l'Unità 14.7.05
Karl Marx Superstar
(solo per gli inglesi?)
LA BBC COMUNICA i risultati di un sondaggio radiofonico che ha chiesto agli ascoltatori di votare il filosofo più importante della storia: ha vinto, a sorpresa, l’autore del Capitale. Lo storico inglese Hobsbawn ci spiega perché...
Eric Hobsbawm
Quando Karl Marx aveva ventiquattro anni ed era un giovane neolaureato qualcuno scrisse di lui: «Preparatevi a incontrare il più grande filosofo vivente, forse l’unico esistente, il dottor Marx».
Apparentemente gli ascoltatori che hanno risposto all’appello del conduttore della trasmissione sulla Bbc, Melvin Bragg, sono della stessa idea: ha vinto il titolo di più grande filosofo mondiale, ottenendo più del doppio dei voti del secondo classificato, David Hume.
Che cosa avrebbe pensato lo stesso Marx di un sondaggio come questo?
Sarebbe stato sorpreso, come del resto lo sono io, che nel sondaggio non siano stati citati filosofi del calibro di Hegel e Leibniz o persino John Locke. In ogni caso, ciò che avrebbe pensato Marx è assai meno interessante del motivo per cui gli ascoltatori lo abbiano preferito in modo così schiacciante rispetto al resto dei concorrenti. Senza voler esagerare, non è un pensatore rispetto al quale sia possibile avere opinioni neutre. In realtà, la prospettiva che Marx vinca un sondaggio del genere è talmente sconvolgente che mi è stato detto che l’Economist avrebbe tentato di sostenere la candidatura dell’ammirevole David Hume, anche se il risultato non è stato molto positivo.
Politici e ideologi occidentali hanno considerato Karl Marx come ispiratore di rivoluzioni e precursore del totalitarismo. Nelle università, le sue teorie hanno subìto un forte declino a partire dagli anni Ottanta e il numero di accademici che si definiscono marxisti oggi è minore rispetto a qualsiasi altro periodo della mia lunga vita. Eppure, continuano a puntare su di lui. Per quale motivo?
Uno dei motivi è che gli altri filosofi vengono letti solo dalle poche centinaia di persone che studiano filosofia nelle università. Per la maggior parte di noi sono solo nomi.
Ma non Marx.
Come mi ha detto uno dei principali commentatori del partito conservatore, in modo alquanto inatteso, mentre parlavamo di questo sondaggio: «Dopo tutto, Marx e Freud sono le due grandi menti che hanno influenzato il ventesimo secolo». E questo è uno dei motivi. Un altro, paradossalmente, è la fine del comunismo. Mentre la Guerra Fredda era ancora in corso e l’Unione Sovietica esisteva ancora, per la maggior parte delle persone era impossibile sganciare Marx da Mosca. Ma dal 1989 questo sganciamento è possibile e le persone hanno riscoperto la straordinaria varietà e la forza dei suoi scritti. Centocinquant’anni dopo la sua prima pubblicazione assistiamo alla lettura o rilettura del Manifesto del Partito Comunista non come programma per l’abbattimento del capitalismo nel 1848, che non ha avuto successo, ma come un’incredibile previsione della natura e degli effetti della globalizzazione alla fine del ventesimo secolo. È diventato nuovamente possibile riscoprire la grandezza di Marx.
Ma c’è un ultimo motivo ed è forse il più importante. Per molte persone la filosofia non è, come per la maggior parte degli addetti ai lavori, un esercizio di pensiero sul pensiero, ma il suo scopo è quello di comprendere e trasformare il nostro mondo. Ma chi tra le grandi menti che partecipavano a questo sondaggio ha scritto: «i filosofi hanno solo interpretato diversamente il mondo, si tratta di cambiarlo»?
Quel filosofo era Marx.
l'Unità 14 Luglio 2005
Grande nel capire il mondo, non nel trasformarlo
Bruno Gravagnuolo
È fatta. Malgrado il lavoro di lobbing dell’«Economist», e gli sforzi disperati degli humeani, Karl Marx vince e taglia il traguardo di questo sondaggio on line Bbc di cui vi avevamo dato notizia il 2 luglio, ma che già il 5 giugno aveva visto il barbone di Treviri in testa con largo margine su David Hume e Ludwig Wittgenstein. Certo, come ricorda Eric Hobsbawm mancavano nella lista gente come Leibniz ed Hegel (grave torto!). Ma è facile rilevare che non sarebbero andati più in là di Popper, Tommaso, e Nietzsche, rispettivamente con il 4,20,il 4,80 e il 6,40%. Quanto ad Aristotele, non va oltre il 4,50, ben al di sotto di Platone al 5,60. Mentre addirittura Heidegger e Stuart MIll non si sono classificati: pochi voti per far percentuale. Dignitoso il piazzamento di Socrate al 4,80, laddove l’onta dei non classificati senza voti colpisce persino Bertrand Russel, cosa strana per un sondaggio inglese. E allora? E allora il test vale quello che vale. Una roba da orecchianti colti tutt’al più. E però una cosa la dice. E cioè che nella classifica dell’immaginario dei moderni, immaginario di massa di cui gli orecchianti colti sono la punta dell’iceberg, Karl Marx è il filosofo che rimane più impresso. Il che accade non per la ragione qui addotta da un grande storico come Hobsbawm, che risente in qualche modo di un marxismo di maniera. Non per il fatto Marx voleva «trasformare il mondo invece di comprenderlo astrattamente». In fondo questo argomento poteva star bene anche a uno come Gentile, uno di quelli come scrive Hobsbawm per il quale la filosofia era esercizio speculativo del pensiero sul pensiero, e che nella generica «praxis» scorgeva non a caso un principio dialettico-speculativo! Al contrario. Marx resta come filosofo proprio perché elaborò categorie adeguate a descrivere il mondo. Lavoro, capitale, merce, essere sociale che spiega la coscienza, astrazione e fantasmagoria del denaro che risucchia il vivente. Inversione del rapporto tra uomini in rapporti tra cose. E poi ancora: innovazioni della tecnica e del capitale finanziario. Le une a spremere lavoro produttivo, l’altro a distruggerlo, nell’alternanza dei cicli del mercato globale, tra sottoconsumo e sovrapproduzione. Inoltre: Implemento delle macchine e creazione dell’esercito di riserva dei «flessibili» su scala transnazionale. Sì, Karl Marx mostrò il suo forte esattamente nel descrivere il mondo, e non nel trasformarlo. Che anzi, influssi benefici a parte, sul secondo versante fu non poco fallace! Se si pensa alla sua nozione di democrazia comunarda e di dittatura proletaria, che un nesso con certi fallimenti lo ebbe eccome. Insomma Marx capì molto del Moderno. E in molti oggi lo han capito e lo sanno.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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