giovedì 24 febbraio 2005

embrione
le finezze filosofiche di Emanuele Severino

Corriere della Sera 24.2.05
Sgreccia e l’embrione
LA CAPACITÀ DI DIVENTARE UOMO
di EMANUELE SEVERINO

Monsignor Elio Sgreccia richiama che «l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento», e ribadisce che il Magistero della Chiesa «non si è espressamente impegnato» in relazione ai «dibattiti scientifici» e alle stesse «affermazione filosofiche» sugli inizi della vita umana (Corriere, 8 febbraio). Questo non significa che il Magistero non si impegni mai su affermazioni filosofiche. Si impegna ad esempio nella difesa dell’affermazione che l’uomo è capace di entrare nel Regno dei Cieli - che è affermazione, oltre che teologica, della filosofia cui la Chiesa si appoggia e che ha il suo perno nel concetto di «capacità». Se uno dicesse che questo concetto è un nonsenso, la Chiesa si impegnerebbe a proclamare che costui dice il falso. E farebbe bene, perché se la capacità dell’uomo di andare in Cielo non esistesse, per l’uomo sarebbe impossibile andarvi; e se, pur negando tale «capacità», qualcuno affermasse che in Cielo son venuti a trovarsi degli uomini, costui affermerebbe qualcosa di impossibile. Va aggiunto che, difendendo il concetto di «capacità», la Chiesa difende anche il principio che la capacità di andare in Cielo precede il trovarvisi, ossia che esiste un momento in cui l’uomo è «capace» di andare in Cielo, ma ancora non vi si trova - e quando vi si trova non ha più la capacità di andarvi. Ebbene, che cosa accade a proposito della tesi della Chiesa che l’essere umano è «una persona fin dal suo concepimento»?
Accade qualcosa di analogo al discorso di chi nega la «capacità» di andare in Cielo. Vediamo.
In quel suo intervento Sgreccia afferma che «la presenza di un’anima spirituale non può essere rilevata dall’osservazione di nessun dato sperimentale». Quindi le scienze della natura non possono trovare l’anima nemmeno in quel dato sperimentale che è l’embrione. Altrimenti si verrebbe a sostenere quel che la Chiesa non ammette, cioè che lo spirito è un aspetto della materia (sperma e ovulo). Per la Chiesa, l’embrione è uomo solamente in quanto l’«anima spirituale» è in lui già in qualche modo esistente, ma l’«anima spirituale» «è creata direttamente da Dio». Se la Chiesa non mobilita questo gigantesco volume di tesi filosofico-metafisico-teologiche non può sostenere che sin dal momento del concepimento l’embrione è già uomo. (Si capisce che in vista del referendum sulla legge 40 la Chiesa per non rompere con i laici che sostengono l’umanità dell’embrione eviti di parlare di quel grandioso ma ingombrante bagaglio filosofico-teologico. Salvo errore, la parola «Dio» non compare mai negli articoli di monsignor Sgreccia di recente pubblicati dal Corriere).
Le difficoltà incominciano a questo punto. E riguardano il concetto di «capacità», indicato all’inizio. Per entrare nel Regno dei Cieli, si diceva, è necessario che, prima di entrarvi, l’uomo abbia avuto la «capacità» di entrarvi. Analogamente , per entrare nel regno della terra - cioè per incominciare a vivere come uomo - è necessario che qualcosa abbia avuto la «capacità» di diventare uomo, la capacità di entrare, come uomo, nel regno della terra. Ed è necessario che tale qualcosa abbia avuto questa «capacità» in un tempo precedente a quel del suo incominciare ad esistere. Ma se si accetta la dottrina della Chiesa, questa «capacità» non può esistere .
Infatti, se «fin dalla fecondazione» l’embrione ha un’anima spirituale (Sgreccia, Corriere, 14 febbraio), prima della fecondazione esistono, separati gli uni dagli altri il seme dell’uomo e l’uovo della donna, e, ancora più separata da essi, esiste la potenza con cui Dio crea l’anima spirituale dell’embrione. Ma il seme, così separato non ha la capacità di diventare uomo: ha solo la capacità di unirsi all’ovulo - una capacità, questa, diversa da quella di diventare uomo.
Nemmeno l’ovulo, separato, ha la «capacità» di diventare uomo. E se per la Chiesa Dio ha la potenza di creare l’uomo, la Chiesa nega che Dio o qualcosa che gli appartenga abbia la capacità di diventare uomo - uomo, si badi, che sia soltanto uomo e non sia anche Dio, come Cristo.
Infine, nemmeno l’unione dei gameti maschile e femminile ha la capacità di diventare uomo, perché tale unione concorre a costituire ciò che non è più soltanto capacità di diventare uomo, ma è già uomo. (Stiamo parlando, infatti, della capacità che cessa quando è realizzata - e che Aristotele chiamava «potenza»).
Sulla base del Magistero della Chiesa non può dunque esistere la «capacità» di diventare uomo. Ciò significa che nessun uomo può nascere! Poiché sulla base di quel Magistero è impossibile indicare quando e dove mai possa esistere la capacità di diventare uomo, segue che è impossibile che degli uomini vengano ad esistere - segue cioè l’assurdo.
La Chiesa sostiene anche che, nel dubbio che l’embrione sia uomo, è morale trattarlo «come se» lo fosse. Ma anche in questo modo essa ammette la possibilità che l’embrione sia uomo sin dalla fecondazione, cioè ammette l’assurdo qui sopra rilevato. Quando scienziati come Edoardo Boncinelli dicono che non si può sapere quando l’uomo è persona, per evitare quell’assurdo devono escludere che l’embrione sia uomo sin dalla fecondazione. Quando Marcello Pera dice che l’embrione è persona, allora o abbandona il suo laicismo e fa ricorso al Dio che rende persona l’embrione, oppure sostiene che persona e spirito sono aspetti, prodotti della materia.
La Chiesa sta affrontando i problemi della fecondazione assistita con concetti che si frantumano. Ciò non significa che quelli dei suoi avversari rimangano intatti.