martedì 22 marzo 2005

dopo il pronunciamento di Fassino sulla presunta "svolta" di Bush

La Gazzetta del Sud 22.3.05
Mussi gli ricorda la comune appartenenza comunista. Secondo Cossutta «ha preso un abbaglio»
Non è piaciuta a sinistra l'apertura del segretario diessino sulla nuova politica americana per i diritti civili
I compagni “strigliano” Fassino
Giuseppe Dalla Corte

ROMA – Il «no» alla guerra preventiva non può far archiviare, in primo luogo ai progressisti la domanda di «diritti umani, civili, politici» e sarebbe «paradossale» se proprio la sinistra non fosse «in prima linea» per l'affermazione della democrazia e di quei diritti. E' quanto scrive il segretario dei Ds, Piero Fassino, in un articolo per «l'Unità» di oggi, ribadendo la sua tesi della «politica preventiva». «Il rifiuto della dottrina della guerra preventiva (inaccettabile in linea di principio e foriera di instabilità e tensioni, come l'Irak ha drammaticamente dimostrato) non può farci archiviare una domanda che nell'era della globalizzazione si è fatta sempre più stringente: come possiamo promuovere diritti umani, civili, politici laddove essi vengono sistematicamente negati da orrende dittature e regimi antidemocratici? La sinistra democratica – sottolinea – deve e può misurarsi con questo nodo liberandosi di due idee vecchie e sbagliate: che si possano scindere le libertà civili dai diritti economici e sociali, e che la sovranità nazionale possa essere una soglia invalicabile di fronte a gravi violazioni dei diritti umani». In sostanza Fassino ribadisce, precisandolo, il pensiero espresso in un'intervista a «La Stampa» nella quale, accogliendo l'invito di Casini, aveva invitato ad affrontare con meno timidezza il tema delle libertà e della democrazia nelle aree del mondo in cui mancano. Ribadiva, in pratica, un'apertura di credito nei confronti del presidente Usa George Bush autore, a suo dire, di una svolta. Ma proprio questo atteggiamento ha provocato la durissima reazione dei “compagni” che lo hanno aspramente criticato. «Che si pensi che Bush e gli Stati Uniti possano garantire i regimi democratici attraverso la guerra, è cosa che sorprende e alla quale non possono credere nemmeno i bambini dell'asilo. Ma che una posizione di questo tipo sia stata assunta in sostanza dal segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, è cosa che colpisce molto amaramente». Armando Cossutta commenta così le osservazioni del segretario dei Ds sulla politica estera dell'amministrazione americana. Fassino, in sintesi, ritiene che la sinistra europea debba porsi comunque il tema della diffusione della democrazia nel mondo e non lasciare questo obiettivo in mano ai repubblicani d'oltreoceano e nell'intervista aveva parlato della necessità di una «maggiore intransigenza dell'Occidente verso chi nega i valori di libertà». «A questa stregua – osserva Cossutta – si finirebbe per giustificare la partecipazione dell'Italia alla guerra americana in Irak e la permanenza del nostro contingente militare in quella terra. Mi pare che sia stato preso un abbaglio». «La democrazia – sottolinea il presidente del Pdci – non si esporta con i missili, ma è proprio con i missili e con una guerra tipicamente coloniale che gli Usa e Bush si sono impadroniti del petrolio iracheno e hanno imposto il loro dominio in una zona strategica del mondo, per il presente e per il futuro». «Credo che l'intervento di Fassino sia stato un po' uno scivolone e soprattutto non credo che possa mai voler dire che la guerra di Bush può avere avuto elementi utili alla democrazia». Così il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. «La guerra non è mai un elemento che aiuta la democrazia, io – sottolinea Pecoraro – mi aspetto un'intransigenza vera del governo americano quando la vedrò con la Repubblica cinese che tiene il Tibet in schiavitù e manda la pena di morte a chi fa semplicemente delle attività quasi sportive o quando lo farà con lo stato arabo che taglia le mani a chi ruba o impedisce le donne anche a guidare le auto». Anche il coordinatore del correntone Ds, Fabio Mussi, prende le distanze dalle affermazioni del segretario Piero Fassino e di Umberto Ranieri sulla guerra. In un articolo per Aprileonline, Mussi paventa anche il rischio del riemergere ad occidente della teoria sovietica della «sovranità limitata». Dopo aver osservato che Fassino starebbe piegando verso la sinistra di governo alla Blair «che si muove all'ombra dei neocons americani» anziché quella alla Zapatero, Mussi afferma di condividere «il fatto che “democrazia, diritti e libertà debbano essere difesi con intransigenza”». Ma «chiedo che si dica più chiaramente – aggiunge Mussi – che la guerra non è una forma, seppure estrema, di “intransigenza democratica”. La guerra è violenza, arbitrio e impero». Mussi ricorda a Fassino ed a Ranieri che «apparteniamo tutti alla generazione di comunisti che si è opposta radicalmente alla dottrina sovietica della sovranità limitata e all'idea di una esportazione del socialismo sui cingoli dei carri armati». «Non sono disposto ora – aggiunge – ad adeguarmi alla nuova dottrina di un mondo a sovranità limitata, e all'idea di una esportazione della democrazia sulle ali dei cacciabombardieri».