domenica 23 gennaio 2005

sinistra
Bertinotti non cede

Repubblica DOMENICA, 23 GENNAIO 2005
Intervista al leader di Rifondazione. I Ds: moratoria sulle primarie
Bertinotti sfida l'Ulivo "Io corro per vincere"
Bertinotti: "Le primarie in Puglia iniezione di democrazia. Il risultato non può farci cambiare strada"
"La Quercia deve rassegnarsi vado avanti e voglio vincere"
Alternativo. La mia candidatura è alternativa a Prodi, ma il programma no. Alle primarie confronto tra ispirazioni diverse
Ambizione. Abbiamo il diritto di aspirare a diventare maggioranza. A Fassino dico: a sinistra può esserci qualcun'altro
LUIGI CONTU


Onorevole Bertinotti, la vittoria di Vendola in Puglia ha provocato un terremoto nell´alleanza di centrosinistra. Le chiedono ancora di rinunciare a candidarsi alle primarie. È disposto al passo indietro?
«La risposta, naturalmente, è no. Non ci penso nemmeno. E francamente sono sorpreso di questa domanda. Dissi che mi sarei candidato all'indomani dell'annuncio di Prodi di voler chiedere le elezioni primarie, in tempi non sospetti».
Dopo giorni di tensione il segretario dei Ds Piero Fassino propone di sospendere il confronto sulle primarie almeno fino alle elezioni regionali. È d'accordo?
«Non vedo il problema. L'agenda politica è fitta di scadenze impegnative come appunto le elezioni amministrative e il referendum. È evidente che il calendario risponde a queste esigenze. Ma il punto è un altro...»
Quale?
«Se queste primarie si vogliono fare per davvero o no. Dopo mesi abbiamo definito le regole in un documento messo a punto da un gruppo di lavoro collegiale coordinato da Arturo Parisi. Ed ecco che improvvisamente sembrano essere diventate l'ostacolo principale tra di noi. A costo di apparire ingenuo continuo a pensare che la straordinaria partecipazione alla gara tra Vendola e Boccia in Puglia avrebbe dovuto incoraggiare lo sviluppo di questo percorso democratico. Come hanno sostenuto quasi tutti i commentatori ritengo che la vicenda pugliese abbia rappresentato una vera e propria iniezione di democrazia, un tonico per una coalizione che si definisce alleanza democratica. E trovo molto strano che si tenti oggi di trasformare in una mia tattica piratesca ciò che tutti nella coalizione dicevano fino a pochi giorni orsono »
Riconoscerà che il risultato ha spiazzato tutti, compreso il suo partito.
«Ci ha sorpreso, è vero. Ma noi abbiamo affrontato la campagna pugliese per vincere sul serio, così come io affronterò il confronto con Prodi. E il nostro candidato ha vinto mettendo per la prima volta in discussione la tesi secondo la quale in Italia il campo riformista è sempre maggioritario rispetto alla sinistra alternativa. Abbiamo accettato l'alleanza ma nessuno può chiederci di stare nella coalizione senza avere l'ambizione, un giorno, di tentare di diventare maggioranza»
Un concetto che ricorda la famosa frase di Prodi quando disse agli alleati "competition is competition"...
«Un concetto basilare di democrazia. Nello schieramento alternativo a Berlusconi si svolge anche una competizione tra le due aree della sinistra. Nulla di strano. A meno che qualcuno non abbia la bizzarra concezione di costruire la coalizione solo se una parte accetta di essere sempre minoranza. L'esperienza pugliese ha impartito a tutti noi una doppia lezione: la democrazia delle primarie rappresenta una risorsa per battere Berlusconi ma è aperta a qualsiasi risultato. Lo so che è dura, ma ognuno di noi deve accettare il fatto che può sempre succedere che ci sia qualcuno alla sua sinistra. Lo dico persino io che sono discretamente a sinistra. Vedo purtroppo che ci stiamo avvitando in una discussione che diventa sempre più barocca e sempre più incomprensibile. Ma le obiezioni reali vengono nascoste dietro quelle tecniche».
Quali sono le obiezioni politiche nascoste?
«È giusto farsi carico della realtà e capisco che ci sia un problema nei Ds rappresentato dal fatto che nella competizione tra me e Prodi ci possa essere per la Quercia un deficit di visibilità. Per questo nei ragionamenti che abbiamo svolto in questi mesi si è affacciata l'ipotesi di un'assemblea programmatica da eleggere contestualmente alle primarie nella quale i partiti siano rappresentati proporzionalmente. Bene, possono essere prese in considerazione questa o altre soluzioni che diano una risposta ai timori sollevati legittimamente dai Ds».
Le chiedono anche di presentare un programma alternativo a Prodi.
«Se mi si chiede se sono alternativo a Prodi rispondo: elementare Watson. Lo sono per definizione perché tra due o più concorrenti se ne sceglie uno solo. Se mi si dice che anche il mio programma deve essere alternativo dico "no". Le mie ispirazioni programmatiche saranno certamente alternative a Berlusconi ma non a Prodi».
Scusi, un elettore che vuole scegliere tra lei e il professore in base a cosa dovrebbe decidere il proprio voto?
«In base ad un libero confronto di idee che si svolgerà alla luce del sole sulle grandi questioni della politica. Discuteremo della pace nel mondo, di come uscire dalla crisi economica che attanaglia il paese, di immigrazione, di scuola, di ambiente, di diritti e democrazia. Ma le ispirazioni programmatiche saranno diverse, differenti, non alternative. Ed è per questo che si potrà scegliere tra queste opzioni senza pregiudicare l'alleanza. Un candidato si sceglie depositando nell'urna un nome ed un cognome che si confronta con altri nomi e cognomi. Una scelta semplice. Un programma è fatto di migliaia di parole, di proposte articolate e complesse. Alle primarie scegliamo il candidato e gli orientamenti programmatici che poi saranno alla base del progetto che presenteremo agli elettori. O c'è qualcuno che immagina che il giorno dopo le primarie Prodi tiri dritto sul suo programma? Spero di no perché noi siamo contro una concezione leaderistica della coalizione»
E cosa dovrà fare Prodi all'indomani delle primarie, contrattare il programma con tutta la coalizione?
«Il leader è colui che ci guida nella costruzione del programma ma deve fare una sintesi, associare le forze. Immagino una grande consultazione delle associazioni, dei movimenti, delle organizzazioni sindacali e produttive. Un percorso lungo ed articolato. Chiedere programmi alternativi è un artificio dialettico per indebolire le primarie. È insensato tentare di trasformare questo momento di democrazia in una ghigliottina con cui si mette fuori non questo o quel candidato ma un mondo che vuole partecipare alla costruzione del programma. Chi vince deve dialogare con tutti. Qualcuno può anche pensare di risolvere il problema con Bertinotti, ma poi deve risolverlo con gli elettori. Mi pare purtroppo che ci sia una strana pulsione nel centrosinistra più a pensare a risolvere beghe interne che a cercare di convincere gli elettori»
Cosa ne pensa delle altre candidature avanzate in questi giorni da Pecoraro Scanio e Di Pietro?
«C'è un principio fondamentale in democrazia che chiedo venga rispettato. Le candidature sono nelle mani di chi le propone. Non ci possono essere preclusioni. E se uno pensa di avere delle proposte su cui competere si presenti, poi decideranno gli elettori: se i suoi ragionamenti non convinceranno sarà bocciato dall'urna»