Adnkronos Salute 29/DIC/04 - 14:07
MAREMOTO: LO PSICOTERAPEUTA, BIMBI A RISCHIO DISTURBI MENTALI DIFFUSI
Roma, 29 dic. (Adnkronos Salute) - ''Lo tsunami e' riuscito a spostare l'asse della terra, figuriamoci cosa riuscira' a fare sull'equilibrio dei bambini sopravvissuti al maremoto''. A lanciare l'allarme e' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' infantile e direttore dell'Istituto di ortofonologia di Roma. Il rischio, spiega l'esperto all'Adnkronos Salute, e' che in una fase successiva alla tragedia sopraggiungano turbe mentali diffuse nei bambini, nonche' nei grandi. ''Molti piccoli hanno perso i loro genitori, altri hanno visto l'onda assassina spezzare la vita dei loro amici e inghiottire comunita' intere - spiega Bianchi Di Castelbianco - uno shock di proporzioni inaudite che lascera' il segno. Dopo l'emergenza viveri e acqua, il rischio che si diffondano vere e proprie epidemie, dovremo fare i conti con una condizione di squilibrio profondo che affliggera' queste popolazioni e i loro piccoli''. Difficile aiutarli a fronteggiare lutti, spaventi e traumi subiti. ''Il concetto di rimedio non c'e' di fronte a una tragedia di queste proporzioni - sottolinea il direttore dell'istituto romano - ma dobbiamo aiutarli e offrire loro un sostegno psicologico di lungo periodo''. Sarebbe un errore, infatti, intervenire soltanto nel breve periodo. ''Dopo 20 giorni, un mese circa - spiega Bianchi Di Castelbianco - i bambini spesso tornano a sorridere e le persone che stanno loro intorno colgono quel segno come un segnale di ripresa, di ritorno alla normalita', come se il peggio fosse finalmente passato. In realta' - prosegue l'esperto - la tragedia va elaborata con calma, il sorriso c'e' ma non bisogna attribuirgli eccessiva importanza. Il bambino nell'immediato deve fare i conti con il ritorno alla normalita', i traumi e gli squilibri emergono successivamente, ecco perche' e' necessario adottare una cura di lungo periodo''. Non e' daccordo invece, Bianchi di Castelbianco, sulla possibilita' caldeggiata da alcuni di portare via i bambini dai luoghi della tragedia. ''Non condivido molto questa idea - spiega - Per i piccoli potrebbe tradursi in un altro trauma, sentirsi sradicati dalla loro terra, allontanati dagli amici con cui, adesso, condividono anche il dolore e la paura generati dallo tsunami. Ora bisogna aiutarli sul posto, nei loro Paesi, sostenerli con cure di lungo periodo e di gruppo, perche' la condivisione delle esperienze e' il modo migliore per metabolizzare il trauma. Fondamentale e' infine - conclude l'esperto - che questo aiuto venga da psicoterapeuti locali o da esperti che conoscono profondamente la cultura, le abitudini, i costumi, gli elementi e gli aspetti che contraddistinguono maggiormente quei popoli''. (Ile/Adnkronos Salute)
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