domenica 3 aprile 2005

psichiatria a Verona

L'Arena 3.4.05
Presentato ieri all’Università uno studio del centro Oms di Salute Mentale di Verona, diretto dal professor Michele Tansella
Più rischi per i pazienti psichiatrici
Sono colpiti da una mortalità maggiore rispetto al resto della popolazione

Si chiama «More research for mental health» ed è il progetto per la ricerca sulla salute mentale e per migliorare la qualità delle cure presentato ieri mattina in sala Barbieri, a Palazzo Giuliari, dal professor Michele Tansella, direttore del centro Oms Salute Mentale di Verona, e dal dottor Benedetto Saraceno, direttore del Department of Mental Health and Substance Abuse dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Il centro, che ha sede presso l’Università di Verona, ha condotto un recentissimo studio coordinato dalla professoressa Mirella Ruggeri, primo del genere mai realizzato in Italia e uno dei pochi al mondo. Tant’è vero che sull’importanza di questo lavoro si è espresso anche il professor Michele Mirabella, giornalista e noto conduttore di «Elisir» (Raitre), che, anche se ieri mattina non è potuto essere presente di persona a Verona, lo è stato comunque, per così dire virtualmente, attraverso un video che è stato visto durante l’incontro, nel quale Mirabella ha avuto parole di forte approvazione per il lavoro del team scaligero, ricordando insieme come troppo spesso la ricerca in Italia sia orfana di fondi, nonostante essa rappresenti la via maestra per le conquiste future.
Un principio ribadito da tutte le autorità presenti: il sindaco Paolo Zanotto, il presidente della Provincia Elio Mosele, il professor Alessandro Mazzucco, rettore dell’ateneo scaligero, Valerio Alberti, direttore dell’Azienda ospedaliera, Angelo De Cristan, direttore sanitario dell’Ulss 20.
I risultati emersi dallo studio del gruppo scaligero hanno dimostrato che soffrire di un disagio psichico espone a una maggiore probabilità di morire rispetto al resto della popolazione e, contrariamente a quanto si crede, tale eccesso di mortalità non è legato a cause direttamente correlate con la patologia psichiatrica, come per esempio il suicidio, ma piuttosto ad altre patologie.
«Per esempio è stata dimostrata una maggiore mortalità per malattie cardiovascolari», ha spiegato il professor Tansella, «tra i pazienti che hanno anche una diagnosi di disturbo mentale, e gli studi fino a oggi condotti hanno evidenziato come ciò sia dovuto principalmente alla difficoltà di tali pazienti di accedere alle cure mediche e alle procedure comunemente disponibili per la popolazione generale».
Già in passato il Centro Oms di ricerca sulla Salute Mentale che ha sede a Verona aveva condotto e pubblicato uno studio per un periodo di osservazione di 10 anni, coordinato dal professor Francesco Amadeo, che ha dimostrato come anche in Italia, per i pazienti dei servizi psichiatrici, il rischio di morte sia due volte e mezzo quello della popolazione generale. Lo stesso professor Amadeo ha anche ricordato che oggi i dati disponibili riguardano un periodo di 20 anni, con un campione di circa 7.000 pazienti: i nuovi risultati non solo confermano i precedenti, ma dicono addirittura che il rischio per i pazienti psichiatrici in riferimento a quelle cause di morte che per i soggetti normali sono considerate «evitabili» (per le quali cioè esiste una cura o una misura preventiva valida) è di quattro volte superiore per le malattie cardiovascolari, e di 25 volte per cirrosi e malattie epatiche croniche.
Ciò che lo studio condotto a Verona dimostra innanzitutto è dunque la necessità di mettere subito in atto misure che migliorino l’accessibilità ai servizi sanitari da parte delle persone con disagio mentale e la qualità delle cure mediche a loro dedicate. In questo senso è necessaria una maggiore attenzione ai problemi medici dei pazienti da parte degli stessi servizi psichiatrici, mentre va anche facilitato l’accesso ai programmi di promozione e prevenzione della salute, soprattutto a quelli orientati alla riduzione del fumo e dell’alcol.