giovedì 10 febbraio 2005

storia dell'uomo
da Neanderthal a Sapiens

Repubblica Salute 10.2.05
Il Neanderthal era di poche parole. E si estinse
Il "sapiens sapiens" aveva più capacità di comunicazione e quindi una organizzazione sociale migliore
di Francesco Bottaccioli


Non sono chiari i rapporti di parentela tra i nostri progenitori e l'uomo di Neanderthal, vissuto in Europa tra 150.000 e 30.000 anni fa e che ha convissuto per almeno diecimila anni con i nuovi arrivati dall'Africa, i nostri progenitori. Gente dalla testa tonda, più mingherlini dei neanderthaliani, ma più capaci di agire in gruppo anche in virtù di una maggiore facilità di comunicazione. Il cervello del Neanderthal non aveva niente da invidiare a quello dei nostri progenitori. La differenza fondamentale starebbe proprio nella comunicazione. Sapiens Sapiens era capace di un linguaggio molto più articolato di quello elementare di Neanderthal. Perché?
Un'interpretazione classica ipotizza che siano comparse delle mutazioni genetiche favorevoli che abbiano consentito la formazione di aree specializzate, di veri e propri organi del linguaggio, che tradizionalmente vengono localizzate nell'emisfero sinistro, anteriormente (area di Broca) e posteriormente (area di Wernicke). Studi recenti hanno di molto ridimensionato il ruolo di queste aree, nel senso che, pur essendo certamente necessarie, non sono esaustive: il linguaggio, per potersi produrre, ha bisogno che si attivi un circuito che collega aree relativamente specializzate sia dell'emisfero sinistro sia di quello destro. Non esistono quindi "geni per il linguaggio", come scrive il neuroscienziato americano Gary Marcus in "La nascita della mente", Codice edizioni, Torino 2004.
La ricostruzione più plausibile della nascita del linguaggio pare invece quella che lo incardina nei cambiamenti anatomici intervenuti nella organizzazione della testa. I nostri progenitori avevano un cranio più rotondo dei loro predecessori e anche di alcuni loro contemporanei. Questa caratteristica ha abbassato la laringe e formato un tratto sopralaringeo adatto alla emissione articolata di suoni. La modificazione somatica avrebbe quindi fornito l'occasione al grande cervello, di cui erano dotati i nostri progenitori, di esprimersi meglio. L'assenza di quella modificazione sopralaringea nel Neanderthal, spiegherebbe anche la scarsa competenza linguistica dei nostri cugini, che avevano anche loro un grande cervello, ma senza la combinazione giusta cervello-corpo.
Non deve stupire il legame tra modificazioni somatiche e modificazioni cerebrali. L'ipotesi più plausibile del rapido sviluppo del cervello umano - in 3 milioni di anni è passato dai 400 grammi degli scimpanzé ai 1400 del genere Homo - poggia sull'alimentazione delle australopitecine, passate da una dieta vegetariana a una dieta con grassi e proteine animali.