IL PRESIDENTE ONORARIO DEL COMITATO DI BIOETICA
intervista
Berlinguer: impossibile definirlo un individuo
«Sono quindici secoli che si cerca una risposta, ma la personalità
giuridica in tutte le leggi si attribuisce soltanto dopo la nascita»
ROMA. È impossibile definire ogni embrione un individuo e perfino attribuirgli una personalità giuridica, cioè pieni diritti. Oggi in tutte le leggi del mondo la personalità giuridica si attribuisce soltanto alla nascita, ossia quando la vita diventa autonoma». A replicare alla presa di posizione «pro embrione» della seconda carica dello Stato è il presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica Giovanni Berlinguer.
È sorpreso di trovare il «Grande laico» Marcello Pera sulle posizioni della Chiesa?
«Mi preoccupa questa escalation dell’integralismo. Rispetto i sentimenti religiosi al punto da non volerli mescolati a questioni partitiche o subordinati a scelte della Chiesa. Non voglio sindacare le motivazioni di non credenti, come il presidente del Senato, che abbracciano battaglie ecclesiali. Sia che ciò accada per evoluzione morale o strumentalizzazione politica, è un grave errore, spostare la discussione dalla procreazione assistita all’embrione. In generale, comunque, mi sembra che il centrodestra voglia ingraziarsi le gerarchie ecclesiastiche e piegare la laicità dello Stato alle mere esigenze elettorali e propagandistiche. Lo hanno già fatto per istruzione, scienza e ricerca scientifica. Pera, inoltre, dimentica che la biologia non può stabilire se l’embrione sia una persona. Certamente è un progetto di vita, ma è sbagliato attendersi dai referendum la risposta a una controversia che da quindici secoli manca di un’argomentazione scientifica o teologica risolutiva».
Si aspettava sulla procreazione schieramenti trasversali al mondo laico e a quello cattolico?
«In realtà non c’è un’etica laica e un’etica cattolica distinguibili in assoluto. Ci sono tante etiche laiche e tante etiche religiose. La procreazione assistita non è un esperimento, è una pratica che si usa e che permette a coppie sterili di avere figli. E’ una tecnica valida, molto utile che allarga lo spazio delle scelte possibili anche se, per me, bisogna preoccuparsi molto di più del destino di chi nasce. C’è stato un caso negli Stati Uniti di un bambino nato orfano di cinque genitori. Sembra una follia. Una coppia di persone sterili si è rivolta a un centro per la procreazione assistita per avere spermatozoi e ovuli, e non essendo possibile alla donna della coppia neanche entrare in gravidanza, si è rivolta a una madre sostitutiva o utero in affitto (in termini più brutali, ma più veridici) per avere la possibilità che essa portasse a termine la gravidanza. Dopo di che, la coppia da cui era partita l’esigenza si è divisa, e, quando il bambino è nato, la madre sostitutiva non l’ha voluto e questo figlio appunto si è trovato orfano di cinque genitori».
In ballo, secondo i referendari, c’è anche la libertà scientifica. Cosa risponde?
«È vero, i limiti vanno posti ai metodi che usa la scienza, ma non alla conoscenza, al sapere. Per esempio è inammissibile sperimentare su esseri umani, senza il loro consenso e senza un loro vantaggio. È inquietante pretendere di migliorare la specie umana per via biologica, attraverso interventi sul patrimonio genetico. Ma la domanda cruciale è: quando comincia la vita? Per me inizia dal momento in cui lo spermatozoo entra nell’ovulo, avviene una mescolanza di due patrimoni ereditari e si crea un nuovo Dna, unico e irripetibile, tranne che l’ovulo fecondato si divida e dia luogo a due gemelli geneticamente uguali. Da lì esiste un’individualità biologica, però non una persona. L’embrione ha biologicamente diversi gradi di sviluppo e gran parte degli ovuli fecondati spontaneamente muoiono. O non si annidano nell’utero o non crescono, non si sviluppano, vengono espulsi. E ciò corrisponde a un criterio di selezione naturale. Quindi l’embrione umano merita il massimo rispetto possibile ed occorre predisporre, culturalmente e socialmente, tutte le forme di tutela, anche legale, che sono necessarie. Vedo due posizioni opposte. L’embrione come semplicemente una parte del corpo femminile o come una persona già dotata di pieni diritti. Sono due paradossi. Entrambi da evitare».
cosa aveva detto Pera:
repubblica.it 22 gennaio 2005
Il presidente del Senato intervistato dal direttore del Tg2
"Quali sono i limiti della scienza e quali i diritti degli individui?"
Pera: "L'embrione non è muffa
Niente riforma: sì al referendum"
ROMA - "L'embrione è persona, non è una muffa". E' netto il presidente del Senato, Marcello Pera, che in un'intervista al direttore del Tg2, Mauro Mazza, spiega: "Io sostengo , ancorchè non sia credente, che l'embrione sia persona fin dal concepimento. Ritengo che questa sia la posizione moralmente più responsabile e che sia, anche dal punto di vista laico, la posizione più confacente alla mia storia, alla mia tradizione di italiano e di europeo".
Il presidente del Senato non crede che il Parlamento riuscirà a legiferare sui punti della legge sulla fecondazione assistita che i quesiti referendari mirano ad abrogare: "Mi sembra - dice - che l'orientamento delle forze politiche sia quello di attendere la data del referendum e di celebrarlo". Ma quando si discute, come in queste settimane, su temi che riguardano la vita, i diritti della persona e la ricerca scientifica, a giudizio del presidente Pera è bene sottolineare quale sia la posta in gioco: "Da un lato - spiega - è in discussione il valore della persona umana-embrione.
Dall'altro lato è in discussione il valore della libertà scientifica, o il diritto di curare malattie tramite la ricerca scientifica. Questi due valori devono essere combinati. Si può decidere che il valore della persona sia preminente a quello della libertà di ricerca. E si può anche decidere diversamente. L'unica cosa che non si dovrebbe fare è credere di poter sperimentare come Galileo con le palline metalliche che rotolavano su un piano inclinato. O come faceva Flemming con le muffe per scoprire la penicillina. Perchè - sottolinea il presidente del Senato - l'embrione non è una muffa".
"La posta in gioco - ribadisce Pera - è esattamente questa: quali sono i limiti della ricerca scientifica e quali sono i diritti degli individui: diritto alla salute e a concepire; il diritto ad avere un figlio che magari, un domani, si vorrà alto, biondo, con gli occhi celesti. Quanto sono questi diritti prevalenti sul rispetto della persona? Questa è la posta in gioco che i cittadini italiani avranno di fronte quando si recheranno a votare per i referendum".
(22 gennaio 2005)