Il Mattino 24/02/2005
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (dei filosofi) ma non avete mai osato chiedere.
Fabrizio Coscia
Dalle relazioni d’amore (tutt’altro che platonico) di Socrate coi suoi giovani allievi al complesso di Pollicino di cui soffriva Montaigne, dalle defaillances di Rousseau alla sifilide di Nietzsche: la filosofia - uscita «dalla scala di servizio», come titolava qualche anno fa un testo di Wilhelm Weischedel che indagava nella vita quotidiana dei grandi del pensiero - rientra direttamente dalla camera da letto. Filosofi a luci rosse (Salani, pp. 206, euro 12,50) è il saggio di Pietro Emanuele che rivela, con sguardo ironico e dissacrante, i vizi privati, le storie, le teorie, gli aneddoti e le maldicenze sul rapporto che i filosofi avevano con il sesso. Un libro scritto con l’intento dichiarato di liberare la filosofia da quel tanto di astratto e di astruso che, spesso con la complicità degli stessi filosofi, questa disciplina si porta dietro quasi fatalmente. Lo stesso intento che mosse Jostein Gaarder, autore de Il mondo di Sofia, a snocciolare teorie filosofiche al ritmo di un giallo, oltre al già citato Weischedel e a raccontare, tra l’altro, di come Talete, troppo assorto nel calcolo delle orbite dei pianeti, non vide il pozzo sotto i propri piedi e vi cadde tra le risa delle donne di Tracia; e naturalmente, Luciano De Crescenzo a tessere storie della filosofia da ameni «fattarielli». Ora, Pietro Emanuele, ordinario di Filosofia all’Università di Messina, ci prova con il sesso, o meglio, con la vita sessuale - spesso complicata - dei filosofi. «Con questo libro mi sono proposto di combattere la moda dilagante dei libri che presentano la filosofia come una sicura maestra di vita, propagandandone gli effetti terapeutici come si fa con un prodotto farmaceutico - ha detto Emanuele alla presentazione del libro, l’altro ieri alla Fnac - Il mio obiettivo era invece quello di mostrare come tra il piano della teoria e quello della vita pratica esista un salto incolmabile». Operazione «malandrina», l’ha definita lo stesso autore, volta a sdrammatizzare la tematica sessuale. Scopriamo allora che Agostino si dava al voyeurismo, che Montaigne si lamentava del suo membro troppo piccolo, che un discepolo di Hegel, un certo Karl Rosenkranz, teorizzò l’apologia dell’osceno, che la filosofia di de Sade più che da boudoir era da tavolino, e che Rousseau si bloccava nei momenti cruciali per eccesso di cerebralismo. «La vita dei filosofi può mostrare che il sesso è qualcosa di molto più complesso e meno ripetitivo di quanto non creda la solita pubblicistica. Per quanto mi riguarda, non ho voluto scrivere un libro pornografico, volevo soltanto divertire informando». Il dubbio, naturalmente, è quanto possano servire i resoconti dettagliati della vita privata dei filosofi a farci conoscere meglio le loro opere. «Qualche volta non serve - risponde Emanuele - Sapere che Aristotele, stando a certi documenti, era masochista, non ci aiuta a capire la logica dei sillogismi. Ma altre volte invece è utile: sapere che Schopenhauer sfogava i suoi istinti sessuali solo con le prostitute è una conferma della sua concezione pessimistica contro la procreazione, che mette al mondo uomini destinati all’infelicità». Gianfranco Borrelli, che ha presentato il libro, lo ha definito «utile a stimolare la discussione su un tema cruciale della filosofia». «Un conto però è il sesso nella vita dei filosofi - ha sottolineato - altro è invece la filosofia del sesso, che forse avrebbe meritato nel libro un maggior approfondimento. In fondo sono stati i filosofi a costruire le grandi teorie dell’Amore, da Platone a Epicuro, da Bruno fino a Bataille e a Foucault. Paradossalmente, è solo grazie a loro se oggi possiamo parlare di sesso».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»