giovedì 26 giugno 2003

buona volontà...

Corriere della Sera 26.6.03
«La bravata è indice di malessere»

MILANO - Bravate che si trasformano in violenti gesti di distruzione, ma anche vetri e banchi rotti per gioco. Il catalogo dei vandalismi è ampio ed eterogeneo, ma che cosa spinge uno studente ad accanirsi contro la scuola che lo ospita? «Le cause sono diverse - spiega Alfio Maggiolini, docente di Psicologia dell'adolescenza all'Università Bicocca e coordinatore dell'équipe psicologica del Centro giustizia minorile di Milano -. A mio parere, sono due però i fattori che caratterizzano le situazioni più a rischio. Da una parte, accadono maggiori atti vandalici dove c'è scarsa cura della struttura scolastica da parte degli stessi adulti. Basta poco, infatti, per innescare un circolo vizioso. Un ritardo nel sostituire una porta rotta o la trascuratezza nella pulizia e nel decoro dell'edificio possono trasformarsi in un messaggio di scarso rispetto verso la scuola, immediatamente recepito dall'adolescente».
L’altra causa scatenante, secondo lo psicologo, è la carenza di comunicazione tra gli studenti e i professori. «In alcune scuole - precisa Maggiolini - i ragazzi hanno poche possibilità di esprimersi. Allora il gesto di trasgressione è il modo di gridare una protesta verso un luogo dove non si è a proprio agio, un luogo dove non si riesce ad esprimere la propria voce».
Emblematico il caso di una classe di un istituto superiore, dove i ragazzi avevano scavato per mesi un buco nel muro, come in un'ipotetica prigione. Un senso di disagio ed esclusione vissuto anche dagli ex studenti, spesso responsabili di incursioni notturne e danneggiamenti verso la scuola che non li accoglie più.
E allora che cosa fare? «Anche una maggiore sorveglianza può senza dubbio servire - conclude l'educatore -, ma occorre soprattutto che la scuola diventi un luogo di scambio e dialogo tra docenti e studenti, dove la crescita culturale sia legata a doppio filo a quella umana».