sabato 11 giugno 2005

ancora sul pamphlet di Enrico Bellone

L'Unità 10 Giugno 2005
Povera scienza, povera Italia
di Mauro Barberis

UN PAMPHLET di Enrico Bellone contro gli antiscientisti nostrani: una denuncia del sottosviluppo scientifico nel nostro paese e delle sue appendici morattiane

Si corre a comprare La scienza negata. Il caso italiano (Codice, pp. 124, euro 15) - il pamphlet di Enrico Bellone contro i critici nostrani della scienza - spinti da interrogativi e da desideri inconfessabili. Ad esempio, ci si chiede: che cosa avrà mai scritto Bellone su Emanuele Severino, il pontefice massimo dei filosofi «continentali» di casa nostra, tanto da suscitarne una replica piccata? E su Marcello Pera, che in una precedente incarnazione faceva il filosofo della scienza, che cosa mai avrà detto Bellone? E infine - Dio non voglia - non se la sarà mica presa con il cardinale Ratzinger, beninteso prima che diventasse Papa? A discolpa del lettore, e delle sue morbose aspettative, si può solo aggiungere che La scienza negata, prima ancora della pubblicazione, è stato preceduto da strane voci e da polemiche preventive. Il libro era stato annunciato da Einaudi fra le novità di maggio con un altro titolo (La scomparsa dell’Italia scientifica); questo aveva fatto immaginare chissà quali intrighi editoriali e censure notturne, mentre la spiegazione è molto più semplice: basta molto meno, nell’Italia di oggi, per non farsi pubblicare da Einaudi. Infine, come nei film western, erano arrivati i nostri, con le recensioni entusiastiche di Odifreddi e Massarenti ad alimentare ulteriori attese.
Ora, non si dirà che Bellone deluda tutte queste aspettative; ma certo, dato il bersaglio prescelto - i negatori nostrani della scienza - il libro avrebbe potuto diventare un capolavoro della letteratura umoristica, se a scriverlo fossero stati Karl Kraus o anche solo Alberto Arbasino. Invece, si tratta di un libro sin troppo serio: o almeno, di un libro che contiene il suo nucleo sarcastico entro una cornice seria. Cornice rappresentata dall’ennesima denuncia del sottosviluppo scientifico italiano e delle sue appendici morattiane.
«Solo in questa cultura - scrive Bellone - poteva crearsi la sequenza di eventi politici, giudiziari e medici connessi alla terapia Di Bella… Solo al di sotto delle Alpi esistevano le condizioni atte a eliminare l’insegnamento dell’evoluzione dalle scuole repubblicane... Solo nelle nostre valli si ritiene ragionevole che una persona segua un dottorato in astrofisica o biologia molecolare con un compenso inferiore a 800 euro. Solo da noi la disinformazione sistematica ha convinto milioni di cittadini che gli scienziati siano al soldo delle multinazionali o attentino alla sacralità della vita».
Sulla cornice «seria», evidentemente, chiunque operi nella scuola o nell’Università italiana non può che concordare. Ma su tutto il resto? Bellone allinea sì una bella collezione di fesserie sulla scienza, accumulate da autori italiani e stranieri, questi ultimi immediatamente tradotti dopo averle pronunciate: ma tutto ciò fa solo sorridere, quando ci si aspettava di scompisciarsi dalle risate. Il massimo della cattiveria si raggiunge quando si presenta il più famoso libro dell’epistemologo «anarchico» Paul Feyerabend, Contro il metodo, come il «suo romanzo più famoso in Italia»; o quando si parla di Max Horkheimer - la «spalla» del celebre duo Adorno-Horkheimer - come di un «pensatore» che «non era in grado di distinguere un teorema da un ananas»
Verrebbe da dire: tutto qui? Chiunque sia stato, almeno una volta, a un convegno italiano di filosofia potrebbe raccontare ben altro. Chiunque abbia assistito, fra lo stranito e il prostrato, a quella spettacolarizzazione della filosofia di cui ha parlato su queste pagine Beppe Sebaste, potrebbe dire molto di peggio. Chiunque abbia visto le esibizioni tipo Costanzo show di colleghi con un rispettabilissimo curriculum professionale avrebbe potuto, per così dire, ululare alla luna. E poi, un argomento definitivo: possibile che su Gianni Vattimo, il nostro più autorevole maitre à penser antiscientista, in tutto il libro non si trovi un solo aneddoto piccante, una sola citazione devastante, un solo sberleffo pirotecnico?
Il lettore insoddisfatto, a questo punto, si ricorda di aver comprato, nella sua sventata giovinezza, buona parte dei libri citati da Bellone, e li cerca affannosamente per tutta la casa, sicuro di aver sottolineato con la penna blu, in ognuno di essi, affermazioni ben peggiori di quelle menzionate ne La scienza negata. Non trovando questi libri, li cerca nelle soffitte, nelle cantine, nei sottoscala; finalmente li ritrova, soffia via la polvere del tempo e li scorre avidamente. Niente: solo le prime pagine sono segnate; talvolta, lo sono anche le ultime, come quando si cerca di sapere subito chi è l’assassino. Quei libri, in realtà, sono stati consegnati alla dimenticanza molti anni orsono: esercitando in questo modo una critica ben più radicale - così si consola il lettore - della critica del Prof. Bellone.