mercoledì 13 luglio 2005

Pietro Ingrao alla Festa dell'Unità di Roma

Corriere della Sera 13.7.05
LA PRESENTAZIONE
Le lettere di Ingrao
Bertinotti: imbarazzato quando scelse il Prc
Alessandro Capponi

ROMA - C’è un gesto semplice di Bertinotti, quando il vento si alza: porge la giacca a Ingrao e, lentamente, gliela infila. Come un figlio a un padre, se è vero che Pietro Ingrao, come dice Bettini, è «l’uomo più rappresentativo della sinistra e uno dei più rappresentativi della democrazia». Forse è per questo che alla presentazione del libro scritto dai due, Una lettera di Pietro Ingrao con una risposta di Goffredo Bettini, la festa dell’Unità di Roma, alle otto della sera, si riempie, persone di tutte le età: docenti, politici, una donna che culla un bimbo, ragazzi abbracciati. Quando prende la parola proprio Ingrao - partigiano, deputato dal 1948 al ’92, tra il ’76 e il ’79 presidente della Camera - non c’è più brusio, neanche uno che parli. «Alla fine della guerra, credevo avessimo conquistato la pace. Adesso non so se ciò che accadde sta per tornare. Posso dirvi solo: lottate, lottiamo». È un libro «piccolo e intenso», dice Bertinotti. Ricorda quando seppe che Ingrao aveva scelto Rifondazione: «Ero in imbarazzo, come un prete che tra i fedeli si ritrovi il Papa». E c’è molta emozione quando Veltroni parla «della speranza negli occhi di Ingrao» e Bettini spiega perché, a differenza «di questi leader del due per cento che sbraitano», lui ha scelto di rimanere dietro le quinte, «meglio essere l’anima di qualcosa di buono». In fondo, come dice Bertinotti, si tratta delle «lezioni di Ingrao». Alcune, sono in questo libro. Un carteggio privato che adesso è pubblico. Non solo per ingraiani, «che poi - dice Bertinotti - non si sapeva mai dove fossero». Del resto lui, Ingrao, l’ha sempre detto chiaramente: «Io? Certo non sono ingraiano».

l'Unità 13 Luglio 2005
IL LIBRO
Bertinotti e Veltroni presentano «Una lettera di Pietro Ingrao. Con una risposta di Goffredo Bettini»: ribelle e maestro di vita
Ingrao: «La politica? È il luogo dove si difendono gli oppressi»
di Emanuele Isonio

Un ribelle contro le insopportabili sofferenze degli oppressi. Un uomo che, cresciuto in un’epoca drammatica, è riuscito a coltivare la profonda speranza di un futuro migliore. Un politico che nei suoi interventi riesce a stabilire una comunicazione intima con la piazza, a trasmettere, idee, riflessioni e forza in chi lo ascolta. Tutto questo è Pietro Ingrao, dipinto nelle descrizioni di Fausto Bertinotti e Walter Veltroni.
Un ritratto sentito, a tratti commosso, fatto alla Festa dell’Unità, davanti a tanta gente, che ha acclamato a gran voce lo storico esponente comunista. Una folla persino inattesa in un tardo pomeriggio di un giorno feriale, «probabilmente attirata - come osserva la moderatrice Maria Latella - da chi conosce il peso delle parole e non le usa superficialmente».
Occasione per tanti elogi, la presentazione del libro «Una lettera di Pietro Ingrao. Con una risposta di Goffredo Bettini». Una raccolta di una breve corrispondenza privata, nata da un’epistola inviata nel 1992 dall’ex presidente della Camera, nella quale spiega i motivi della sua scelta di non fare più il deputato. E proseguita alternando temi alti, dall’importanza della Politica ai fattori che ancora possono far sperare realisticamente in una società più giusta, a confessioni più personali («Sono diventato ingraiano - ricorda Bettini - quando ho sentito Pietro dire, rivolto a contadini e braccianti, “Ora non siete più soli”»).
Proprio la vita dell’anziano leader della sinistra italiana ha dato lo spunto per ragionare sugli obiettivi che si pone, o dovrebbe porsi, chi oggi decide di impegarsi in politica.
Ancora una volta, le riflessioni partono da una frase della lettera di Ingrao, contenuta nel libro: «La politica è il luogo ideale dove si difendono gli umili e gli oppressi». Una sofferenza, la loro, che «confesso di sentire penosamente, perchè pesa a me. Mi dà fastidio, mi fa star male. In questo senso - spiega Ingrao - la politica non è un agire per gli altri ma un agire per me».
Per il segretario di Rifondazione comunista, quello di Ingrao è un «meraviglioso e legittimo egoismo», che nasce in tutti coloro che sentono come insopportabili le ingiustizie umane e trovano il coraggio di impegnarsi per gli altri. «L’esperienza e i percorsi di Pietro - ha sottolineato Bertinotti - dimostrano l’esigenza di cambiare l’attuale modo di fare politica». Un concetto ripreso dal sindaco di Roma, facendo riferimento alla difficile situazione italiana e al drammatico contesto internazionale: «Quando si è nel gorgo, nel pieno di un problema, occorre avere la forza di trovare gli strumenti per uscirne. Questo strumento è la Politica. Governare cioè le conflittualità e saper dare una risposta alle esigenze di tutti».
Infine, un messaggio indiretto ai vertici e agli elettori dell’Unione, quasi un manifesto programmatico: «Per animare la nostra attività di governo, non dobbiamo aver paura dei nostri valori nè di fare una politica grande. Bisogna aver timore solo di una politica piccola, schiacciata dai giochi di potere e dagli interessi personali».