venerdì 8 aprile 2005

Pietro Ingrao e il Prc

Liberazione 8.4.05
Gli è stata consegnata la tessera del Prc
Ingrao:«Sono tornato a casa»

Ieri Pietro Ingrao è venuto nella sede di Rifondazione Comunista dove gli è stata consegnata la tessera del Prc e dove è stato festeggiato. Pubblichiamo ampi stralci del discorso che ha pronunciato:
«Mi fa piacere il calore che ho sentito da voi, le persone come me hanno proprio tanto bisogno di calore. Vuol dire che c'è un legame vero, radicato. Allora, posso dire: "Io torno a casa"...
Caro Fausto, non ti aspettare un militante tranquillo. Io sono stato educato in modo un pochino rude, brusco, qualche volta persino un po' pesante e un po' ingiusto. Una cosa sola voglio dire: ho voluto prendere questa tessera di Rifondazione, non solo per la vicinanza che sento con i pensieri vostri, che è profonda, ma anche per un'altra ragione che non so se riesco a spiegare bene. Io credo che nella fase che stiamo vivendo ci sia bisogno di un partito: di un partito militante, cioè di una organizzazione di masse che vogliono cambiare il mondo, e di una disciplina. Ma mi pare importante anche una cosa che nel partito dove sono cresciuto non sempre c'è stata: la discussione, il confronto. Non solo il diritto al dissenso, di cui ho parlato una volta, ma anche e soprattutto la ricerca nel confronto e l'elaborazione delle differenze. Penso a una vita, nel partito, sempre "tesa", in cui ci si dice la verità l'uno con l'altro...
«I tempi sono molto duri. Ora abbiamo avuto questo bel risultato nelle elezioni regionali. Però non si lasceranno cacciar via facilmente. Nel momento in cui abbiamo compiuto questo balzo (che ha riempito di gioia più me che voi perché io non ho più tanto tempo davanti), dobbiamo sapere che la lotta nei prossimi mesi sarà molto pesante e molto dura - proprio perché questa volta sono stati sconfitti e avvertono di stare sull'orlo del baratro. Sono molto colpito dal fatto che Berlusconi sia andato a Ballarò: finora lui andava solo a certe trasmissioni garantite e a certe condizioni, parlava lui e non parlavano gli altri. E invece stavolta è andato in un luogo per lui non del tutto "sicuro". Quando personaggi come lui si sentono l'acqua alla gola, allora bisogna misurare bene il punto a cui è giunta la lotta. Io ero un pischelletto, un ragazzino, quando avvennero altri scontri di cui sentivo parlare da mio padre. Non vorrei rievocare quei momenti tristi, oggi, in questo giorno di grande gioia per tutti noi e di festa per me. Volevo solo dire: siamo a questo punto della lotta. Quel tale l'abbiamo - l'avete - stanato, è dovuto uscire dalla sua prepotenza, misurarsi. Mi pare che se la sia cavata male. Ma guai a sottovalutare la sfida che ci aspetta.
«Prendendo la tessera di Rifondazione comunista ho voluto dire che proprio questo era il punto a cui si era arrivati. A questo punto, anche i vecchiacci, direbbero al mio paese, anche i novantenni come me non possono più starsene seduti sulla seggiola di casa: in un qualche modo, e per quello che possono, devono scendere per strada. Però scendere insieme, e combinando questa discesa con la discussione, il confronto e la ricerca. "Rifondazione comunista" è una espressione, da un certo punto di vista, molto bella: caro Fausto, ti ricordi che io e te abbiamo tentato fino all'ultimo di non arrivarci, a questo passo? Poi, abbiamo dovuto farlo. Rifondazione, sì, è una pagina dal titolo molto, molto ambizioso. E poi sulla nostra bocca sono venute, non per caso, delle altre parole comuni: pace e non violenza. Pensate che impresa, che cavolo di roba ci siamo messi in testa: rifondare nella pace! Guardate che stiamo davvero inventando. Nemmeno Carlo Marx diceva queste due parole insieme: rifondare nella pace. Chissà se è possibile. Però, quando vedo qui dentro tutta questa gente, ecco spero ancora che sia possibile. Caro Fausto, voi tutti amici di Rifondazione, questa è la prova: o ce la mettiamo tutta o verranno tempi bui, tristi. Bisognerà anche riflettere su un risultato bellissimo, in Puglia, e un altro risultato, anch'esso nostro, che però va in un'altra direzione: proprio come se stessimo su di un orlo da cui si possono fare cose bellissime e cose meno belle. Io proprio mi auguro che si facciano cose bellissime. E che da vecchiaccio io possa ancora imparare, apprendere, dalle masse come si diceva ai tempi nostri, e per cacciare questo potere. Masse e potere, come dicevamo e, aggiungerei: invenzione».