sabato 9 aprile 2005

allievi di Mabuse? o di Mengele?

Italiasalute.it 9.4.05
UN PACE-MAKER NELLA TESTA BATTE LA DEPRESSIONE

Per l’Istituto Superiore di Sanità la depressione colpisce il 10% della popolazione italiana, mentre nel mondo l’OMS ci dice che sono 121 milioni le persone affette da questo disturbo. In termini di anni vissuti da ammalato (Years Lived with Disability o YLD) è la malattia numero uno al mondo e nella classifica delle malattie che più accorciano la vita viene al 4° posto. Il suo peso, però, è destinato ad aumentare: per il 2020 si stima che salirà al 2° posto considerando tutta la popolazione mondiale.
Presso l’Università di Toronto il prof. Andres Lozano, ha sperimentato con successo la stimolazione cerebrale profonda, un’operazione che ha dato buoni risultati nel trattare le patologie più gravi.
In Italia l’intervento non è ancora praticato. Ma cosa ne pensano gli specialisti italiani? Ottimista il dr. Pantaleo Romanelli, Consulting Professor presso la Stanford University.” La stimolazione cerebrale profonda è un approccio altamente innovativo nella cura della depressione farmaco-resistente. L' impianto di elettrodi in specifiche regioni cerebrali ha già dimostrato una notevole efficacia in malattie come il morbo di Parkinson. Peraltro esiste una solida evidenza sperimentale che la stimolazione cerebrale possa avere un ruolo importante nella cura di disturbi psichiatrici in pazienti attentamente selezionati.”
Per il prof. Galzio, dell’Università dell’Aquila, “La Deep Brain Stimulation è una metodica neurochirurgica che prevede l'inserimento di elettrodi, attraverso dei piccoli fori di trapano praticati sul cranio, in specifici nuclei situati nella profondità del cervello. Trattasi di una tecnica utilizzata da molti anni, basata essenzialmente su studi elettrofisiologici, effettuati prima e durante l'intervento chirurgico, di comprovata efficacia nel trattamento di alcuni sintomi neurologici, come i disturbi del movimento (morbo di Parkinson, epilessia non controllabile farmacologicamente, dolore e disturbi mentali ). In particolare la tecnica descritta da Lozano appare promettente, ma richiede una verifica approfondita in un numero più ampio di malati. Questa tecnica è pur sempre una tecnica cruenta, ma è positivo il fatto che si tratta di un intervento in cui, in caso di insuccesso o effetti collaterali, l'effetto del trattamento stesso è reso reversibile dalla possibilità di interrompere la stimolazione elettrica dei nuclei cerebrali (ottenuta tramite inserimento di una pila in regione sottocutanea, come il caso dei Pace-Maker cardiaci).È da rilevare che esistono altri procedimenti chirurgici, come la stimolazione del nervo Vago, anch'essi promettenti nella cura dei sintomi da depressione maggiore.”
Un altro ottimista è il responsabile del Centro per lo Studio del Dolore, il dr. Piero Cisotto: “La Deep Brain Stimulation o Stimolazione Cerebrale Profonda è una metodica consolidata fin dagli anni '90 per il trattamento dei disturbi del movimento. In alcuni Centri del Nord Europa è attualmente dotata con ottimi risultati per il trattamento di gravi forme di disordine psichiatrico come gli stati ossessivo-compulsivi e gli stati depressivi. Il concetto alla base di tale terapia è il fatto che si sostituisce il trattamento neurolesivo quindi irreversibile con la neurostimolazione metodica reversibile. Sono stato molto favorevolmente impressionato dai risultati visti presso il Centro di Lovanio e quello di Stoccolma: Mi risulta che due impianti siano stati effettuati presso l' Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano ma che questo ha scatenato vivaci polemiche da parte di vari psichiatri con impostazione "basagliana".E' un dato di fatto che ogni giorno sulla stampa quotidiana sentiamo episodi di estrema disperazione da parte questi malati di fatto molto spesso lasciati a se stessi."
Contrario invece il prof. Di Lorenzo dell’ Università di Firenze, che ritiene l’intervento incorretto e addirittura da vietare.

Italiasalute.it 9.4.05
UNA CARICA ELETTRICA CONTRO LA DEPRESSIONE

Ci sono forme di depressione così acute, che riguardano fino al 20% dei pazienti in cura, che neanche la farmacologia più avanzata, spesso associata alla psicoterapia sono in grado di risolvere. Per questi malati si deve necessariamente ricorrere alla terapia elettroconvulsiva (meglio nota come elettroshock) che comunque può non rivelarsi di successo su alcuni pazienti. E’ proprio per questi ultimi che è stata recentemente sperimentata in Canada una nuova tecnica, rivelatasi efficace in quattro casi su sei. “ Si tratta della deep brain stimulation – stimolazione cerebrale profonda – dichiara il professor Andres Lozano, docente di neurochirurgia dell’Università di Toronto che ha realizzato l’intervento sui sei pazienti – una tecnica assai affidabile per precisione, che viene eseguita in anestesia locale. Circoscriviamo le aree sulle quali agire attraverso una tomografia, a seguito della quale pratichiamo due fori su ambo i lati del cranio dove posizioniamo dei fili di ferro (del diametro di uno spaghetto) alle cui estremità si trovano degli elettrodi. I fili vengono poi fatti passare sottocute dietro l’orecchio e fatti scendere lungo il collo. A questo punto viene praticata un’ulteriore incisione nell’area della clavicola dove si posiziona la batteria che alimenta i due elettrodi. La stimolazione che ne deriva e che permane 24 ore su 24 varia di intensità a seconda dei casi. L’automomia della carica è di cinque anni. Abbiamo sperimentatato, continua Lozano, che se si interrompe la terapia, la depressione ricompare nel giro di due settimane. I pazienti sui quali l’esperimento è riuscito hanno beneficiato di grossi miglioramenti, riscoprendo la voglia di uscire, di praticare sport, insomma di vivere, ma stiamo veramente agli inizi. Nuovi studi sul metodo ci attendo nei prossimi anni”.