L'Unità 7 Aprile 2005
Hack: «Il prossimo Papa rispetti di più i laici»
L’astrofisica: il più grande limite di Giovanni Paolo II aver vietato l’uso dei preservativi per combattere l’Aids
Rossella Battisti
ROMA È un torrente di energia, Margherita Hack, impetuosa, spontanea, allegramente vitale. E soprattutto anima laica. Per questo non le va giù quell’altolà di domenica, in quel di Jesi, quando l’astrofisica si preparava ad andare in scena con lo spettacolo «Variazioni sul cielo» e all’improvviso le porte del teatro Pergolesi sono state chiuse dal sindaco Fabiano Belcecchi in segno di lutto per la morte di papa Giovanni Paolo II. «Eh no -ripete lei, arrivata a Roma per presenziare a una conferenza all’Eliseo su filosofia e scienza-, siamo in uno stato laico e non è giusto cancellare uno spettacolo per la morte del papa».
Beh, magari voleva solo essere un segno di rispetto?
«Diciamo che è stata un’iniziativa unilaterale: la sera prima eravamo andati in scena e il giorno dopo a mezzogiorno e mezzo ci è stata comunicata questa decisione presa dal sindaco senza consultare nessuno. Lui, intanto, aveva staccato il cellulare ed era irrintracciabile. Né la sera prima si era fatto vedere a teatro o alla conferenza di presentazione dello spettacolo. E poi, io capisco sospendere il campionato perché possono accadere episodi di violenza o persino di razzismo, decisamente fuori luogo in una circostanza come questa. Ma questo spettacolo non è un varietà osceno o dissacrante: si parla delle origini dell’universo, di come siamo tutti nati da quella polvere alchemica delle stelle. Manda un messaggio di pace e di fratellanza e non capisco in che modo poteva offendere la sensibilità di qualcuno».
Come avete reagito?
«All’ora dello spettacolo ci siamo fatti trovare in piazza e abbiamo spiegato l’accaduto e dopo ci siamo riuniti in un circolo privato di cittadini dove abbiamo parlato dello spettacolo e recitato alcuni passaggi. Ma si è trattato di un sopruso: ci vuole rispetto anche per chi non è cattolico, per laici, buddisti o musulmani per i quali questo papa può non rappresentare nulla».
Le televisioni sono state anche più talebane: non si parlava altro che del papa.
«Si sa che sono in mano del Berlusca. Mi hanno detto però che su Raitre, dove resta l’ultimo residuo di libertà di parola, hanno mandato in onda un programma dove non si faceva solo agiografia ma si parlava anche dei difetti di Giovanni Paolo II».
Quali erano i suoi limiti?
«L’aver contrastato l’uso del profilattico perché strumento di contraccezione, divieto che ha provocato il diffondersi dell’Aids soprattutto in Africa. Nei confronti delle donne, poi, mi è sembrato un atteggiamento ipocrita parlare del loro genio e nello stesso tempo continuare a precludere loro di svolgere il sacerdozio, mica siamo nel Medioevo. Così la Chiesa continua a essere dominata dagli uomini nelle posizioni di potere. Certo, è stato un papa che ha cercato il dialogo fra le religioni, ma non ha avuto la grandezza e l’incisività di un Giovanni XXIII che ha davvero fatto la differenza durante la guerra fredda».
Cosa si aspetterebbe dal prossimo pontefice?
«A dire la verità, io non lo vorrei un altro papa, ma se proprio deve esserci che almeno rispetti di più i laici».
Non crede che ci sia una responsabilità anche degli intellettuali nel costituire una coscienza laica? Sono pochi quelli che assumono posizioni chiare e pubbliche?
«È vero, mi dicono spesso che sono coraggiosa a dire quello che dico. Ma non ci vedo un particolare coraggio a esprimere i miei pensieri. Se fossimo durante l’Inquisizione, beh allora forse neanche io parlerei per paura di una stiracchiata sulla ruota. Chissà perché questo silenzio».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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