe. L'articolo tramortisce Grassi. E non solo lui. Tra i compagni di Rifondazione inizia un tam-tam disordinato di telefonate. Richieste di spiegazioni, lamentele, lettere di protesta. Marco Ferrando, zar dei trotzkisti dell'opposizione interna, chiede la testa del capo. Salvatore Cannavò, vicedirettore di Liberazione e portavoce dell'area Erre (i trotzkisti più vicini alla maggioranza bertinottiana) auspica una rapida retromarcia. Invece, no.
I contenuti di quell'intervista svolta diventano la base della mozione di maggioranza che Bertinotti porterà al prossimo congresso (marzo 2005): Rifondazione entra nella Gad-Alleanza ed è pronta a governare. Una posizione talmente forte da provocare un'esplosione nelle correnti del partito e la conseguente, inusuale, presentazione di almeno cinque mozioni congressuali: oltre a quella del segretario («Per una alternativa di società»), ci saranno quella dell'Ernesto («Essere comunisti») che ipotizza tutt'al più un accordo con l'Ulivo sul programma, quella di Erre (che prevede al massimo qualcosa di simile alla desistenza elettorale del '96), quella di Ferrando («I comunisti non si adeguano a Prodi») e quella di Claudio Bellotti, trotzkista dell'area Falce e Martello («Rompere con Prodi»). «In teoria ce ne sarebbe anche una sesta», spiega Rina Gagliardi, ex vicedirettrice di Liberazione ora nella direzione del partito.«Quella di Luigi Izzo, un simpatico capopopolo napoletano. Ma non credo che riuscirà a presentarla». Fatto sta che cinque mozioni sono incredibilmente tante per un piccolo partito come ilPrc. Ma soprattutto, per la prima volta, Bertinotti avrà un'opposizione di destra e una di sinistra. Lui, che di solito viene accusato dalla base ulivista di aver rovinato il governo Prodi e di aver fatto perdere alla sinistra le elezioni del 2001, per una sorta di narcisismo ideologico, ora subisce il contrappasso: apre pragmaticamente alla possibilità di entrare con dei ministri nell'esecutivo del Professore e per questo viene contestato dall'ala gauchista del suo partito.
«Un po' sono preoccupato», dice Sandro Curzi, che ha firmato il documento bertinottiano. Perché pensa che trotzkisti e stalinisti potrebbero danneggiare la leadership del Comandante Fausto? «No. Ma da ex direttore dell'organo del partito so quanto pesano le divisioni. In un movimento come Rifondazione le spaccature possono diventare aspre». Lo dice per esperienza personale? «Anche. Mi è capitato di sentire il gelo intorno a me per aver preso determinate posizioni. E poi il mio vice al giornale era il trotzkista Cannavò. A lui ho sempre detto che avrebbe dovuto scegliere tra la carriera politica e quella giornalistica. Ogni tanto mi metteva in imbarazzo firmando comunicati antibertinottiani con l'intestazione "vicedirettore di Liberazione". Il problema comunque è un altro...». Quale? «L'Ernesto, Erre, Progetto comunista (l'area di Ferrando, ndr) e gli altri. Non c'entrano un tubo con Stalin eTrotzky. Dovrebbero saperlo anche loro che i ragazzi d'oggi sono lontanissimi da quelle storie.
Il giovane tifoso del Livorno che si mette la maglietta con la faccia del "piccolo padre" lo fa solo perché sa che così fa incazzare sia la destra che la sinistra». Però sembra che Ferrando e i suoi al trotzkismo ci credano davvero. «Sì. E infatti l'ultima volta che li ho sentiti parlare, a Savona, mi sembrava di essere sintonizzato con una radio degli anni 40».
Lo stesso effetto alcuni trotzkisti ce l'hanno su Gagliardi. «Ferrando è brillante e dottrinario», dice. «Lo stimo molto. Ma quando lo ascolto mi pare di tornare agli anni '30». Salti nel passato a parte, però, tanto l'Ernesto (ex cossuttiani che non amano questa definizione e preferiscono essere chiamati neocomunisti) quanto le aree trotzkiste hanno punte acutissime di dissenso programmatico con il segretario.«Grassi», spiega Gagliardi, «oltre a richiamare la cultura politica comunista del '900, è contro la scelta non violenta di Bertinotti e poi ritiene che si debbano mettere molti paletti preventivi all'accordo con il centrosinistra. I trotzkisti, invece, con Prodi non ci prenderebbero nemmeno un caffè. Alla politica dei risultati raggiungibili preferiscono la semplice testimonianza ideologica».
Come finirà il congresso? È previsto che la mozione di maggioranza ottenga circa il 55%dei voti, quella dell'Ernesto il 25 e le tre fazioni trotzkiste il restante 20. Ma c'è anche chi sostiene che il «congresso a mozioni» alla fine accontenti tutti. Perche staccandosi nettamente (con tanto di voti ostili) dalla scelta «governista» di Bertinotti, soprattutto quelli di Erre e i seguaci di Ferrando potranno continuare a mantenere il loro ruolo comodo di oppositori a oltranza. Un ruolo che Bertinotti ha voluto abbandonare.