martedì 1 marzo 2005

la complicità della ragione con la religione
sull'Unità: una discussione su Cartesio

L'Unità 27 Febbraio 2005
Santo Padre, perché ce l’ha con Cartesio?
Bruno Gravagnuolo

Del libro del Papa, Memoria e identità (Rizzoli, pagg. 225, euro 16) s’è parlato variamente sui giornali, già a partire dalle anticipazioni e dagli annunci di agenzia prima della sua comparsa ufficiale la settimana scorsa. E il Grundakkord da tutti registrato di quest’ultima meditazione pontificale è stato giustamente - perché è centrale senz’altro in questo libro - quello della filosofia della storia. Ovvero la Teodicea, giustificazione storica di Dio, attraverso i mali, o meglio il Male del Novecento. In fondo si potrebbe definire questa sorta di testamento spirituale del Papa (lunga vita!) come un rilancio in grande stile della meditazione agostiniana sul cammino della Città terrena verso la Città Celeste, sebbene quest’ultima resti indefinitivamente avvolta nel mistero sfuggente della redenzione finale, sempre presentita dalla fede e adveniens.
Il proprium di questo Papato è esattamente il suo tratto forte e planetario, egemonico e avvolgente. Gerarchico e accogliente. Veritativo ed ecumenico, che prende di petto la modernità e tende a dargli forma. In questo senso la cattolicità di Wojtyla si presenta come l’ultima delle Grandi Narrazioni, l’ultima delle Utopie, con il Sacro immanente nella storia e capace di riemergere per eterogenesi dei Fini - il Bene tramite il Male - quasi al modo della filosofia hegeliana, ma con la Trascendenza ovviamente come meta, all’opposto dell’immanenza assoluta e laica di Hegel. Ebbene c’è un «incunabolo», un tassello di questa maestosa costruzione, che nessuno finora ha notato: Cartesio. E a cui Memoria e identità dedica pagine importanti. Sono pagine di demolizione del grande filosofo in certa parte incomprensibili, dal punto di vista teoretico. Ma in realtà comprensibili se ci si mette dalla parte dell’ortodossia profetica ed autoritativa del Papa.
L’accusa a Cartesio? Aver celebrato il primato del Cogito sull’Esse. Del Pensiero sull’Essere. Dopo Cartesio, argomenta il Papa, la filosofia diventa puro pensiero. E il mondo di conseguenza, che Tommaso re-spettava come ente esterno a cui adeguarsi, diviene puro contenuto della coscienza umana. Di qui l’arbitrio, la manipolazione dell’ente. La possibilità da parte dell’uomo di decidere ciò che è bene e ciò che è male, Auschwitz e il Gulag, la volontà di potenza, il titanismo della libertà del singolo e collettiva, magari sotto forma di Parlamenti democratici. Irresponsabili nel sancire aborto, fecondazione artificiale e altre deviazioni libertarie. Occorre dirlo. Questo giudizio del Papa (o di Ratzinger?) altresì rivelativo, è insostenibile. E, per paradossale che appaia, anche da un punto di vista cattolico e metafisico-teologico. Cartesio, infatti, non solo era un devotissimo credente rispettosissimo del dogma di fede e dell’Autorità. Ma mise in atto un grandioso tentativo di dimostrazione rigorosa del Dio personale e trascendente. Passando certo attraverso il pensiero e la Ragione, ma desumendo da essa la distinzione tra Essere e Cogito. E tra Mondo e Dio. Il pensiero, che è dubbio, si scopre in Cartesio imperfetto, carente. Dunque, segnato dall’idea originaria della Perfezione, ontologicamente reale e a monte di tutto: Dio. Inoltre, tramite il reticolo delle idee innate, distinte da quelle acquisite e artificiali, l’ordo rerum cartesiano è riflesso dell’ordo idearum che ha in Dio la sua pietra angolare. Cartesio perciò riconduce tutta la rivoluzione meccanica del seicento all’albero maestoso della metafisica tomista, rinnovata nei metodi e nelle giunture. Naturalmente, c’è la libertà e l’ardire della ragione umana, che s’inoltra nel conoscere e nei suoi rami (ottica, matematica, fisica). Ma fare di Cartesio il padre negativo di un Illuminismo perverso, significa condannare a priori ogni gesto filosofico imperniato sull’autonomia del pensare. E a beneficio perenne dell’Auctoritas tramandata e imposta. Il che è fomite non solo di Irratio, ma anche di Rivolta nichilistica senza limiti (a cui succede Auctoritas peggiore). I due Mali da cui derivarono tutti i Mali del 900. Santo Padre ma perché ce l’ha tanto con Cartesio?
APCOM 27/02/2005 - 09:15
FRANCIA/ OGGI ALL'ASTA L'ORIGINALE DEL "DISCORSO SUL METODO" DI CARTESIO
Base da 50.000 euro per pietra miliare filosofia moderna

Roma, 26 feb. (Ap) - Sarà una domenica speciale per i bibliofili di tutto il mondo: oggi verrà messa all'asta a Evreux (Francia) l'edizione originale del "Discorso sul metodo" di Cartesio (René Descartes), pietra miliare della filosofia moderna. Il volume, scoperto da poco e per caso in una collezione privata, è stato pubblicato nel 1637. La base d'asta partirà da 50.000 euro.
"Il mio cuore si è messo a battere", racconta con trasporto Pierre Poulain, che ha ritrovato il libro. «Ho contato le pagine una ad una, - spiega - le ho ricontate il giorno dopo per vedere che non ne mancasse qualcuna». E una volta accertatosi dell'integrità, l'esperto non ha nascosto il proprio sollievo e la commozione.
«"Il discorso" apre l'era della filosofia moderna», afferma Poulain. «E' una pietra miliare del patrimonio francese e universale poiché, anche se oltre 350 anni ci separano della sua pubblicazione, il suo contenuto non cessa di stupire con la sua attualità e la sua pertinenza".
Atto fondatore della filosofia moderna, il "Discorso sul metodo" è soprattutto il frutto di un'avventura intellettuale: quando uscì infatti, a guisa di introduzione di altri saggi, la condanna di Galileo da parte della Chiesa era recente e aveva indotto Cartesio alla prudenza nel rendere pubblico il suo pensiero. Cgi/ vgp
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